Il gesuita e teologo Luis Correa Lima: ‘l’omosessualità non è peccato’
Intervista di Bruno Bimbi pubblicata su bbimbi.blogspot il 23 novembre 2009, liberamente tradotta da Dino
Luis Correa Lima è un sacerdote, teologo e dottore in Storia presso l’Università di Brasilia.
Come professore della Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro, coordina un progetto di studio sull’argomento “omosessualità e religione”.
In un’intervista pubblicata da questo giornale, un rappresentante della Chiesa cilena ha affermato che “l’omosessualità non rientra nel progetto di Dio” e che “è conseguenza del peccato originale”. Lei cosa ne pensa?
Per conoscere il progetto di Dio abbiamo bisogno di ascoltare il linguaggio della creazione. Secondo il Papa la fede nel Creatore porta a dover ascoltare questo linguaggio.
In natura l’omosessualità è già stata documentata in oltre 450 specie animali, e anche nell’essere umano esiste in tutte le culture conosciute. Attribuire al peccato originale l’origine dell’omosessualità è un errore.
L’omosessualità è peccato?
La condizione omosessuale non è affatto peccato, poichè non si tratta di una libera scelta della persona. Per quanto riguarda il comportamento o le scelte, qui sì che entra in gioco la libertà individuale.
Che comportamento deve tenere un cristiano omosessuale?
Ogni essere umano è chiamato prima di tutto ad amare e ad essere amato. Il Concilio Vaticano II insegna che la coscienza è il tabernacolo dove Dio si manifesta e che nulla si deve fare contro la propria coscienza nè ci deve essere impedito di agire in accordo con essa.
Le persone adulte molte volte devono prendere decisioni in situazioni complesse, delle quali le regole della società e delle istituzioni non prevedono in modo adeguato tutte le varie circostanze.
Il cristiano adulto deve essere adulto anche nella sua fede, rapportandosi a Dio e alla propria coscienza.
Perché la gerarchia della Chiesa condanna l’omosessualità?
La Chiesa ha le sue fondamenta nella millenaria tradizione ebraico-cristiana, ma è sparpagliata per il mondo, vivendo nella cultura moderna.
Nell’ebraismo antico si credeva che l’uomo e la donna fossero stati creati l’uno per l’altro, per unirsi e procreare, e l’omoerotismo era considerato un abominio.
Israele doveva distinguersi dalle altre nazioni in vari modi, e tra questi, anche con le sue proibizioni. Il cristianesimo ha ereditato questa visione antropologica e anche il suo divieto.
La Dottrina della Chiesa corrisponde ad una lunga “sedimentazione”, della durata di molti secoli. Il consenso sulla comprensione della Bibbia e della cosiddetta legge naturale non è immutabile, ma il cambiamento non è rapido.
Si è soliti dire che la Bibbia condanna l’omosessualità. E vero?
La Bibbia esprime la fede dell’antico popolo di Israele e delle prime generazioni cristiane. In questa espressione è presente la parola di Dio. La rivelazione divina si incarna nel linguaggio e nelle categorie umane ed ha un radicamento socioculturale, ma non deve essere confusa con esso.
Nella Bibbia troviamo una cosmologia in cui la creazione del mondo avviene in sei giorni e la Terra è nata prima del Sole e delle stelle. Troviamo un’antropologia in cui l’uomo trae origine dal fango e la donna dalla costola dell’uomo.
E in questa stessa antropologia si proibisce l’unione tra due uomini o due donne. Non si deve prendere tutto alla lettera, come se al giorno d’oggi fosse necessario intendere le cose in questo modo. Nella Bibbia non ci sono risposte per tutte le nostre domande.
Il Levitico dice: “Non giacerai con un uomo come si fa con una donna; è un abominio”, ma dice che è un abominio anche mangiare animali di mare o di fiume che non hanno pinne o squame. Perchè la Chiesa condanna l’omosessualità e non il cibarsi di molluschi?
Questa parte del Levitico tratta del codice di santità, che regolamenta il culto di Israele e stabilisce le differenze che ci devono essere tra questo popolo e gli altri. Quando il cristianesimo si diffuse tra i popoli non ebrei, questo codice cessò di essere la norma.
Tuttavia, siccome la proibizione dell’omoerotismo è rimasta, questi versetti continuano ad essere citati. Senza dubbio si tratta di una lettura retrospettiva e selettiva.
Come interpreta lei l’espressione “contro natura” presente nella Lettera di san Paolo e considerata come un riferimento all’omosessualità?
La Lettera di san Paolo ai Romani contiene un rifiuto del politeismo. I pagani non adoravano un dio unico e, siccome consentivano l’omoerotismo, che per gli ebrei era abominevole, questo era visto come un castigo divino conseguente alla pratica religiosa sbagliata.
