I gay Moldavi: “grazie Europa!”
Articolo di Damien Dubuc tratto dal mensile Tétu n.198 (Francia) di aprile 2014, pag 41, libera traduzione di Marco Galvagno
Mentre la vicina Ucraina affronta l’orso russo, la Moldavia tenta di avvicinarsi all’Europa. Le organizzazioni gay moldave sperano di giovarsene, nonostante la popolazione sia ancora prevalentemente ostile. Il 19 maggio scorso un centinaio di persone hanno sfilato a Chisnau, la capitale moldava per difendere i diritti di gay, lesbiche e trans.
Era il primo gay pride in dieci anni in questo paese classificato dai sondaggi tra i più omofobi d’Europa seguito solo dall’Ucraina. I manifestanti hanno percorso alcune centinaia di metri, protetti da uomini della polizia, prima d’incrociare un corteo opposto antigay, il gay pride è finito lì.
Già vittima di violenze omofobe e discriminazioni sul lavoro Veaceslav 32 anni ha aiutato nei preparativi del Pride, ma ha scelto di non partecipare: “Avevo paura d’apparire in Tv”, spiega.
La sua ossessione è: “essere discreto per paura delle aggressioni e anche per proteggere la sua famiglia. Nel mio paesino le persone che si occupano di mia madre malata potrebbero abbandonarla se venissero a sapere che sono gay. Non voglio essere responsabile della sua morte”.
La famiglia di Veaceslav ha accettato la sua omosessualità a condizione che non si sappia in giro. Le zone rurali moldave restano molto conservatrici e la chiesa ortodossa è molto potente.
Il vescovo di Bati, seconda città del paese non esita a insultare pubblicamente i gay dicendo inoltre che il 98% sarebbe sieropositivo. E il suo discorso fa presa tra la gente.
Nel 2012 il consiglio comunale di Bati insieme ad altri ha vietato” la propaganda aggressiva degli orientamenti sessuali non tradizionali”. Testi discretamente ispirati alle leggi russe, a volte ritoccati dai tribunali, ma comunque che mostrano un inasprimento delle disposizioni locali contro i gays mentre le leggi nazionali al contrario diventano meno discriminatorie dato che la Moldavia deve offrire garanzie all’Unione europea con la quale ha appena siglato un accordo per un eventuale ingresso.
“La chiesa ortodossa si indurisce sulle questioni sociali come l’aborto o i diritti dei gay” ci dice Vitalie Srinceana, sociologo delle regioni. Il suo peso simbolico rimane notevole, ma non è così influente come vorrebbe fare credere. Almeno 90% dei moldavi si dichiarano ortodossi, ma la partecipazione alle cerimonie religiose o ad altre manifestazioni è scarsa.
La prova è che l’undici settembre preti ortodossi, credenti e parlamentari comunisti hanno assediato il parlamento per protestare contro l’abrogazione della legge che penalizzava “la propaganda omosessuale”.
Questa dimostrazione di forza non ha impedito ai deputati di votare il ritiro di una clausola che vietava la “promozione di relazioni diverse da quelle legate al matrimonio e alla famiglia.
“Un pegno di tolleranza rivolto all’Unione europea e che sembra funzionare dato che il paese potrebbe entrare presto nell’area di Schengen. Ma Anastasia Denilova dell’associazione Gender Doc M si mostra molto cauta: “Aspettiamo per vedere come sarà applicata la legge antidiscriminatoria”.
La situazione è molto diversa da quella della Russia grazie alle pressioni dell’Unione europea è impossibile che ci siano leggi repressive come quelle di Mosca. I punti di vista dei media sono più equilibrati. La nuova generazione giovanile è più aperta, ma non per strada.
Veaceslav pensa che non camminerà mai mano nella mano con un ragazzo per strada. In ogni modo, sostiene “è molto difficile incontrare qualcuno, non esistono luoghi di incontro per i gay e fare coming out nei social network può essere estremamente pericoloso”.
Testo originale: Moldavie: merci l’Europe