Gianni Vattimo: “La Chiesa smetta di essere ossessionata dal sesso”
Intervista di Nicola Mirenzi a Gianni Vattimo pubblicata sull’Huffington Post il 7 ottobre 2015
Gianni Vattimo è un filosofo, un gay e “un cristiano credente più che mai” (non necessariamente in quest’ordine). Sta seguendo il dibattito sul Sinodo e l’omosessualità con abbastanza disincanto da scorgere una furbizia nel coming out di Krzysztof Olaf Charamsa, il monsignore che ha rivelato al mondo di essere gay, orgoglioso della sua condizione e di avere accanto un compagno: “Lo trovo meno simpatico di come vorrei. La sua uscita mi sembra molto calcolata, ha già parlato di un libro pronto e prossimo all’uscita: sento odore di mossa pubblicitaria”..
Ha fatto discutere tutto il mondo, però. Perché richiamare l’attenzione della Chiesa sul tema del celibato è fondamentale. Il problema non è tanto l’omofobia cattolica, ma la sessuofobia: si rende conto che razza di moralità sessuale la Chiesa continua a predicare? Giovanni Paolo II era contro l’uso dei preservati – che, in un mondo in cui c’è il virus dell’Aids, è come invitare all’assassinio di un sacco di gente.
Lei pensa – come Monsignor Charasma – che la castità sia “disumana”? No, è disumano essere soli. Io, quando da giovane cattolico lottavo per la castità, ero felice. E sono ancora convinto che – come fa una certa morale cattolica – porre limiti all’uso della sessualità sfrenata abbia le sue buone ragioni.
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Lei è stato giovane, omosessuale e cattolico. Come si è sentito? Sono stato nell’Azione cattolica sino alla laurea e tra i venti e i venticinque anni ho sofferto di problemi d’identità sessuale: temevo lo stigma dell’omosessuale così come è socialmente codificato. Ma non credo fosse colpa della Chiesa: era colpa della società in cui vivevo. Le dico la verità: a me la questione dell’omosessualità non sembra affatto centrale per il cattolicesimo. Mi sembra più assurdo obbligare all’astinenza sessuale.
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.Papa Francesco può cambiare le cose? Ha fiducia? Francesco mi ha riconciliato con tanti aspetti della Chiesa. È l’unico che potrebbe guidare un’Internazionale comunista, perché non è legato a nessuno stato, a nessun potere temporale. Potrebbe predicare un comunismo un po’ fantasmatico. Come il mio. Io, se non fossi cristiano, non sarei nemmeno comunista.
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Sui temi dei diritti, però, Francesco è piuttosto conservatore. Non è lui a essere conservatore: è la curia. Il suo problema è condurre gradualmente la Chiesa a una posizione diversa. Non so se punti addirittura a distruggerla, ma sicuramente è disponibile a un grande cambiamento. Sono addirittura spaventato dall’ipotesi che a un certo punto dichiari che tutto ciò su cui si regge il suo potere sia falso. È uno da cui ci si può aspettare di tutto.
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Lei approva l’idea della famiglia gay? Io penso sempre a cosa avrebbe detto Pasolini. E, secondo me, si sarebbe fatto beffe di quelli che vogliono fare una famiglia omosessuale. Certo, mi rendo conto che ci sono di mezzo i diritti individuali: due uomini fanno una vita insieme, uno muore e all’altro non è riconosciuto alcun diritto… Non è giusto. Sono convinto che per evitare abusi del genere bisogna regolare questi rapporti.
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Però? Però sul piano dell’esperienza personale l’idea della famiglia gay è un’assimilazione della diversità. È come se ci dicessero: “Volete essere gay? Bene, fate una famiglia, noi ve la riconosciamo e non rompete più i coglioni.
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E non le sembra un passo avanti? Al contrario, è una cosa molto conservatrice. Così l’esperienza dell’omosessualità viene riassorbita e integrata. Di più, in un momento in cui la famiglia fa acqua da tutte le parti, le poche famiglie stabili che conosco sono quelle gay. Dal punto di vista del loro star bene insieme sono ammirevoli: ma sono un elemento di stabilizzazione della società, un puntello dell’ordine.
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Per essere rivoluzionario – come promette l’immagine che Papa Francesco si è costruito (e che gli hanno costruito) – cosa dovrebbe fare in questo Sinodo? Dire che l’amore di Dio non c’entra nulla con l’istituzione della famiglia. La chiesa dovrebbe smettere di essere ossessionata dal sesso. Ci pensi: perché dal confessore la gente racconta le sue scopate, le orge, le notti con le puttane e non sente di essere colpevole per aver evaso le tasse?
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Forse perché considera “sacra” la famiglia e non il fisco? D’accordo, la tradizione del matrimonio non è da buttare via. Ma non è l’unico modo di vivere la sessualità. Di questo dovrebbe prendere atto Papa Francesco. San Paolo dice che senza carità la fede e la speranza sono vacue e pericolose. Io dico che lo sono altrettanto senza l’eros.