Il cammino per coinvolgere le chiese nella lotta contro l’AIDS
Articolo pubblicato sul sito del quotidiano Los Angeles Times (Stati Uniti) il 7 giugno 2003, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Circa trecento, tra pastori di chiese frequentate da gente di colore e attivisti, si sono riuniti in un meeting sull’AIDS nella comunità nera, e il messaggio che hanno ascoltato da Pernessa Seele è semplice: “Mettetevi in gioco”.
Pernessa è la fondatrice e anima del gruppo The Balm in Gilead (Il balsamo di Galaad), che da quattordici anni aiuta le chiese di colore ad affrontare l’AIDS nelle loro comunità con la preghiera, l’educazione e la sensibilizzazione.
“Ventidue anni di epidemia, e la risposta a questo male continua ad essere data dalla politica e dalla teologia, non dalla sanità pubblica e dalla compassione” ha dichiarato Pernessa, il cui gruppo ha organizzato l’incontro di fine maggio: “Perdonateci se stiamo aspettando qualcuno che venga a salvarci”.
Secondo i centri federali per la prevenzione e il controllo delle malattie, più della metà delle circa 40.000 nuove infezioni da HIV annuali si contraggono tra i neri, sebbene siano meno del 15% della popolazione statunitense. Un uomo di colore su cinquanta è positivo all’HIV, e più del 60% dei casi di AIDS riportati tra gli adolescenti americani nel 1999 sono stati riportati tra i neri: “Questi numeri non sono diventati allarmanti solo da ieri: stanno preoccupando la nostra comunità da ventidue anni”.
Per molte chiese frequentate da neri, il modo migliore per parlare di AIDS è attraverso l’annuale settimana di preghiera della Chiesa Nera per la guarigione dall’AIDS, organizzata da The Balm in Gilead a cui partecipano circa 12.000 congregazioni di persone di colore.
In molte chiese “la settimana di preghiera facilita il dialogo” dice Pernessa, l’immunologa che, frustrata dalla sua incapacità di raggiungere le comunità religiose di Harlem per discutere il problema dell’AIDS, ha fondato The Balm in Gilead.
(Il nome del gruppo è preso dal Libro di Geremia, che ha ispirato uno spiritual afroamericano: “There is a balm in Gilead / To make the wounded whole / There is a balm in Gilead / To heal the sin-sick soul.” – C’è un balsamo in Galaad / Per guarire le ferite / C’è un balsamo in Galaad / Per guarire l’anima malata di peccato.)
In molte chiese, è ancora Pernessa a parlare, la settimana di preghiera porta i fedeli a chiedere ai loro pastori informazioni sull’AIDS.
Pernessa ed altri presenti al meeting hanno affermato che nelle chiese di colore l’AIDS può essere un argomento difficile per molti pastori, perché le loro confessioni religiose (come succede alle loro controparti bianche) riguardo alla sessualità sono conservatrici.
“Le persone non vogliono parlare di omosessualità” dice il reverendo Judy Johnson, membro di facoltà alla Shaw University di Raleigh e della First Baptist Church di Clinton.
Per una persona gay con l’HIV, lo stigma può essere un deterrente al cercare, e al ricevere, l’aiuto che la chiesa potrebbe dare se il problema e la situazione fossero diverse.
George Roberts, a capo dell’Ufficio sanitario per le minoranze del CDC di Atlanta, ha bombardato i participanti alla conferenza con statistiche riguardanti l’AIDS nella comunità nera: “Per la prima volta, alcuni di noi parleranno di sesso in modo reale, perché il sesso può ucciderci” ha detto Roberts, un membro del coro della Ebenezer Baptist Church di Atlanta.
Gli argomenti del workshop al meeting di Charlotte della settimana scorsa comprendevano strategie per mobilitare le comunità ecclesiali sull’argomento, dove trovare i fondi, come insegnare l’astinenza e le “tecniche di sopravvivenza” agli adolescenti.
Testo originale: Activist Advises Churches on AIDS