Essere santi e martiri queer nel quotidiano
Riflessioni di Terence Weldon pubblicate sul sito Quest (Inghilterra) il 29 luglio 2013, libera traduzione di Davide Erbogasto
Stasera voglio parlarvi di un argomento che è molto, molto cattolico, voglio parlarvi di S&M. No, S e M non stanno per sadismo e masochismo, anche se qualcuno potrebbe sostenere che essere cattolici, e specialmente omosessuali cattolici, aiuta molto ad essere masochisti. Con S e M intendo Santi e Martiri, in particolare santi e martiri queer. So che alcune persone trovano il termine queer offensivo, ma il primo significato di queer è semplicemente “strano”. Alcuni dei nostri santi e martiri queer sono molto queer, strani appunto.
Molti di voi avranno sentito parlare di Sergio e Bacco, i più noti tra i santi gay: due soldati romani, amanti e martiri cristiani. Ma sono effettivamente santi? Alcuni dei testi di riferimento in materia non li citano più nelle liste dei santi cattolici. Altri li citano, ma viene specificato che il loro culto venne soppresso nel 1969. Nel frattempo mi è capitato di leggere che non erano due innamorati, ma solo buoni amici e gli studiosi contemporanei non credono neppure che siano esistiti, tanto per cominciare.
Questo caso riassume ogni tentativo di affrontare l’argomento dei santi queer nella storia del cristianesimo: non c’è alcun dubbio che ci siano stati e che ci siano tuttora molti santi gay, lesbiche e trans, ma non è semplice classificare i santi in base all’orientamento sessuale, inoltre i criteri che definiscono la santità sono ambigui e alcuni dettagli storici sono palesemente inattendibili.
Tanto per fare un esempio famoso: San Patrizio è noto per aver scacciato i serpenti dall’Irlanda e per aver usato il trifoglio per spiegare il concetto di trinità. Dei due aneddoti, almeno uno non è vero, l’altro è di dubbia origine. In modo analogo, posso assicurarvi che almeno alcuni dei fatti che riguardano i santi di cui vi parlerò sono veri.
Ritorniamo a Sergio e Bacco e alla loro rimozione dal canone dei santi nel 1969. Alcuni attivisti gay pensano che ci sia dietro una cospirazione, ma la vera ragione è molto più semplice. Nella Chiesa primitiva non esisteva alcun processo canonico formale e i santi venivano proclamati per acclamazione popolare. Nel 1969 il Vaticano passò in rassegna i suoi archivi e rimosse dal canone ufficiale molti santi su cui c’erano delle incertezze. D’altra parte, non sono santi solo quelli che sono nel canone. C’è ancora posto per onorare i santi per acclamazione popolare.
All’incirca nello stesso periodo di Sergio e Bacco, sempre a Roma, vivevano Galla e Benedetta, due suore del V secolo, devote a Dio e affezionate l’una all’altra. Un giorno Galla si ammalò gravemente e San Pietro le apparve in visione, dicendole di prepararsi alla sua imminente morte. Galla accolse di buon grado l’idea di lasciare questo mondo, ma implorò San Pietro di non dover lasciarsi dietro la sua amata Benedetta. Il santo puntualmente promise che anche Benedetta sarebbe morta di lì a poco, e così accadde. Non so quanti di noi pregherebbero per la morte dei nostri cari, ma d’altra parte noi non siamo mica santi.
Nella Chiesa orientale diverse donne si travestivano da uomini per vivere in preghiera nei monasteri riservati agli uomini, erano i primi santi trans. Il più strano santo trans di tutti è Wilgefortis, la cui festa cadeva il 20 Luglio. Alcune statue la ritraggono come una donna barbuta in croce. Secondo la storia, era una bella principessa portoghese, cui il padre impose di sposare un principe che lui aveva scelto per lei. Lei, invece, non voleva sposarsi ma voleva dedicare la sua vita a Dio e restare vergine. Pregò Dio di essere liberata dal male del matrimonio.
