Omofobia “social”. Facebook blocca il profilo di Progetto Gionata
Articolo di Giampaolo Petrucci pubblicato su Adista Notizie n° 45 del 26 dicembre 2015, pag.9
In passato, in diverse occasioni, dai pc della nostra redazione sono partite richieste formali per sanzionare o chiudere pagine e profili Facebook che ritenevamo offensivi, razzisti, omofobi, sessisti o esplicitamente violenti. Al di là degli sfoghi a sfondo razzista o sessista, comparsi negli spazi pubblici dei profili di politici e vip e balzati agli onori della cronaca, ultimamente abbiamo segnalato alcuni fatti preoccupanti: tra i più recenti, un gruppo che invitava gli automobilisti ad investire i “fastidiosissimi” ciclisti urbani e una pagina, creata dopo la vicenda dei tre coloni israeliani scomparsi nel giugno 2014 e poi ritrovati morti, che caldeggiava l’«esecuzione di un terrorista all’ora» fino al ritrovamento dei tre ragazzi (e per “terrorista” bisognava leggere “palestinese”).
Alle nostre segnalazioni, inviate nell’ambito di campagne di mobilitazione online più ampie, Facebook ha sempre risposto nello stesso modo, a dir poco inquietante: quanto denunciato, comunicavano i collaboratori di Mark Zuckerberg, «non viola i nostri standard di comunità». E cosa viola allora gli standard del colosso del web?
Ultimamente pare abbia destato particolare scandalo l’infaticabile lavoro sul social network del portale su fede e omosessualità Progetto Gionata, rete nazionale dei gruppi Lgbt credenti. Dall’11 dicembre scorso, denunciano i volontari e le volontarie di Progetto Gionata (www.gionata.org, 12/12), la pagina «non è più raggiungibile» e questo a seguito di alcune segnalazioni per «contenuti inappropriati».
«Comprendiamo che riflettere con pacatezza su fede e omosessualità, dare spazio alle storie e alle speranze dei credenti omosessuali, a teologi e pastori inclusivi, o riflettere con serietà sull’ultima crociata sul “gender” non piaccia a tutti». Ma, a parte il naso arricciato di qualche “teocon” nostrano che ha voluto mettere i bastoni tra le ruote al movimento Lgbt credente, proprio non si capisce cosa abbia spinto Facebook – che pure, gira voce, sarebbe intenzionato a creare canali preferenziali di protezione per gli attacchi alle minoranze, anche Lgbt – a bloccare il profilo del gruppo.
Alcuni rappresentanti di Progetto Gionata, che si stanno impegnando in questi giorni per il ripristino della loro pagina, hanno riferito ad Adista che Facebook ancora si muove attraverso procedure automatizzate di controllo delle segnalazioni, con scarsissima influenza del fattore umano, e che risulta molto più facile censurare un profilo personale (come era quello ormai bloccato) rispetto ad una pagina fan, creata spesso proprio per far circolare idee, verso cui si registra una maggiore tolleranza da parte del sistema.
E se questo giustificherebbe in parte lo scivolone del colosso web, resta comunque il fatto inquietante che, nella “vita reale” della Chiesa e della società ma ancor di più nella rete, dove è più facile nascondersi dietro uno schermo, i gruppi di omosessuali non hanno vita facile e si ritrovano spesso costretti a difendersi da feroci attacchi.
«Molti ci scrivono lettere sgradevoli – si legge ancora sul sito – in cui ci viene ricordato, insistentemente, che riflettere su questi temi è un “abominio”, dimenticandosi che la Bibbia non è un mattone da tirare sulle persone ma un richiamo a riscoprire il legame di amore e misericordia che Dio ha per noi, per tutti noi. Con il blocco della pagina di Facebook di Progetto Gionata, alcuni potranno essere felici per aver ottenuto finalmente quello che chiedevano da tempo».
«Il fatto è di per sé gravissimo», ha commentato il 15 dicembre il sito di informazione Gayburg. «Orde di squadristi attaccano i siti gay con minacce, insulti e proclami di morte. È una crociata violenta che alcuni individui indegni di essere chiamati esseri umani stanno conducendo per trasformare il cristianesimo in un nuovo nazismo. Per questa gentaglia, fomentata da personaggi fin troppo noti, l’altro non deve esistere. Dio diventa uno strumento d’odio», «ed è gravissimo che Facebook non tuteli la gente per bene da questi criminali».
La propaganda omofoba di settori della destra italiana, delle frange tradizionaliste cattoliche, ma anche – come probabilmente in questo caso – da comuni utenti della rete, si è acuita negli ultimi tempi: da un lato, per indebolire o affossare le proposte di legge sui diritti civili al vaglio del Parlamento (il ddl Scalfarotto contro l’omotransfobia e il ddl Cirinnà sulle unioni civili per le coppie omosessuali); dall’altro, per aggredire la fantomatica “ideologia gender” promossa dalle altrettanto fantomatiche “lobby gay” nelle scuole italiane.
«Aiutateci a mantenere viva questa voce, non lasciate che i soliti intolleranti abbiano la meglio», chiedono infine i volontari e le volontarie di Progetto Gionata, confidando sul sostegno di molti, non solo nel mondo Lgbt cristiano, per far circolare sul principale social network i contenuti del portale, in attesa di tornare attivi con la loro pagina. «Il Progetto Gionata vuol continuare a dar voce al cambiamento, aiutaci anche tu a dargli voce».