Il Primate d’Irlanda incontra per il Sinodo i cattolici LGBT ed ascolta il loro desiderio di giustizia
Articolo di Bob Shine pubblicato sul blog Bondings 2.0 (Stati Uniti) il 27 luglio 2015, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Il primo arcivescovo d’Irlanda ha incontrato la scorsa settimana alcuni attivisti LGBT cristiani per discutere della sua partecipazione al prossimo Sinodo dei vescovi, con sullo sfondo la costante presenza del referendum (irlandese) sul matrimonio omosessuale. L’arcivescovo di Armagh Eamon Martin, Primate d’Irlanda, ha incontrato nella sua residenza alcuni rappresentanti del gruppo ecumenico Faith in Marriage Equality e del movimento cattolico riformatore Noi Siamo Chiesa. L’incontro era stato richiesto dalla delegazione prima del referendum di maggio, nel quale la possibilità del matrimonio omosessuale è stata approvata da quasi due terzi dei votanti.
Al Sinodo di ottobre l’arcivescovo rappresenterà la Chiesa irlandese assieme all’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin. Gli attivisti LGBT gli hanno chiesto di sollevare la questione della cura pastorale per le persone gay e lesbiche raccontando alcune delle loro storie, atto ben accolto dal prelato.
Brendan Butler di Noi Siamo Chiesa ha evidenziato i danni che il linguaggio della Chiesa ha inflitto alle persone LGBT, menzionando in particolare la lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1986, che descrive l’orientamento omosessuale “intrinsecamente disordinato… una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo”.
Butler ha affermato: “Se la Chiesa Cattolica vuole riguadagnare credibilità, non solo di fronte alle comunità gay e lesbica ma anche di fronte a tutta la comunità cattolica, allora l’attuale magistero cattolico deve cambiare”.
Jim O’Crowley, gay cattolico, ha esposto il contenuto di un libretto, “To Have and To Hold: Stories and Reflections of LGBT People, Their Families, and Friends” (Avere e possedere: storie e riflessioni dalle persone LGBT, le loro famiglie e i loro amici), precedentemente spedito all’arcivescovo. Secondo il sito Irish Central, Martin avrebbe affermato: “È stato utile leggere questo libro e ascoltare le storie dei cattolici omosessuali”.
Secondo Richard O’Leary di Faith in Marriage Equality l’incontro è stato “un bel passo verso il dialogo aperto”, costruito sulle fondamenta dell’appello di Diarmuid Martin al “senso di realtà” all’indomani del referendum. O’Leary ha aggiunto: “Siamo stati ben ricevuti dall’arcivescovo Martin, che ha affermato di volersi impegnare nel dialogo ed era particolarmente interessato alla cura pastorale delle persone omosessuali”.
(L’arcivescovo) Martin ha sempre avuto un atteggiamento positivo verso le questioni LGBT. Ha pubblicamente criticato il cardinale Raymond Burke per aver detto, a seguito del risultato del referendum, che gli irlandesi sono “peggio dei pagani”, affermando che lui non avrebbe utilizzato quel linguaggio. Prima del voto disse che la libertà religiosa era in pericolo, ma criticò pubblicamente un vescovo che aveva paragonato l’omosessualità alla sindrome di Down.
Inoltre, i vescovi irlandesi minacciarono di non far più registrare civilmente i matrimoni dai sacerdoti se il referendum fosse passato. Ora, come riporta il quotidiano The Independent, l’arcivescovo sta rivedendo questa posizione e afferma che la gerarchia ecclesiastica “sta monitorando la situazione per capire se sia possibile continuare”.
Padre Gerry O’Connor dell’Associazione dei Sacerdoti Cattolici afferma che tale prospettiva è sempre stata una “falsa minaccia” utilizzata contro gli elettori e che sarebbe estremamente problematico metterla in atto perché taglierebbe i legami già fragili con i giovani cattolici, che in maggioranza si sposano religiosamente ma sono altrimenti assenti dalla vita della Chiesa.
Dopo il referendum di maggio i commentatori di tutte le tendenze hanno speculato sull’impatto che il voto avrebbe avuto e continuato ad avere non solo sulla Chiesa irlandese ma sulla Chiesa Cattolica in generale. L’incontro con l’arcivescovo Martin può essere un primo frutto di quella cultura dell’accoglienza ripetutamente invocata da papa Francesco e troppo spesso negata ai cattolici LGBT.
La condivisione delle storie e dei rapporti personali è utile alla causa dell’uguaglianza, dentro e fuori la Chiesa, e mantiene la sua importanza nei cambiamenti di paradigma culturale e di diritti legali.
Preghiamo perché i due arcivescovi Martin ascoltino con attenzione la voce dei cattolici irlandesi e portino al Sinodo di Roma il loro desiderio di maggiore giustizia e inclusione e perché questo desiderio venga ascoltato da tutta la Chiesa!
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Testo originale: Ireland’s Top Bishop Meets with Gay Advocates, Withdraws Marriage Boycott Threat