Per miracolo si svegliò con una folta barba, per cui il principe si rifiutò di sposarla, e il matrimonio non si svolse. Suo padre andò su tutte le furie, e la fece crocifiggere per la sua disobbedienza. Probabilmente la storia vera è meno tragica, forse si tratta di un più tradizionale crocifisso raffigurante Gesù con una tunica, al posto del più comune perizoma.
Le persone scambiarono la tunica per un vestito lungo e inventarono il mito della donna barbuta, per trovare una spiegazione a ciò che sembrava una donna barbuta crocifissa. Nonostante questo, alcune persone la considerano patrona dei transessuali e transgender. È nota anche con una serie di altri nomi, tra cui Uncumber in Inglese e Liberada in Spagnolo.
Sotto quest’ultimo nome, è considerata la patrona della liberazione dalla dominazione maschile, e mi piace pensare a lei come possibile santa patrona della liberazione da tutte le forme di stereotipi sessuali o di genere e ruoli imposti.
In un altro punto dell’Impero Romano, troviamo Paolino da Nola, vescovo e santo spagnolo del IV secolo, dalla vita assolutamente ortodossa e storicamente accurata, stimato non solo per il suo impegno missionario ma anche per i suoi splendidi versi liturgici. Ma i resoconti cattolici ufficiali non ci raccontano che gli studiosi latini ammiravano anche i suoi versi dedicati al suo amato Ausonio. Fatto ancora più straordinario, è l’unico tra tutti i santi canonizzati, vescovi e abati, principalmente medievali, le cui opere sono incluse nel Libro della Poesia Omosessuale della Penguin. Ma qui il discorso diventa complesso. Parte del linguaggio più apertamente omoerotico non è altro che un gioco letterario, non inteso a rappresentare alcun oggetto d’amore reale.
Però sappiamo che c’erano numerosi esempi di coppie di vescovi e santi che avevano relazioni molto intime dal punto di vista sentimentale, se non addirittura fisico: San Aelredo di Rievaulx (celebrato il 12 Gennaio) scrisse un’importante testo sul valore spirituale di queste relazioni. Per fare un esempio in quel tempo, San Riccardo, vescovo di Chichester, era molto legato sentimentalmente all’arcivescovo Edmund di Canterbury. Certo ci si aspettava che queste relazioni fossero celibi, e molte lo erano, ma solo perché in quanto monaci avevano fatto voto di celibato.
Prima di diventare un monaco, Aelredo stesso ebbe una relazione con il giovane figlio del re di Scozia, e probabilmente fu pure fisica. Quelli tra di noi che non hanno scelto la strada del celibato, potrebbero imparare qualcosa da Aelredo a proposito del valore spirituale delle nostre relazioni.
Il mio discorso verte soprattutto su santi e martiri, per cui non mi soffermerò su altri notevoli esempi di abati, vescovi e perfino papi che ebbero sicuramente rapporti sessuali con uomini, ma farò alcune considerazioni a proposito di una classe speciale di martiri gay, quelli martirizzati dalla Chiesa a causa della loro sessualità, durante i molti secoli di persecuzione, che cominciò prima con l’Inquisizione e che poi fu portata avanti dalle istituzioni di governo per conto della Chiesa.
La cosa più affascinante riguardo al periodo rinascimentale è che proprio mentre l’Inquisizione ricercava e mandava al rogo i “sodomiti”, ci fu tutta una serie di papi e cardinali che avevano rapporti sessuali con uomini o che erano patroni di artisti che inserivano nelle proprie opere temi chiaramente omoerotici. Tra tutti, l’esempio più magnifico e famoso è la Cappella Sistina di Michelangelo. Meno noto è che uno di quei papi commissionò a Michelangelo un’opera esplicitamente erotica per la camera da letto papale.
Potrebbe sembrare che non ci siano santi gay o lesbiche in epoca moderna, ma l’impressione cambia se ricordiamo l’importante distinzione tra canone ufficiale e santi popolari. Un candidato alla santità per acclamazione popolare è Fra Mychal Judge, cappellano del dipartimento dei vigili del fuoco di New York, il santo dell’11 Settembre, che morì nelle Torri Gemelle, fu portato fuori e venne identificato formalmente come vittima numero 0001.
