“Diversità sessuale e Chiesa Cattolica”. Se ne è discusso in una università Gesuita statunitense
Articolo di Alice Popovici tratto dal The National Catholic Reporter (Stati Uniti), 7 dicembre 2011, liberamente tradotto da Jessica
Verso la fine di ottobre (2011), nello stesso giorno in cui una tempesta di neve fuori stagione, descritta da alcuni come “epica” e “storica”, ha infranto tutti i record meteorologici degli ultimi 200 anni e ha quasi spazzato via parte del nord – est (degli Stati uniti), è accaduto anche qualcos’altro senza precedenti: una università Cattolica ha ospitato una discussione formale della durata di un giorno sul tema dell’omosessualità dentro le comunità di suore e sacerdoti.
Per i quasi cento teologi, membri del clero, donne religiose, studenti e altri coraggiosi che hanno osato sfidare la neve il 29 di ottobre (2011) per partecipare alla conferenza “La cura delle Anime: Diversità sessuale, Celibato e Ministero” tenutasi all’Università Gesuita di Fairfield, la giornata si è rivelata densa di storia, storie e piena di quesiti.
La conferenza era la conclusione di una serie di dialoghi, divisa in quattro parti, dal titolo “Più che un monologo: Diversità sessuale e la Chiesa Cattolica”. Lo scopo era di confrontarsi sul tema delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali e dei transessuali all’interno della Chiesa Cattolica.
“Purtroppo, ogni discorso relativo al Cattolicesimo, alla sessualità e al potere clericale è così vessato e scandaloso che non posso iniziare la riflessione senza sottolineare tre aspetti così da evitare fraintendimenti”, ha detto il primo relatore, Mark Jordan, professore di teologia all’Università per la Teologia di Harvard.
“Primo, vi vado a parlare della configurazione dei poteri interni al sistema ecclesiale in relazione alla sessualità, non delle singole esistenze individuali di chi vive sotto queste organizzazioni.
Ovviamente è possibile mirare ad una vita cristiana fatta di amore incondizionato, di testimoni veri e di grazia impersonificata sotto l’attuale sistema del potere Romano,” ha continuato Jordan.
“Secondo, io voglio parlare di questo potere clericale dal punto di vista dell’omosessualità. Con questo non intendo insinuare nulla a proposito di atti sessuali, reali o inventati, di coloro che fanno parte di tale potere,” ha proseguito. “Questo tipo di clero mi sembra l’oggetto, e lo strumento, di un aspro desiderio, del desiderio.”
“Terzo ed ultimo, io vi parlerò della configurazione del potere omosessuale nel clero Romano Cattolico in particolari luoghi e tempi. Penso ci siano delle reiterazioni attraverso la storia della Chiesa, e ci sono marcate corrispondenze strutturali nella cultura ecclesiastica in tali momenti.
Se noi non conosciamo nulla della Chiesa Cattolica, però, non ci significano nulla. È una rete complessa costruita di migliaia di comunità diverse.”
Prima di cominciare la discussione a proposito del potere e della Chiesa Cattolica, Jordan ha tracciato la storia ecclesiale in relazione all’omosessualità negli ultimi decenni. Una storia che è servita da sfondo e contesto per ciò che è stato detto in seguito.
Sr. Jeannine Gramick del Ministero delle nuove vie del Maryland ha parlato a proposito del ruolo dell’organizzazione nella discussione della questione omosessuale all’interno della Chiesa Cattolica, cominciando dagli anni ’70 del secolo scorso, concentrandosi in particolare sul proprio lavoro di supporto delle suore lesbiche.
Dopo aver riflettuto sui precedenti 40 anni di storia ed averne discusso, Gramick ha rivelato che ha potuto constatare l’esistenza di tre temi centrali: celibato, identità sessuale e “coming out.”
“Nei primi 20 anni, quindi tra gli anni ’70 e gli anni ’80, il problema principale che le religiose si trovavano ad affrontare era quello dell’identità sessuale,” ha detto Sr. Jeannine. “La gente si chiedeva come si potesse arrivare a sapere di essere lesbiche. Nei 20 anni che seguirono, la questione predominante diventò il coming out.”
“In tutto questo tempo, comunque, molta enfasi venne posta sul voto del celibato. La domanda importante da porre era come le sorelle, omosessuali o eterosessuali che fossero, potessero vivere il loro celibato nel giusto modo.”
Seguendo le dettagliate analisi di Sr. Jeannine un terzo relatore, Jamie Manson, che insegna religione all’Università di Fairfield e scrive sul Nationa Catholic Reporter, è intervenuto con senso dello humor: “Io sono fermamente convinto che, se fossi nato negli anni ’40 invece che negli anni ’70, oggi sarei una suora lesbica.
E avrei risposto di non essere una suora semplicemente per evitare di dover affrontare la vita matrimoniale con un uomo, ma perché ho ricevuto una chiamata a testimoniare con passione il Vangelo; chiamata che effettivamente ho percepito. Tuttavia il fatto di riuscire a schivare il matrimonio non mi sarebbe dispiaciuto, anzi.”
Manson ha detto che c’è differenza tra l’esperienza Cattolica dei gay e delle lesbiche.
“Per le lesbiche l’essere Cattoliche le influenza più del loro orientamento sessuale; concerne la loro anatomia stessa. Vietando alle donne di servire come sacerdoti, la gerarchia pare voler dire (con una sorta di cosmica insolenza), semplicemente che Dio non interagisce con i propri sacramenti attraverso il corpo femminile.
Per la maggior parte delle lesbiche e delle eterosessuali, questo conduce ad un sentimento di isolamento e impotenza. Non riesco a descrivere nella giusta maniera quanto sia corrosivo allo spirito non aver mai visto una donna vestire una stola, stare dietro un altare, alzare il pane ed il vino, immergere le sue mani nell’acqua della fonte battesimale, passare sotto la porta principale di un confessionale.”
“Se sei una lesbica,” ha proseguito Manson. “sei in doppio conflitto con la Chiesa. Sei estranea ad essa per il tuo corpo e per come esso reagisce al desiderio e all’amore.”
La conferenza, che ha incluso una discussione sulla possibilità di un futuro approfondimento dell’argomento, è stata caratterizzata anche dalle considerazioni di Elizabeth Dreyer, professoressa di religione alla Fairfield; Fr. Donald Cozzens, scrittore dell’Università John Carroll; Gerard Jacobitz, professore di religione all’Università St. Joseph di Philadelphia.
In conclusione Paul Lakeland, professore di religione Cattolica alla Fairfield e uno degli organizzatori della serie di conferenze, ha detto che era felice di come si fosse svolto il proprio programma e della cooperazione delle quattro scuole ospiti.
Le conferenze precedenti, infatti, si erano tenute all’Università Fordham e all’Union Theological Seminary di New York e all’università di Teologia di Yale a New Haven, Connecticut.
“Molti gay, lesbiche e eterosessuali, Cattolici e non Cattolici ma soprattutto Cattolici, si sono trovati insieme per quattro settimane e hanno parlato di temi che la Chiesa, intesa come l’istituzione, non avrebbe voluto venissero trattati, ma il cielo non è caduto.” ha detto Lakeland.
“Penso che noi ci siamo mostrati un pochino più saggi e spero che, partendo da qui, avremo anche un po’ più di speranza.”
Testo originale: Homosexuality among church leaders discussed at Jesuit university event