Don Mazzi: ‘Non si possono negare i sacramenti ai diversi’
Riflessioni di don Antonio Mazzi tratte dal settimanale Gente del 23 febbraio 2010
Mai come di questi tempi le cose della Chiesa vengono esibite, commentate, enfatizzate, distorte. Il periodo è intricato e difficile per tutti. La religione e la fede per secoli si sono abbinate senza contrasti e polemiche.
L’arrivo di altre religioni, la fatica di vivere quanto proclamiamo, la banalità riportata ai vertici della quotidianità e rinforzata dai mass media, ha posto sul tavolo situazioni pudicamente custodite e sussurrate nei cortili delle cascine.
Non sono nati ieri i transessuali, le lesbiche, gli omosessuali, i matrimoni disonesti, gli amori scavalcati da avventure o da impazienze poco virtuose. Però fino a ieri non comparivano sui giornali, i vescovi non ne parlavano in Tv e la gente non ne faceva un problema.
Già altre volte abbiamo trattato temi così delicati e per i quali va data attenzione, rispetto, senza sottovalutare la coerenza della dottrina. Le dottrine, però, a fronte della storia degli uomini, quasi sempre diventano letti di locuste.
Cristo, nel Vangelo, quando disse ai suoi ‘E il sabato al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio del sabato’, voleva far capire quanto la legge di allora potesse essere più peso che ala.
Perciò l’ennesimo caso di un Vescovo che sbarra la strada dei sacramenti ai transessuali aggiunge solo una pagina alle altre numerose pagine dolorose e difficili da risolvere. Riguardano gli omosessuali, i divorziati, i disabili (non dimentichiamo che alcuni parroci non danno la comunione ai cosiddetti handicappati!).
Tutto quanto non è ‘normalità” apre a obiezioni e a soluzioni dispari. C’è una Chiesa che antepone, senza nessuna discussione, la verità alla legge, alla vita e alla storia individuale.
Abbiamo molta strada da compiere noi che viviamo nella chiesa istituzionale e i fedeli “atipici” che fanno richieste non sempre maturate con umiltà e preghiera.
Chi lavora in frontiera e alle periferie delle istituzioni ecclesiastiche, obbligato dal dolore a rispettare più le storie che le leggi, è quasi sempre impotente e corre il rischio di doversi accontentare di “piangere con chi piange’.
Sono il primo a capire quanto siano “nuove” alcune richieste. Il mondo è cambiato. Il popolo viene da una tradizione religiosa più legata alle formule, alle cerimonie, ai sacramenti.
Tempi nuovi esigono, invece, riflessioni evangeliche più radicate alla catechesi che ai sacramenti e coscienze più addestrate alla vita interiore che alla religiosità esteriore.
Mi spaventano le parole chiave che le ultime situazioni degli uomini ci obbligano ad abbinare, forse per la prima volta. Le parole sono: perdono, accoglienza, misericordia, fede, coerenza, verità, pratiche religiose, comandamenti.