Il dolore e la vergogna. In Indonesia torna in auge la fustigazione delle persone LGBT
Articolo di Jack Hewson pubblicato sul sito di Al Jazeera (Quatar) il 5 dicembre 2015, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Safitra sa di essere osservata. Seduta a un tavolo nel parco di Banda Aceh in Indonesia attira gli sguardi curiosi di tutti. Un gruppo di studentesse la indica bisbigliando e il venditore di latte di cocco la guarda a bocca aperta, confuso. Safitra è un’attivista transessuale nella provincia più conservatrice del Paese e ha fatto il callo alle provocazioni e agli sguardi. Ora però deve affrontare un nuovo genere di attenzione indesiderata: la sorveglianza della polizia.
Il mese scorso è entrato in vigore il nuovo codice penale islamico di Aceh (Qanun Jinayat), che prevede la fustigazione pubblica per i rapporti omosessuali e quelli fuori dal matrimonio. Abbiamo nascosto il vero nome di Safitra come quello delle altre persone citate nell’articolo per proteggerle dalle ritorsioni. Safitra si identifica come donna e si veste come tale ma legalmente è ancora un uomo e rischia cento fustigate se viene colta ad avere un rapporto sessuale. Gli attivisti per i diritti umani hanno levato la voce per protestare contro le nuove regole, che varranno anche per i non musulmani e gli stranieri, affermando che infrangono la Costituzione indonesiana e violano i trattati internazionali che il Paese ha firmato.
Si stanno tentando delle soluzioni giudiziarie per rovesciare le nuove regole, ma è dubbio che ciò sia possibile: tale mossa in ogni caso metterebbe i bastoni tra le ruote al governo semiautonomo della provincia di Aceh e alla potente lobby islamica indonesiana. Quella di Aceh è l’unica provincia indonesiana a cui è permesso applicare la legge islamica, un privilegio speciale concesso dal trattato di pace che nel 2005 ha messo fine a una guerra separatista durata 29 anni.
Da quando quest’ultimo pacchetto di regolamenti religiosi è entrato in vigore Safitra e la locale organizzazione LGBT per la quale lavora, Violet Grey, sono diventati i naturali bersagli delle autorità. “Ci stanno spiando. La polizia islamica passa regolarmente vicino al nostro ufficio e qui davanti staziona gente che non abbiamo mai visto.” Dal mese scorso i membri di Violet Grey non osano neppure incontrarsi nel loro ufficio. “Nessuno di noi sa di cosa possono accusarci quando ci raduniamo, ma non vogliamo nemmeno saperlo” dice Agus, un attivista gay dell’associazione.
Nessuno è stato ancora fustigato per avere avuto rapporti omosessuali, ma Safitra teme che sarà soltanto questione di tempo. Le fustigazioni pubbliche, che si svolgono dopo la preghiera del venerdì, dal 2005 sono diventate una truce forma di intrattenimento pubblico di questa provincia. Due giorni dopo la nostra intervista con Safitra tre uomini sono stati fustigati nella vicina moschea di Teungku di Anjong per avere scommesso sui combattimenti dei galli. Prima dell’esecuzione l’imam locale ha messo in guardia gli spettatori dal divertirsi troppo allo spettacolo: “Un giorno potrete esserci voi al loro posto”.
Ma le sue esortazioni non sono servite a calmare le urla e gli insulti rivolti agli scommettitori che salivano sul palco. Le fustigazioni, somministrate da un poliziotto incappucciato denominato “algojo”, non sono brutali come quelle che avvengono in Iran o Arabia Saudita: ad Aceh l’algojo può solamente fustigare all’altezza della spalla. Non è tanto l’intenso dolore fisico, quanto l’umiliazione di fronte a una folla ululante la cosa più temuta. “Non sono fisicamente spaventata dalla fustigazione: è piuttosto l’imbarazzo che vivrebbe la mia famiglia ad essere terribile. Non vado mai a vedere le esecuzioni, non voglio averci nulla a che fare.”
Le autorità hanno sottolineato che le leggi islamiche applicate ad Aceh sono moderate rispetto ad alcuni luoghi del Medio Oriente e che il regolamento criminalizza solamente gli atti omosessuali e non l’orientamento. Quando abbiamo cercato di contattare Syahrizal Abbas, direttore dell’Agenzia per la Sharia di Aceh, la linea telefonica è caduta e in seguito non siamo più riusciti a parlare con lui.
In una recente intervista a Public Radio International ha affermato che in realtà la legge è più clemente con le coppie omosessuali che con quelle eterosessuali: mentre le coppie eterosessuali non sposate non possono né appartarsi né tenersi la mano in pubblico, quelle omosessuali possono persino dormire nello stesso letto, purché non abbiano rapporti sessuali.
Ma Andreas Harsono, un ricercatore indonesiano che lavora per Human Rights Watch, dice che nella pratica le cose non stanno così e porta l’esempio dell’arresto di due ragazze adolescenti di Banda Aceh avvenuto lo scorso ottobre, poco prima dell’entrata in vigore della legge. Le due ragazze vennero accusate di essere lesbiche. “Non facevano altro che stare sedute insieme sulla spiaggia. È bastato per arrestarle. Sono state interrogate per quattro giorni e tre notti, poi sono state spedite in riabilitazione per una settimana.” Ostracizzate dalle famiglie e dalle ex amiche, le ragazze hanno lasciato la scuola e sono state cacciate da casa. Una di esse ha ricevuto minacce di morte da suo fratello.
Se la persecuzione istituzionale preoccupa la comunità LGBT di Aceh, la minaccia costituita dagli abusi famigliari e dalla sorveglianza dei gruppi islamici è ancora peggiore. La comunità LGBT si ricorda molto bene dell’incidente occorso al gay Hartoyo e al suo compagno nel 2007. Dopo essere stati colti a letto insieme da una folla che aveva invaso la casa dove si trovavano, i due vennero picchiati e immersi in acque di fogna prima di essere portati al comando di polizia, dove Hartoyo venne ulteriormente abusato dai poliziotti, che lo picchiarono urinando su di lui.
Simili “punizioni comunitarie” continuano ad essere somministrate alle persone LGBT ma il clima di paura impedisce a molti di denunciare. Il Fronte di Difesa dell’Islam è noto per le violente rappresaglie contro i trasgressori, veri o presunti, degli insegnamenti islamici. “La cosa peggiore che possa capitarmi è venire sequestrata o vedere la mia casa distrutta dalle fiamme” dice Safitra.
Molte persone LGBT sono impossibilitate ad abbandonare la provincia di Aceh: si appoggiano alla loro famiglie e alla loro rete di amici e non sono sicuri di poter trovare lavoro in una nuova città. Altre, come Safitra, sono determinate a combattere i pregiudizi.
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Testo originale: Caning law pushes Aceh’s LGBT further underground