Hai paura a dirti lesbica e credente? Non sei sola, io sono con te!
Cara SorellAmica non dichiarata, recentemente sei stata presente nei miei pensieri e nelle mie preghiere anche più del solito e ci sono alcune cose che ti voglio dire, qualcosa tra noi due soltanto, da SorellAmica a SorellAmica.
Sai, la guida gay con il supplemento agenda gay in allegato. Comunque, l’ho letta dalla prima all’ultima pagina e sebbene ci siano alcuni requisiti che ci si aspetta da te in quanto lesbica, come l’indossare scarpe comode (con l’eccezione delle TranSorellAmiche) e il conoscere la discografia completa di Melissa Etheridge, non c’è scritto da nessuna parte che tu sei tenuta ad uscire allo scoperto dalla stanzetta in cui sei rinchiusa.
Da quel che mi hai detto per email, so che a volte ti ritrovi a lottare con l’idea che rimanere nascosta comprometta la tua integrità, ma l’integrità, il coraggio, o qualsiasi nobile virtù di questo genere, non dipende da quale lato della porta della stanzetta tu ti trovi.
Il fatto che queste stanze addirittura esistano rivela molte più cose di quel che manca ad un mondo e ad una Chiesa che le rende un’opzione preferibile per te, in quanto donna omosessuale, di quante non ne riveli di quel che manca a te.
Per favore, lascia perdere l’idea che sia la stanzetta a definirti. Non dice nulla di te. Tu sei nascosta in Cristo ed è Cristo che ti definisce.
Per quanto riguarda ciò che pensano gli altri, se ti senti da loro giudicata o spinta a rivelarti lascia che questo sia il loro problema, e non il tuo, perché nessuno può mai dire quando è arrivato il momento giusto per un’altra persona e nessuno, a meno che non abbia preso domicilio dentro la tua pelle, conosce tutti i fattori e le complicazioni della tua situazione.
Potresti essere il pastore d’una confessione che non accetta l’omosessualità. Potresti essere una ragazza o una giovane donna lesbica, bisex, trans o queer (LBTQ) che vive ancora a casa e dipende dai genitori per il sostegno economico agli studi.
Potresti essere una mamma sposata o una mamma divorziata che teme una terribile battaglia per la custodia del figlio, Potresti essere qualcuno che teme di perdere l’amore dei genitori o l’orgoglio di sé.
Potresti vivere in una parte di questo paese dove fare coming out potrebbe significare la perdita della tua carriera lavorativa, o metterti in una situazione d’insicurezza.
Potresti vivere in uno dei molti paesi dove l’omosessualità è un crimine punibile con il carcere, o in un paese che volge lo sguardo dall’altra parte quando le famiglie picchiano o uccidono un parente gay.
O potresti anche solo essere preoccupato e spaventato al pensiero di quanto doloroso potrebbe essere il coming out nella tua vita e di tutte le perdite e i cambiamenti che potrebbero seguirne. E se invece sei tu a giudicarti e a spingerti a fare coming out, ecco qui il suggerimento che ti offro gratuitamente.
Prenditi una pausa, e pensa a ciò di cui hai bisogno e che sei in grado di fare a questo punto della tua vita.
I queer continuano a rimanere nascosti nella loro stanzetta perché questa, almeno una volta nella vita, serve ad uno scopo utile.
Per alcuni di noi è un posto dove abitare mentre ci occupiamo della riconciliazione tra le nostri fedi e le nostre sessualità, senza che tutte le persone che fanno parte della nostra vita debbano per forza dire qualcosa al riguardo.
Per altri è il posto dove fare i preparativi in vista del momento in cui uscire allo scoperto, in futuro. Ed ancora, per altri la stanzetta è un luogo di protezione e auto-conservazione necessarie. Hai le tue ragioni per essere nascosta e non devi spiegarle o giustificarle a nessuno.
L’altro giorno stavo leggendo la storia di Lazzaro e di come non uscì dalla tomba finché Gesù non lo chiamò.
Era nel sepolcro, morto, e non c’è niente che sia più immutabile e privo di speranza di questo, e tuttavia, quando Gesù chiamò “Lazzaro, vieni fuori!”, Lazzaro sapeva chi era a chiamarlo e rispose uscendo incontro alla luce e ad una vita completamente nuova.
Voglio credere che per te sarà così; che verrà un giorno in cui sarai pronta ad uscire perché dentro di te, nel profondo, saprai che Gesù ti sta chiamando, o incoraggiando, o sussurrando “Vieni fuori. Ora è il tuo turno”.
Magari sarà una cosa ovvia, come quelle circostanze che appaiono improvvisamente nella vita e ti invitano ad aprire la porta.
Magari sarà soltanto il raggiungimento di un punto della tua vita in cui la stanzetta avrà smesso di esserti utile, quando il dolore di rimanere rinchiusa sembrerà uguale a quello che potenzialmente ti attenderà dall’altra parte della porta.
Quando questo succederà, allora t’incoraggerò, vieni fuori. Finché non succede, per favore, procedi con leggerezza nei tuoi confronti. Sei una figlia di Dio e il riflesso di Cristo brilla su di te. Sei l’amata, dopotutto. Sei coraggiosa e degna di stima, una donna d’integrità, fede e virtù.
Non dico queste parole perché sono belle da dire. Le dico perché ogni volta che leggo uno dei tuoi commenti, o diffondo una delle tue email, o leggo uno dei tuoi blog, queste appaiono evidenti in te, così come lo sono il tuo amore per Dio e il tuo desiderio di essere amabile ai suoi occhi; e, da buone fonti, so che lo sei.
Amabile. Molto amabile, davvero. Hai la parola di Dio su questo.
Quindi, da SorellAmica a SorellAmica, sono onorata di conoscerti, di essere con te e di accompagnarti fianco a fianco in questa parte del nostro cammino di fede, e se ti va e ti senti abbastanza sicura, di tanto in tanto lascia scivolare un bigliettino per noi da sotto la porta della stanzetta.