Dove è lo scandalo nell’accoglienza delle persone omosessuali?
Riflessioni di Andrea Babini
C’è una cosa che continuo a non capire: va bene, non siamo tutti uguali, per cui quello che costituisce problema per uno non è detto che lo sia per un altro, e viceversa.
Ma non mi spiego comunque perché, in un mondo che ormai (e lo dico con rammarico, sia ben chiaro) non si meraviglia più di niente, in un Paese come il nostro in cui sembra che anche le più grandi porcate suscitino lo scandalo solo di qualche intellettuale, in cui la stragrande maggioranza delle persone è affetta da apatia e ignavìa, sembra che l’unica cosa capace di creare scandalo sia la “condizione” o (addirittura!) l’unione omosessuale.
Tanto che anche chi si interessa o spende le proprie energie per il riconoscimento della dignità morale e civile delle persone gay e lesbiche (o diversamente pervertite…) si preoccupa al tempo stesso che queste persone “non diano scandalo”. “Dobbiamo cercare di formare le nostre comunità a recepire in modo cristianamente degno coloro che vivono questa condizione”, “è in via di elaborazione la creazione di un vademecum con cui si portano avanti indicazioni e suggerimenti di comportamenti per le comunità che abbiano di fronte a sé degli omosessuali”.
Tutto questo assomiglia sempre di più a un teatro dell’assurdo, in cui chi dovrebbe essere accolto per essere accolto deve prima sforzarsi di accogliere e di farsi accogliere perché se no accoglie e non si fa accogliere, chi lo dovrebbe accogliere non sa come farlo visto che non l’ha mai fatto né probabilmente ha la minima intenzione di farlo.
Fino a quando ci sarà qualcuno che ha bisogno di scrivere vademecum, ci sarà qualcun altro che avrà bisogno di leggere il vademecum per sapere come si fa, evitando il gravoso compito di pensare e scegliere con la propria testa. Fino a che qualcuno darà il proprio riconoscimento a qualcun altro solo perché gli è stato detto di farlo, questo qualcun altro non sarà mai riconosciuto come “uno che è fatto in un certo modo” e basta, ma solo come “uno che mi è stato detto di riconoscere perché altrimenti chissà cosa succede, ma tanto in fondo basta che non mi dia fastidio”. Eccetera eccetera.
Sarebbe carino se un giorno qualcuno al posto del vademecum organizzasse un bell’incontro fra chi è “fatto in un certo modo” (e non parlo solo del gay) e “chi è fatto in un altro modo”, dando loro la possibilità di parlarsi e magari questo incontro non farlo in parrocchia o in Comune, ma in casa, in tante case, non una volta, ma tante volte. Forse…