E’ tempo di ripensare la religione per accogliere le persone LGBT
Articolo della rabbina Mychal Copeland* pubblicate sul Huffington Post (Stati Uniti) il 26 febbraio 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Nonostante il lancio (negli Stati Uniti) della campagna (per limitare alcuni diritti delle persone LGBT), gli Americani di qualsiasi confessione religiosa si oppongono alla limitazione della libertà per le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender. Mentre Marco Rubio dichiara che “i credenti… sono spinti al peccato nei loro comportamenti lavorativi dal governo” e Ted Cruz definisce il 2016 come “le elezioni della libertà religiosa”. Le statistiche mostrano una relazione molto più complessa tra religione, Americani e problematiche LGBT. Una maggioranza di Americani – di tutte le confessioni – crede che la gente non dovrebbe essere licenziata dal posto di lavoro, privata della casa o impedita ad abitarci semplicemente perché LGBT.
Mentre più del 50% dei protestanti evangelicali bianchi e dei mormoni sono a favore delle leggi sull’obiezione di coscienza che permettono di rifiutarsi di fornire beni e servizi coppie gay o lesbiche, tutti gli altri gruppi religiosi americani – inclusi cattolici, testimoni di Geova e musulmani – vi si oppongono. Inoltre, la maggioranza di ogni gruppo religioso americano – inclusi protestanti evangelicali bianchi e mormoni – appoggerebbe una legge che protegga le persone LGBT dalle discriminazioni sul lavoro e per l’assegnazione di alloggi popolari.
Il Public Religion Research Institute, forte di 42.000 interviste fatte nel 2015, ha pubblicato un recente rapporto che mostra che anche all’interno delle confessioni religiose che si oppongono al matrimonio gay, la maggioranza è a favore di una protezione legale per le persone LGBT e non crede che i piccoli imprenditori dovrebbero rifiutare, su basi religiose, prodotti o servizi a gay e lesbiche. La maggioranza degli Americani (53%), anche dove la propria religione è contraria al matrimonio omosessuale, è d’accordo con questa idea.
L’indagine arriva in concomitanza di una sfilza di leggi anti-LGBT sulla base dell’obiezione di coscienza, proposte a livello statale, che permetterebbero di rifiutare beni e servizi alle persone LGBT ed annullerebbe la capacità dei governi locali di proteggere gay e lesbiche, sia residenti che di passaggio, con ordinanze antidiscriminatorie.
L’anno scorso, sulla scena nazionale, il conservatore American Principles Project ha avvicinato tutto i candidati alla presidenza per approvare il First Amendment Defense Act (FADA), nella speranza che promettessero di sostenere la prposta di legge durante i loro primi cento giorni alla Casa Bianca e permettere così, secondo l’ACLU, “agli impiegati governativi di discriminare i coniugi omosessuali e le loro famiglie; gli impiegati federali potranno infatti rifiutare il rimborso delle tasse, l’applicazione dei visti o gli assegni della previdenza sociale a tutte le coppie gay sposate e permettere la discriminazione, negando ai propri impiegati omosessuali di prendersi cura del loro coniuge malato, in violazione della legge”.
Questo non riguarda solo le persone LGBT: infatti, la legge potrebbe permettere ai proprietari di rifiutare, per motivi religiosi, l’affitto di una casa ad una madre single, dato che l’atto sessuale deve compiersi soltanto all’interno del matrimonio. Sei dei candidati repubblicani si sono impegnati a sostenere la proposta e altri tre hanno approvato idee simili. Nessun candidato repubblicano si è opposto ufficialmente alla proposta di legge.
Ma i risultati del Public Religion Research Institute rivelano che non è più possibile fare previsioni alla cieca sul fatto che persone affiliate ad una determinata confessione religiosa diano il loro appoggio a leggi che legalizzino la discriminazione contro le persone e le famiglie LGBT. Se il 73% dei cattolici, il 72% dei mormoni e il 57% dei protestanti evangelicali bianchi appoggia leggi antidiscriminatorie nei confronti delle persone LGBT, iniziamo ad avere un quadro molto più complesso delle religioni americane.
I numeri smontano certi miti profondamente radicati sulla religione e sui credenti. Primo: nessuna tradizione religiosa è monolitica. In ogni confessione esiste una vasta gamma di credenze e di pratiche e, senza dubbio, tutte le tradizioni religiose americane ha intrapreso una lotta per l’inclusione delle persone LGBT.
Secondo: i numeri del Public Religion Research Institute sfidano il concetto, esagerato, che tutte le religioni sono, o dovrebbero essere, esenti da cambiamento e senza tempo e non influenzate da quello che le circonda. Anche se queste statistiche riflettono solo un cambiamento dei laici, e non delle gerarchie, esse confermano comunque la teoria del cambiamento, per quanto lento, delle tradizioni religiose.
Un vescovo episcopaliano, Gene Robinson, scrive in Struggling in Good Faith: LGBTQI Inclusion from 13 American Religious Perspectives (Lottare in buona fede: l’inclusione LGBTQI da 13 punti di vista di varie confessioni americane): “Molte persone vi diranno che le religioni custodiscono e preservano l’immutabile, le verità eterne. Hanno torto”. Se una religione ha passato l’esame del tempo è perché i suoi fautori hanno lottato con nuove idee e hanno trovato il modo di incorporarle. Infatti, il confrontarsi con e introiettare i cambiamenti è cosa comune in molte religioni. Questo tipo di evoluzione accade in modi e tempi diversi nelle varie tradizioni. In alcune non sono la dottrina e l’ideologia che cambiano e i fedeli che seguono, ma il contrario. Un lento e sottile cambiamento nell’atteggiamento è seguito da (o è in concorrenza con) nuovi ed espansivi approcci nella teologia, nell’ideologia, nell’interpretazione scritturale e, forse anche, col tempo, dal cambiamento della dottrina.
Terzo, l’ipotesi prevalente è che i singoli individui aderiranno alla dottrina anti-LGBT sopra ogni altro ideale religioso. Sempre più leader religiosi e laici stanno facendo tesoro di principii di fede come compassione, amore, dignità e accoglienza, a dispetto di ogni legge religiosa che afferma il contrario. Anche dove, nelle Scritture, esistono proibizioni riguardo le relazioni o l’attività omosessuale, c’è una richiesta di compassione e sostegno dei diritti individuali. Molti Americani ora sanno che esistono le persone LGBT e vedono questo acronimo non più come un insieme di etichette da appiccicare a qualcuno, ma come il volto di qualcuno che amano, con cui lavorano, di qualcuno che ha lottato. È più probabile che questi Americani vedano queste persone come qualcuno che dovrebbe poter affittare un appartamento, tenersi un lavoro e magari sposare chi ama.
* La rabbina Mychal Copeland lavora con gruppi ecumenici ed ebraici all’incrocio delle identità LGBTQI e delle fedi religiose.
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Testo originale: It’s Time to Rethink Religion vs. LGBT