Dopo il suicidio di Matteo siamo tutti omosessuali
Articolo di Pietro Calabrese tratto da Panorama.it del 13 Aprile 2007
Matteo era un ragazzo beneducato. Su questo concordano tutte le testimonianze. Era anche gentile, sensibile, intelligente, amava leggere, scriveva in maniera eccellente e aveva più amici tra le donne che tra i coetanei maschi.
Ma, soprattutto, era un adolescente beneducato. E tanto è bastato ai compagni di scuola per farne un “diverso”. Nel senso per lui più devastante, cioè un gay.
Matteo, 15 anni, figlio di genitori separati malamente, padre italiano e madre filippina che non si parlano da anni, non ha resistito alla vergogna del “diverso” e s’è gettato dal quarto piano ammazzandosi. Le cronache ci dicono che adesso s’è aperta un’inchiesta giudiziaria e che saranno sentiti i compagni di scuola, a partire da quei quattro maschi che con Matteo dividevano i banchi, e che sono diventati le altre vittime di questa vicenda. Vedremo come finirà, ma dubito che si arriverà a qualcosa di concreto. Vedrete, tutto si fermerà al solito pistolotto moralista.
Qualche settimana fa, in tutt’altro contesto, il commissario tecnico della nazionale Roberto Donadoni, stufo di certe critiche, era sbottato con i giornalisti dicendo: “Cari signori, il fatto che io sia beneducato non significa che non ho palle”. La colpa del ct era quella di non strillare, di non battere i pugni sul tavolo, di non mandare a quel paese i cronisti o di non usare un linguaggio televisivo nel riferirsi a questo o a quell’altro suo interlocutore a seconda della bisogna.
Evidentemente i toni pacati e riflessivi di Donadoni avevano fatto supporre che l’ex calciatore fosse dotato di pochi attributi o, peggio, ne mancasse del tutto. Colpa grave nel suo mondo, nel nostro mondo.
Così, in due modi assolutamente differenti, abbiamo appreso che all’inizio del Terzo millennio la buona educazione, la cortesia e la pacatezza dei toni sono valori capovolti rispetto a quelli che ci avevano insegnato nel millennio appena passato. La categoria del “diverso” ha oggi una nuova casella e con essa hanno dovuto fare i conti Matteo, in maniera tragica, e Donadoni, in forme per fortuna solo picaresche.
Caro Matteo, so che ora non serve a nulla ed è anche facile dirlo, ma pensando al tuo destino posso solo parafrasare una bellissima frase che John Kennedy pronunciò in un suo celebre discorso davanti al Muro di Berlino: siamo tutti gay.