Famiglie a colori. Il mio cammino di madre dopo il coming out di un figlio e l’incontro con papa Francesco
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Dialogo di Katya Parente con Mara Grassi, una madre e vice presidente de La Tenda di Gionata
Tra qualche giorno si terrà l’iniziativa “Famiglie a colori. L’amore fa una famiglia” di cui abbiamo già dato ampio conto nei giorni scorsi. Continuiamo questa serie di brevi interviste ospitando Mara Grassi, una madre de “la Tenda di Gionata” che, con la sua testimonianza di madre cattolica con un figlio gay, parteciperà al dibattito.
Con che spirito parteciperà a “Famiglie a colori. L’amore fa una famiglia”?
Ho accettato con gioia di partecipare a “Famiglie a colori” perché il maggiore dei miei quattro figli è gay. Questa scoperta è stata per me, inizialmente, fonte di grande sofferenza e di disorientamento. Per anni sono stata prigioniera dei miei preconcetti, delle mie paure e solo l’incontro con altri genitori che vivevano la mia stessa esperienza mi ha aiutato a superarli. Partecipo a questo evento per dare il mio piccolo contributo affinché tutti i figli siano accolti così come sono, con la loro propria capacità di amare e per riaffermare con forza che è l’amore che fa famiglia, come dice il titolo dell’ incontro.
Chi sono i destinatari della sua testimonianza?
Vorrei testimoniare questo soprattutto ai genitori credenti. La fonte principale della mia sofferenza era ritenere inconciliabile l’omosessualità di mio figlio con le norme morali della Chiesa, Chiesa di cui mi sento parte e in cui ho cresciuto i miei figli. In questo cammino con i genitori credenti mi sono resa conto che è possibile una Chiesa diversa che tutti accolga e ami. Prima viene la persona poi la legge. “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Mc 2,27). È necessario andare oltre le chiusure dottrinali del passato per fare in modo che l’amore diventi vita concreta per tutti. Il Catechismo stesso, come ci ha ricordato Papa Francesco il giorno dell’udienza, afferma “Le creature hanno un valore in se stesse e riflettono ognuna a modo suo, un raggio dell’ infinita sapienza e bontà di Dio” (n.339). Perché i nostri figli dovrebbero essere esclusi?
Cosa la spinge a impegnarsi pubblicamente e in prima persona?
Forse perché sono stata nel silenzio per troppo tempo. Lo devo a mio figlio che si è sentito “sbagliato” ai miei occhi e ha dovuto cambiare città dicendomi: “Mamma non riesco più a sopportare il dolore che vedo sul tuo volto”. Come ha scritto il nostro amico Antonio De Caro nel suo libro fresco di stampa “La violenza non appartiene a Dio”: “È importante trasformare il dolore di un tempo e la gioia di oggi in energia, impegno, speranza, tenacia, dignità. Per noi stessi e per gli altri”. La visibilità non solo è liberatoria, ma diventa dono e servizio per altri.
Come funziona “La Tenda di Gionata”?
“La Tenda di Gionata” è un’associazione cristiana formata da persone LGBT, dai loro familiari e dagli operatori pastorali che li accompagnano che si propone di favorire l’accoglienza, la formazione e l’informazione su fede e omosessualità. I soci hanno eletto un direttivo di cui faccio parte con mio marito Agostino, anzi, ne siamo vicepresidenti. È questo che mi ha portato davanti al Papa per consegnargli il libretto “Genitori fortunati” realizzato dalla Tenda. Il nostro ruolo vuole solo essere quello di metterci a servizio perché le nostre comunità cristiane, proprio come una tenda, sappiano spostare i paletti per far spazio a tutti, alle persone LGBT e a ogni persona colpita da discriminazione.
Ci può raccontare qualcosa della sua udienza con Papa Francesco?
È stato un momento molto intenso che non dimenticheremo. Non sapevamo che uno di noi avrebbe avuto la possibilità di incontrarlo, ci è stato comunicato solo quando siamo entrati nel cortile San Damaso. Le parole del nostro presidente Innocenzo Pontillo: “Mara, vai tu” e mi sono trovata davanti al Papa. Mi ha colpito il suo sorriso, il suo ascolto attento, la sua approvazione quando gli dicevo del cammino che vogliamo fare insieme alla Chiesa per la piena accoglienza dei nostri figli lgbt.
Poi le sue parole, il dono più bello: “Il Signore ama tutti i suoi figli perché sono tutti figli di Dio, così come sono”. Alle mie insistenze sulla Chiesa ha ribadito, scandendo bene le parole: “Ogni uomo e ogni donna sono figli di Dio e Dio li ama e la Chiesa deve amare ogni uomo e ogni donna”. Quanta gioia, quanta speranza nei nostri cuori. A tutto questo si è aggiunto un altro regalo bellissimo, il giorno dopo nostro figlio, da anni lontano dalla Chiesa, ci ha detto: “Sono molto orgoglioso di voi”.
Parole importanti quelle del Papa che, anche alla luce di quanto recentemente affermato sulle unioni civili, sappiamo non essere di circostanza. Forse per la maggior parte delle persone LGBT l’accoglienza da parte della Chiesa non è una priorità, ma per i credenti è molto importante e Francesco ci sta mostrando concretamente che, un passo alla volta, è davvero possibile.