Il cardinale McElroy: le persone LGBT e i divorziati “non dovrebbero essere escluse dall’Eucarestia”
Riflessioni di monsignor Robert W. McElroy* pubblicate sul sito del settimanale gesuita America (Stati Uniti) il 2 marzo 2023, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro, parte prima
Lo scorso gennaio [il settimanale] America ha pubblicato un mio articolo sul tema dell’inclusione nella Chiesa, e le posizioni che ho presentato hanno ricevuto sia sostegno che critiche. La maggior parte dei critici si trova in disaccordo con quanto sostengo a proposito dell’esclusione dall’Eucarestia dei divorziati risposati e delle persone LGBT; mi si accusa tra l’altro di minare alla base un’antica dottrina della Chiesa, di non dare la debita attenzione alla vocazione alla santità, di abbandonare ogni senso del peccato nel campo sessuale e di non mettere in evidenza la natura essenziale della conversione. Forse più coerentemente, si fa notare come l’esclusione dall’Eucarestia sia essenzialmente una questione dottrinale, più che pastorale.
In questo articolo cercherò di rispondere ad alcune di queste critiche in modo da contribuire al dialogo su queste tematiche molto sensibili, le quali, non ho dubbi, continueranno ad essere discusse lungo tutto il Cammino Sinodale. Cercherò di sviluppare più in profondità alcune questioni importanti, quali la natura della conversione nella vita morale del discepolo, la vocazione alla santità, il ruolo del peccato, il sacramento della penitenza, la storia della categorica dottrina dell’esclusione [dall’Eucarestia] per i peccati sessuali, e la relazione tra dottrina morale e teologia pastorale.
Il rapporto della Conferenza Episcopale Statunitense relativo ai dialoghi sinodali che si sono tenuti nel nostro Paese lo scorso anno hanno evidenziato la profonda tristezza di gran parte del Popolo di Dio di fronte alla diffusa esclusione dall’Eucarestia di molti cattolici impegnati e convinti, che però hanno divorziato e si sono risposati, o sono LGBT.
Lo scorso gennaio ho scritto che tre princìpi fondamentali della dottrina cattolica ci invitano a un riesame della prassi consolidata in questo ambito. Il primo è l’immagine, proposta da papa Francesco, della Chiesa come un ospedale da campo; essa ci dice che siamo tutti feriti dal peccato, e tutti ugualmente bisognosi della grazia e della guarigione di Dio.
Il secondo principio è il ruolo della coscienza nella tradizione cattolica. Ogni membro della Chiesa ha verso la coscienza la responsabilità ultima, e in base a quello verrà giudicato; per questa ragione, se la dottrina della Chiesa ha un ruolo essenziale nelle decisioni morali, è la coscienza ad avere il ruolo principale. Come ha affermato papa Francesco, il ruolo della Chiesa consiste nel formare la coscienza, non nel sostituirsi ad essa. L’esclusione categorica dall’Eucarestia dei divorziati risposati e delle persone LGBT non tributa il dovuto rispetto all’intimo dialogo con Dio che avviene nella coscienza, che deve discernere il corretto comportamento morale in mezzo a circostanze complesse.
Infine, ho scritto che l’Eucarestia ci viene data come grazia profonda nella nostra conversione al discepolato. Come ci ricorda il Pontefice, l’Eucarestia “non è un premio per i perfetti, ma una medicina e un alimento per i deboli”. Escludere i discepoli da tale grazia sbarra una delle principali vie che Cristo ci ha donato per correggere la nostra vita e accettare sempre più il Vangelo. Per tutte queste ragioni, ritengo che i divorziati e risposati e le persone LGBT che vanno ardentemente in cerca della grazia di Dio non dovrebbero essere categoricamente esclusi dall’Eucarestia.
Nelle settimane seguenti alla pubblicazione del mio articolo alcuni lettori hanno obiettato che la Chiesa non può accettare un tale concetto di inclusione, in quanto l’esclusione dall’Eucarestia dei divorziati risposati e delle persone LGBT deriva dalla tradizione morale cattolica, secondo cui tutti i peccati sessuali sono gravi, talmente gravi da costituire un ostacolo oggettivo a una corretta relazione con Dio.
Ho cercato di affrontare di petto questa obiezione facendo presente la storia e il ragionamento che stanno dietro al principio secondo cui tutti i peccati sessuali sono oggettivamente mortali.
Lungo la storia della Chiesa i peccati sessuali sono stati valutati con varie gradazioni di gravità, ma nel XVII secolo è entrato a far parte della dottrina il principio secondo il quale non esiste nessuna circostanza che possa mitigare la gravità di un peccato sessuale; da quel momento in poi, nessun’altra tipologia di peccato è stata categorizzata in modo così assoluto.
Secondo questo principio, tutti i peccati sessuali, vale a dire quelli che violano il sesto e il nono comandamento, sono oggettivamente mortali. Questo principio categorico, nella tradizione morale cattolica, non si applica a nessuno degli altri comandamenti.
Nel comprendere l’applicazione di questo principio alla ricezione della Comunione, è fondamentale riconoscere che è proprio il fatto che i peccati sessuali sono oggettivamente molto gravi (un cambiamento della dottrina cattolica avvenuto nel XVII secolo) a impedirne l’accesso alle persone divorziate e risposate e alle persone LGBT sessualmente attive. La domanda è: questa tradizione ha senso nell’ambito della dottrina morale cattolica?
È automaticamente peccato mortale oggettivo, per un marito e una moglie, utilizzare dei metodi contraccettivi. Questo significa che il livello di male presente in tale atto è oggettivamente sufficiente per recidere la propria relazione con Dio.
Non è però automaticamente peccato mortale oggettivo compiere abusi fisici o psicologici sul proprio coniuge. Non è automaticamente peccato mortale oggettivo sfruttare i propri dipendenti.
Non è automaticamente peccato mortale oggettivo discriminare una persona per via del suo genere, della sua etnia o della sua religione. Non è automaticamente peccato mortale oggettivo abbandonare i propri figli.
* Il cardinale Robert W. McElroy, è un cardinale e vescovo cattolico statunitense, dal 2010 è stato vescovo ausiliario di San Francisco, nel marzo 2015 è diventato vescovo di San Diego.
Testo originale: Cardinal McElroy responds to his critics on sexual sin, the Eucharist, and LGBT and divorced/remarried Catholics