Il Brasile e l’emancipazione dei gay e delle lesbiche in un paese impregnato di cattolicesimo
Articolo tratto da actu-gay.com, liberamente tradotto da Domenico Afiero
Il Brasile è stato uno dei Paesi pionieri in fatto di emancipazione dei diritti sessuali. Infatti, nel 1830 con l’entrata del codice penale imperiale ogni riferimento punitivo “alla pratica della sodomia” venne abrogato.
Tuttavia, questa emancipazione non ha avuto conseguenze sostanziali nel riconoscimento della comunità lesbica, gay, bisex e trans (LGBT) per via di un’instabilità politica enorme e l’ascesa di un regime dittatoriale.
Ma in Brasile c’è stata una forte determinazione a far progredire i diritti della comunità Lesbica, gay, bisex e trans (LGBT). Dal 1979 in poi, le cose hanno subito un’accelerata: nasce la prima rivista gay brasiliana, O Lampião, in vendita presso i chioschi dei giornalai . Una rivista che porta la firma di personalità del mondo letterario note in Brasile: João Silvério Trevisan, Aguinaldo Silva e Luiz Mott. O Lampião, comunque, non sopravvivrà neanche un anno.
Un anno dopo, a Salvador de Bahia , viene fondata la prima associazione gay e lesbica del Brasile: il Grupo Gay de Bahia. Nel 1985, con la caduta del regime militare, le cose cambieranno ancora. Dal 1989, infatti, la costituzione di due stati della Federazione brasiliana contengono una legislazione che vieta esplicitamente le discriminazioni di orientamento sessuale.
Nel 1995, la deputata Marta Suplicy, elabora una proposta di legge , la 1151, per l’apertura delle unioni civili a coppie dello stesso sesso. Sebbene la proposta la sua proposta sia stata spesso oggetto di dibattito, questo disegno di legge è sempre in attesa di essere votato dal Parlamento brasiliano.
Nel 2006, una coppia di uomini di Sao Paulo adotta ufficialmente una bambina di cinque anni . Le autorità brasiliane , allora, hanno permesso che una coppia di lesbiche della regione del Rio Grande Do Sul hanno potuto ugualmente adottare ufficialmente un bambino.
Malgrado tutto, l’omofobia rimane viva in Brasile. Qualcuno forse si ricorda dell’affaire Richarlyson, del 2007, in cui un giudice venne deferito alla procura della Repubblica federale brasiliana per aver detto in un tribunale: “Il calcio è uno sport maschile e virile e non uno sport omosessuale”. Attualmente una legge contro l’omofobia attende di essere votata dal Senato brasiliano, per poter mettere in atto una legislazione federale.
Nel 2004, 159 persone della comunità LGBT brasiliana sono state assassinate a causa del loro orientamento sessuale. Nel 2005, il 65% dei gay di Sao Paulo hanno dichiarato di essere stati vittime di aggressioni verbali o fisiche. Una campagna nazionale contro l’omofobia è stata lanciata a metà 2006, includendo spot pubblicitari.
Per concludere, vi sono anche dei Gay Pride organizzati in Brasile. E non si tratta di Gay Pride qualsiasi, ma del più grande del mondo, vale a dire quello di Sao Paulo che ha riunito più di 3,5 milioni di persone il 10 giugno 2007!
Testo originale: Le Brésil : des avancées rapides dans un pays pourtant imprégné par la religion catholique