Gli Anglicani e Roma. Cosa bolle in pentola
La principale notizia ecumenica – o, come dicono alcuni, anti-ecumenica – dell’anno è arrivata il 20 ottobre, con un annuncio del Vaticano.
Bypassando quarant’anni di colloqui e negoziati fra gli Anglicani e i Cattolici Romani e senza curarsi dell’arcivescovo Rowan Williams, capo dei settanta milioni di membri della Comunione Anglicana, le autorità vaticane hanno annunciato che ci si stava preparando ad accogliere il clero Anglicano (Episcopale, negli Stati Uniti) attraverso la loro conversione al sacerdozio cattolico romano.
Cosa c’era dietro questa mossa? É difficile leggerla come un gesto positivo ecumenico – Papa Benedetto XVI ne ha compiuti alcuni – in quanto non revocavano o modificavano quanto dichiarato dal Papa nel 1896 e tuttora valido: le “ordinazioni” anglicane, sul piano sacramentale, sono “assolutamente nulle e totalmente prive di efficacia”.
Non più tardi dello scorso anno, il responsabile vaticano per l’ecumenismo e partner ecumenico degli Anglicani, il ” bravo ragazzo” Cardinale Walter Kasper, pur parlando gentilmente, ha impugnato un grosso bastone quando ha affermato che alcuni settori dell’Anglicanesimo avevano peggiorato le cose: voleva forse dire che adesso le ordinazioni anglicane sono assolutamente-assolutamente nulle e totalmente-totalmente prive di efficacia?
Il papa visiterà il Regno Unito il prossimo anno. Aspettate e vedrete. Cosa c’era in ballo? C’erano alcuni dettagli e irritazioni, che non avevano comunque provocato una svolta radicale, ma gli osservatori hanno convenuto che
a) l’ordinazione di una donna sacerdote e b) l’ordinazione di un vescovo e di vari sacerdoti gay sono stati i grandi scandali.
Nei bei vecchi tempi, le religioni cristiane si scontravano sulla Trinità, l’Incarnazione, la salvezza e i Sacramenti. Nella nostra epoca esse, con i media che le coprono, convergono ossessivamente su questioni di sesso e di genere, dove la contraccezione o l’aborto, le donne e i gay sono i problemi che innescano l’incendio.
Alcune mosse anglicane hanno da tempo alienato minoranze significative: quattro diocesi e alcune parrocchie al di fuori di esse sono uscite dalla Chiesa Episcopale degli Stati Uniti.
Essi hanno già cercato e trovato ciò che è legittimo ed è strategico ai loro occhi: la protezione offerta da Anglicani, in particolare africani, che anch’essi aborrono gay e donne preti.
Altri sacerdoti Episcopali sembravano maturi da raccogliere, e Roma ha fatto il raccolto, anche se la Chiesa Cattolica dovrà in questo modo accettare alcuni preti sposati, pur lasciando in esilio i preti sposati cresciuti al suo interno.
Quelli che pensano sempre male sospettano che l’iniziativa del Vaticano sia anche una mossa disperata per contribuire a risolvere la carenza di sacerdoti nella comunione romana. Alcuni Anglicani non del tutto convinti hanno articolato avvertimenti del tipo “non così in fretta!” oppure “non contate su di me”.
“C’è stata una Riforma, ricordate”, come ha osservato uno dei loro leader parlando a quelli che sapevano che essere accolti da Roma richiede di ingoiare molte cose sul piano dottrinale, anche contando su gesti che permetterebbero agli anglicani convertiti di conservare alcuni spazi di libertà liturgici e tradizionali.
I convertiti dovrebbero accettare l’infallibilità papale e, con essa, la dottrina infallibile (1950) dell’assunzione corporea della Beata Vergine ed altri insegnamenti, che a lungo hanno offeso i non-cattolici.
L’arcivescovo Rowan Williams, anche se imbarazzato per l’annuncio a sorpresa delle trattative dietro le sue spalle, è stato tipicamente “williamsiniano” e anglicano di vecchio stampo, dato che non ha reagito con rabbia, ma con pazienza.
La comunione anglicana per secoli ha aspirato a promuovere la “comprensione”, facendo il possibile per evitare l’eresia e lo scisma, ma in uno spirito di apertura. La visita del Papa il prossimo anno sarà l’occasione per idee e politiche nuove.
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