Il matrimonio omosessuale nasce da un’idea cristiana di uguaglianza
Articolo di Damon Linker* pubblicato sul sito dell’edizione statunitense del settimanale The Week (Stati Uniti) il 19 febbraio 2014, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Il suggerimento suona strano: come può il cristianesimo essere responsabile per il trionfo, tutto men che certo, del movimento per il matrimonio omosessuale? Non è vero che molti cristiani praticanti sono i difensori più strenui del matrimonio tradizionale, e quindi gli oppositori più ardenti ai matrimoni tra persone dello stesso sesso?
Dal fortissimo sostegno al matrimonio tradizionale tra i protestanti evangelici bianchi negli Stati Uniti, alla definizione della Chiesa Cattolica dell’omosessualità come “intrinsicamente disordinata”, ai cristiani neri (cattolici e anglicani) ugandesi che recentemente si sono impegnati per far approvare una delle leggi anti-gay più draconiane del mondo, la risposta sembrerebbe scontata.
Ma le cose non sono così semplici. Basta sfogliare le pagine iniziali dell’opera, quasi una profezia laica — La democrazia in America di Alexis de Tocqueville (1835–1840) — e troverete un’alternativa provocatoria al fondamentale ruolo del cristianesimo nel creare l’ideale rivoluzionario di uguaglianza umana. L’aumento incredibilmente rapido del sostegno al matrimonio omosessuale negli ultimi vent’anni è solo la più recente di un gran numero di vittorie di un ideale eminentemente cristiano, ed è improbabile che sia l’ultima.
Tocqueville inizia l’introduzione al suo studio in due volumi della democrazia americana notando che “tra noi sta avvenendo una rivoluzione democratica”. Le settecento pagine dell’opera sono un tentativo di dare un senso a questa rivoluzione che, durante la sua vita, stava trasformando il continente europeo, ma che era già molto più avanzata negli Stati Uniti nel 1831, all’epoca della sua famosa visita.
Per Tocqueville, il cammino dell’uguaglianza stava sovvertendo tutte le antiche istituzioni e le convinzioni morali “in tutto il mondo cristiano”. Era un “fatto provvidenziale”, e non c’era niente e nessuno che potesse fermarla.
La scaturigine definitiva della rivoluzione democratica, il motore dietro questo inesorabile cambiamento, è la figura di Gesù Cristo, che ha insegnato l’uguaglianza di tutte le persone e ha dichiarato, nel Discorso della Montagna, che l’ultimo sarebbe stato il primo e il primo l’ultimo, e che i miti avrebbero ereditato la terra.
Questi sono tra i più sovversivi insegnamenti mai declamati, e secondo Tocqueville, la civiltà occidentale ha sviluppato la loro logica per la maggior parte degli ultimi due millenni, producendo comunità politiche che hanno applicato gli insegnamenti egualitari di Cristo in modo via via più cogente.
Per prima cosa, il rigido ordine gerarchico dell’impero romano ha assimilato e trasformato il messaggio di Cristo, creando una serie di stratificazioni aristocratiche cristiane che, per secoli, hanno comandato l’Europa. Ma nell’undicesimo secolo il clero, “aprendo i suoi ranghi a tutti, poveri e ricchi, plebei e nobili”, accresce il suo potere politico; in questo modo, il principio dell’uguaglianza inizia “a penetrare, attraverso la Chiesa, al cuore del governo secolare”.
Nei successivi settecento anni, per dirla con Tocqueville, inizia “una doppia rivoluzione”: “La nobiltà scende la scala sociale, e la gente comune si eleva; una scende, l’altra sale. Ogni mezzo secolo li porta più vicini alla vetta, e ben presto sono arrivati ad un passo dal raggiungerla”.
Successe così anche negli Stati Uniti, la prima nazione al mondo creata da cristiani egualitari (i puritani) ed esplicitamente votata, nella sua costruzione, al principio dell’uguaglianza umana universale. Mentre per la Francia ci fu bisogno di una rivoluzione violenta per ribaltare gli elementi recalcitranti dell’ordine sociale, e avanzare sulla strada dell’uguaglianza, gli Stati Uniti avevano solo bisogno di dichiarare, ed assicurarsi, la propria indipendenza da un potere straniero, per far fiorire e progredire un egualitarismo già implicito nelle proprie consuetudini e istituzioni.
Tocqueville era affascinato da come sarebbe stata la democrazia in America, perché pensava fosse inevitabile che il resto della civiltà occidentale la seguisse nella costruzione di società fondate sull’uguaglianza. Ma aveva anche “una specie di terrore religioso […] alla vista di questa rivoluzione irresistibile, che per tanti secoli ha marciato su tutti gli ostacoli, e che si vede avanzare ancora oggi tra le rovine che ha prodotto”.
Grossomodo ottant’anni prima che gli immaginari lord e lady di Downton Abbey iniziassero a farsene un’idea, Tocqueville aveva già capito che quel mondo di privilegi aristocratici si stava sgretolando, e presto sarebbe diventato un cumulo di rovine. Questo era ciò che gli ispirava il suo religioso terrore.
Lo stesso terrore che oggi prende gli oppositori del matrimonio omosessuale, come se il principio cristiano dell’uguaglianza capovolgesse e trasformasse la tradizionale convinzione storica (cristiana) di cosa sia un rapporto matrimoniale. In questo senso, per lo meno, l’opposizione al matrimonio omosessuale ha un parallelo con l’opposizione al matrimonio interrazziale di qualche generazione fa: in entrambi i casi, gli oppositori si schierano contro la marcia dell’uguaglianza; in entrambi i casi, hanno fallito.
Certamente, bisogna assicurarsi che i diritti religiosi degli oppositori siano protetti. Ma c’è anche da sperare che, alla fine, seguiranno l’esempio di Tocqueville nel riconoscere che una delle ragioni principali per cui l’uguaglianza vince sempre, è che il nuovo ordine è sempre più giusto di quello che lo ha preceduto. Ecco perché Tocqueville consigliò di rassegnarsi ed accettare, piuttosto che rispondere in modo reazionario, perché cercare di “fermare la democrazia… [è] combattere contro Dio stesso”.
Niente di tutto questo significa qualcosa di così crudo come “Cristo vuole il matrimonio omosessuale”, ma significa che viviamo in una cultura in cui i riformatori che rivendicano con successo l’uguaglianza, inevitabilmente trionfano, perché chi si oppone all’uguaglianza troverà impossibile guadagnare terreno con le proprie convinzioni.
L’uguaglianza vince sempre, e l’uguaglianza è diventata la stella polare della cultura occidentale, grazie al cristianesimo.
* Damon Linker è corrispondente di TheWeek.com. In passato ha lavorato come redattore della New Republic.
Testo originale: How Christianity gave us gay marriage