Nel contesto ebraico-cristiano dell’antichità, questo concetto era logico, ma oggi non deve essere usato applicandolo ad individui costituzionalmente omosessuali, per i quali l’orientamento sessuale non ha nulla a che vedere con il credere in un solo o in più dei.
Alcuni sostengono che la relazione tra David e Gionata, così come quella tra Ruth e Noemi, fosse di natura omosessuale. La Bibbia afferma che David e Gionata “si baciarono tra loro” e in un passaggio David dice a Gionata: “Il tuo amore è stato per me più bello che l’amore di una donna”. Lei cosa ne pensa?
Noi leggiamo questo ai nostri giorni e possiamo pensare all’omosessualità. Ma per i primi lettori ebrei dell’antichità, osservanti della Legge mosaica, ciò era inammissibile.
In ogni caso un testo può andare oltre la sua epoca e il suo contesto ed essere letto in un altro orizzonte interpretatativo, facendo sì che nuovi lettori colgano nuovi significati.
E’ possibile essere contemporaneamente omosessuali e cattolici?
Sì. La Chiesa è nata nel primo secolo rompendo le frontiere dell’ebraismo, incorporando numerosi popoli che non erano circoncisi.
Oggi si può concepire anche un’identità contemporaneamente omosessuale e cristiana, e le comunità locali devono sentirsi spinte ad accogliere le diversità.
Nella pagina dell’agenzia cattolica ACI, le note che spiccano maggiormente sono dichiarazioni contro il matrimonio omosessuale. Perchè tanta ossessione contro gli omosessuali?
Varie volte il papa Benedetto XVI ha affermato che il cristianesimo “non è un insieme di divieti, ma una scelta positiva”. Questa consapevolezza oggi è quasi completamente scomparsa. Nel cristianesimo vi è una tradizione di secoli di proibizione, di paura e di colpa.
E’ necessario tornare alle nostre origini. Il termine vangelo significa “buona novella” e, per i cristiani, è l’amore di Dio e la sua opera salvatrice, rivelati in Gesù Cristo. Oggi è necessario focalizzare la dimensione positiva e gioiosa del messaggio cristiano.
Secondo Boswell (storico statunitense, autore del libro “Cristianesimo, tolleranza, omosessualità” -ndr), non sempre la Chiesa ha condannato l’omosessualità ed è arrivata in passato a celebrare matrimoni omosessuali. E’ vero?
La storia della Chiesa è vastissima; abbraccia un terzo dell’umanità per un lasso di tempo di venti secoli.
Boswell è molto documentato ed è probabile che ciò che afferma sia davvero successo, ma queste pratiche non sono diventate la regola. Senza dubbio comunque possono essere di aiuto a valutare la questione nel presente e per il futuro.
Lei crede che arriverà il giorno in cui la Chiesa cattolica accetterà di sposare omosessuali, come fanno già alcune Chiese protestanti?
Non si può prevedere il futuro, ma la Chiesa cattolica è sempre inserita in un contesto più ampio, che è la società. Quando la società cambia, la Chiesa finisce per cambiare.
La modernità negli ultimi secoli ha provocato grandi cambiamenti nella Chiesa, e questo processo continua tuttora.
Supponiamo per ipotesi che questo cambiamento avverrà. Come prete le piacerebbe sposare una coppia omosessuale?
Se la Chiesa un giorno accetterà questo, non mi tirerò indietro.
Lei coordina un gruppo di ricerca su omosessualità e religione presso la Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro. Come è sorto e che cosa fa?
Il mio interesse per questo argomento è nato dal mio lavoro come sacerdote, incontrando persone nate e cresciute nella Chiesa, che scoprivano di essere omosessuali e vivevano in una situazione di conflitto.
Il punto focale del progetto è la complessa relazione tra religione e omosessualità e le sue ripercussioni nello spazio pubblico e nell’esercizio della cittadinanza. Nell’agenda universitaria abbiamo gruppi di studio, lavori e tesi già conclusi o ancora in corso, pubblicazioni e attività varie.
Qualche volte si è sentito oggetto di pressioni da parte della gerarchia ecclesiastica affinché non si esprimesse su questi argomenti?
La Compagnia di Gesù porta avanti un lavoro apostolico di frontiera, nei crocevia ideologici dove c’è conflitto tra le legittime aspirazioni umane e il messaggio evangelico.
Questo comprende il gettare ponti con coloro che sono fuori dalla Chiesa ed hanno un rapporto difficoltoso con le sue posizioni. Come gesuita mi sento molto coinvolto da questo lavoro.
Ma come membro della Chiesa non posso ignorare la mia appartenenza e alcune tradizioni. E’ un equilibrio delicato ed è necessario stare attenti per evitare problemi maggiori.