Il cardinale arcivescovo di New York e altri prominenti cattolici cominciarono immediatamente a chiederne la canonizzazione. Tali richieste si interruppero bruscamente quando divenne noto che era un membro attivo di Dignity, un’organizzazione statunitense di credenti LGBT, e gay dichiarato.
Un altro è Tom Dooley, un laico americano, che iniziò la carriera di medico in marina, per poi dedicare la sua vita al lavoro missionario in Africa. Esiste una causa aperta a favore della sua canonizzazione ed è aperto un sito internet per promuoverla, ma c’è un ostacolo. Dooley lasciò la marina perché si scoprì che aveva avuto una relazione omosessuale con un uomo, al tempo in cui l’omosessualità era un reato.
Mentre la Chiesa cattolica ha un’innata difficoltà ad elevare i laici agli onori dell’altare, non è così per altre confessioni. Luterani e Anglicani non prevedono le procedure macchinose per la canonizzazione che abbiamo noi cattolici, ma hanno un modo analogo di riconoscere uomini e donne santi. È fra questi che possiamo trovare più facilmente santi e sante gay, lesbiche e trans.
La Chiesa Episcopale negli Stati Uniti ha dedicato un giorno di festa a Vida Scudder, una riformatrice sociale vissuto a cavallo tra il diciannovesimo e ventesimo secolo, che visse una relazione lesbica. Nel 2012, la Chiesa Episcopale ha aggiunto al suo Libro degli uomini e delle donne sante la reverenda Pauli Murray, la prima donna Afroamericana ordinata sacerdote. Nonostante fosse una donna, Murray si considerava un uomo attratto dalle donne e visse come tale.
I luterani includono nel loro calendario dei santi Dag Hammerskold, il Segretario Generale della Nazioni Unite, che si ritiene fosse gay. Ma il più interessante tra i santi Anglicani e Luterani è Michelangelo.
Il Vaticano riconosce apertamente il valore spirituale delle sue opere, inclusi i nudi e seminudi maschili nella Cappella Sistina, ma tende ad ignorare la persona dietro alle opere. Anglicani e Luterani sanno che un’opera non può esistere senza il suo creatore, pertanto ne onorano anche l’autore. La prossima volta che vuoi uomini passate ore a guardare gli aitanti nudi di Michelangelo, potete sostenere devotamente che lo state facendo per il loro valore spirituale e che state pregando il santo che ha dipinto quegli affreschi.
Che lezione possiamo trarre da questi santi e martiri queer? Prima di tutto, per ricorrere al vecchio cliché, noi non siamo soli. Anche nella Chiesa tra i santi sono sempre esistiti quelli che chiamiamo gay, lesbiche e trans, proprio come ci sono stati in ogni altro ambito.
Secondo, suggerirei di includere noi stessi tra i santi e i martiri. Partendo dal fatto che il termine “santi” si riferisce a tutti gli uomini e le donne, non solo a quelli ufficialmente canonizzati, è assolutamente ortodosso dire che dovremmo tutti aspirare alla santità. Collettivamente, in quanto gay, lesbiche e trans abbiamo tutti patito il martirio da parte della Chiesa, non più sotto forma di condanne a morte, ma sicuramente come abuso emotivo e spirituale.
Ma la parola “martire” deriva dal greco e significa testimone. I primi martiri della chiesa erano chiamati così perché di fronte alla persecuzione davano testimonianza della verità della loro fede. Pertanto chiamo tutti voi, nello stesso spirito, a dare testimonianza sia della vostra fede sia della natura della vostra identità sessuale o di genere. Vivete con integrità, anche di fronte alla continua persecuzione da parte della vostra Chiesa.
* Questa è la trascrizione di un discorso tenuto da Terence Weldon, fondatore del sito Queering the Church, durante la cena di gala della conferenza di celebrazione del 40esimo anniversario di fondazione di Quest (29 Luglio 2013). Quest è un gruppo di cattolici LGBT del Regno Unito.
Testo originale: Some Very Queer Saints and Martyrs