Dopo 25 anni insieme come coppia gay finalmente sposi
Articolo Giuseppe Buffa pubblicato su la Stampa il 5 agosto 2016
Si conoscono dall’89, vivono insieme da 25 anni. E domenica si sposano, diventando la prima coppia di fatto biellese del post-Cirinnà. La cerimonia è alle 11, in Comune a Mottalciata. Renato Gibba e Denis Richarme non si chiameranno mai marito e marito: va bene «compagni».
Ma attendevano da un pezzo questo giorno: Renato, 57 anni, è molto conosciuto in provincia, per essere stato sindacalista in ospedale e poi alla Cgil. Ora è al patronato Inca regionale, a Torino. Il suo partner, 52 anni, di origine francese, lavora alla direzione del personale della coop Anteo. Non hanno tenuto nascoste le nozze. E per scelta: «Volevamo rompere il silenzio – spiega Renato -: far sapere che nel Biellese due uomini possono vivere insieme, e regolarizzare il loro rapporto attraverso l’unione civile».
A TEMPO DI RECORD
Loro vivono a Ronco, ma li sposerà il vicesindaco di Mottalciata Giancarlo Poli, che si sarebbe offeso se avessero fatto la cerimonia altrove: «Conosco Giancarlo da quando avevo 18 anni – conferma Gibba -, e ha voluto a tutti i costi celebrare lui la funzione». Il regolamento sulle unioni civili è uscito il 28 luglio. A tempo di record, Renato e Denis hanno fatto tutte le pratiche: la domanda, la mini-istruttoria per appurare che nessuno dei due fosse già maritato. E poi la scelta della data.
Il loro rapporto è collaudato, ma mancava il sigillo formale: «Penso soprattutto agli aspetti pratici – dice Renato -: abbiamo comprato una casa insieme, ma se uno dei due morisse lascerebbe all’altro solo il mutuo da pagare. E non, ad esempio, la pensione di reversibilità. Con l’unione civile questo sarà un problema risolto. Saremo esattamente come marito e moglie. E di questo ringrazio tutte le persone che in Parlamento hanno votato la legge».
È successo che Denis, che non ha familiari a Biella, sia dovuto andare in ospedale, e quando Renato spiegava di essere il compagno, gli domandavano subito se non c’era «un parente». Da domenica non accadrà più. E la coppia spera che il matrimonio serva a lanciare un messaggio: «Si può vivere da gay nel Biellese, ci si può anche sposare. E venire accettati da tutti». Renato lamenta il «silenzio» che c’è in provincia, sul tema degli omosessuali.
Ma non si piange addosso: «Non mi sono mai sentito discriminato, o penalizzato per essere gay. Nessun episodio di intolleranza. Con Denis abbiamo vissuto prima al Villaggio e poi a Pavignano: tutti sapevano che eravamo una coppia, e ci trattavano bene. Soprattutto le persone anziane». Poi certo, in ospedale, quando Gibba era sindacalista, capitava di trovare bigliettini con scritto «Cgil uguale froci». «Ma ciò non mi ha mai fatto sentire una vittima – spiega -. Basta essere leggermente “diverso” e finisci nel mirino di qualcuno. Questo vale anche per gli stranieri, per le donne, per chi ha un difetto fisico».
CINQUANTA INVITATI
Al matrimonio, domenica, ci sarà anche una delegazione dell’Agedo, l’associazione dei genitori di figli gay. Quelli che anni fa, curiosi e un po’ spiazzati, andavano a casa di Renato e Denis per vedere «come vivono due uomini».Risposta: come una coppia qualsiasi. È quello che hanno imparato presto anche i genitori di Gibba, la cui madre, di 86 anni, domenica sarà alla cerimonia. Gli invitati saranno una cinquantina. Poi, a settembre, una festa bis per chi era in ferie, e non ha potuto andare alle nozze.