Il sindaco cattolico di S. Francisco scuote la Chiesa sul matrimonio gay
Articolo di Mary Jo McConahay tratto dal Pacific News Service del 3 marzo 2004, tradotto da Fabio
Il 15 maggio 2008 è una nuova data storica per i diritti umani: la Corte Suprema della California ha riconosciuto che vietare il matrimonio alle persone dello stesso sesso viola la costituzione dello Stato. La California diventa dunque il secondo Stato degli Stati Uniti (dopo il Massachussets) e il settimo stato nel mondo (dopo Olanda, Belgio, Spagna, Canada e Sudafrica) a riconoscere il matrimonio e i diritti di famiglia per i gay e le lesbiche. Il sindaco cattolico di San Francisco, Gavin Newsom, parlando dal palazzo municipale di fronte a una folla festante, ha tenuto un memorabile discorso sulla vittoria della dignità umana e dei diritti umani in California. Riportiamo un articolo scritto all’inizio del mandato di Newsom che parla della sua battaglia, come sindaco e come cattolico, per i diritti dei gay.
SAN FRANCISCO – Per i 65 milioni di cattolici americani, il richiamo del presidente Bush per una moratoria costituzionale contro il matrimonio gay porta le convinzioni personali al centro dell’attenzione pubblica. Ma qui a San Francisco, l’argomento scotta.
Questo è l’epicentro della nuova controversia nazionale, dove i matrimoni civili fra persone dello stesso sesso sono iniziati a Febbraio (2004), e dove la Chiesa sta affrontando i vari aspetti di una battaglia che si è allargata a tema nazionale: i vescovi indeboliti dallo scandalo degli abusi sessuali, condannano i matrimoni gay; i laici si spaccano tra contrari e favorevoli; ci sono persino leader politici cattolici favorevoli al matrimonio gay.
Dopo appena 36 giorni dall’elezione, Gavin Newson ha alimentato il dibattito nazionale per aver ordinato all’anagrafe municipale di concedere le pubblicazioni di matrimonio alle coppie dello stesso sesso. Il primo matrimonio celebrato nel maestoso palazzo municipale ha unito due donne lesbiche che vivevano insieme dal 1953; ne sono poi seguiti migliaia. Le autorità municipale di New Paltz (stato di New York) e Portland (stato dell’Oregon) hanno già seguito l’esempio di Newsom.
Il sindaco Newsom ha frequentato l’università cattolica di Santa Clara, a circa un’ora da S. Francisco, e si è sposato con la moglie Kimberly con una elegante cerimonia in una chiesa cattolica nella parte alta della città.
Qualcuno sottolinea la possibilità di un certo grado di conflitto fra l’adesione al cattolicesimo del sindaco e la sua sfida alle norme della Chiesa e dello Stato. Certamente la Chiesa la vede così.
L’arcivescovo di San Francisco William Levada [attualmente nominato Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede dopo l‘elezione a papa di Ratzinger N.d.T.] ha ribadito che la Chiesa chiede “compassione e sensibilità verso le persone omosessuali” e sostiene i diritti, i benefici e la protezione di tutti i bambini che vivono con genitori uniti civilmente [quindi – si presume- anche i bambini adottati da coppie dello stesso sesso, N.d.T.].
Ma Levada ha anche ribadito che il “matrimonio” deve essere tra un uomo e una donna per la procreazione. Alcuni cattolici di San Francisco, inclusi coloro che hanno sostenuto l’elezione di Newsom, hanno espresso perplessità e contrarietà.
“Non avrei mai pensato che tu saresti stato così ostile al matrimonio da promuoverne un concetto che è stato ripudiato per migliaia di anni, non solo dal Cattolicesimo in cui tu sei stato battezzato, ma storicamente da tutti gli altri gruppi religiosi e civiltà” ha scritto un sacerdote in una lettera a Newsom rimasta senza risposta.
In ogni caso, si contano migliaia di cattolici fra i due terzi dei cittadini di San Francisco favorevoli al matrimonio gay. Il cattolicesimo rimane la confessione religiosa che conta il maggior numero di aderenti negli Stati Uniti. Il voto è incoraggiato dai sacerdoti. E malgrado la vergogna e la vulnerabilità che è ricaduta sui vescovi a causa dello scandalo degli abusi sessuali dei preti, i fedeli continuano a fare affidamento sull’insegnamento dei vescovi in materia di fede.
L’estate scorsa Roma ha stabilito che i politici cattolici non devono soltanto votare contro le unioni gay, ma anche esprimere una opposizione “chiara e pubblica”. Papa Giovanni Paolo II aveva evidenziato quest’obbligo in una comunicazione che era arrivata nello stesso momento in cui le coppie dello stesso potevano sposarsi qui a San Francisco.
Si tratta di un’istruzione che potrebbe causare disagio ai legislatori del Massachussets. A novembre (2004) infatti la Corte Suprema dello Stato ha ordinato al parlamento di provvedere a una legge che riconosca i matrimoni gay a partire dal mese di maggio. Una buona parte dei 200 membri del parlamento del Massachussets sono cattolici; i vescovi hanno scritto lettere a oltre un milioni di cattolici per fare pressione su di loro.
La preoccupazione che i politici cattolici rispondano delle loro azioni al Vaticano era stata sollevata ai tempi di John F. Kennedy. […] Alcuni cattolici vorrebbero che la Chiesa condannasse con forza la pena di morte così come si prodiga nel condannare il matrimonio gay. Altri sottolineano che la Chiesa decenni fa condannava la contraccezione artificiale come contraria al fine dell’unione sessuale: la procreazione. Tuttavia la contraccezione è praticata da un elevato numero di cattolici, senza che questo causi una crisi nella loro fede o produca foschi ammonimenti da parte delle gerarchie.
Altri cattolici considerano irrilevante la controversia sui “matrimoni” puramente civili, dal momento che la Chiesa non riconosce come valida l’unione di due persone senza la cerimonia religiosa. La Chiesa non ha nulla a che fare con ciò che lo Stato riconosce come legale. Per alcuni gay cattolici, comunque, questa è una conclusione offensiva.
Peter Novak è uno dei tre professori dell’Università gesuitica di San Francisco che si è recato con il compagno in municipio, aspettando tutta la notte sotto la pioggia, per avere la pubblicazione di matrimonio.
Novak, che ha conseguito il dottorato a Yale, sostiene che la sua famiglia di tradizione cattolica è stata molto accogliente verso la sua relazione non tradizionale col compagno, che dura da ben nove anni. Il padre di Novak, diacono cattolico, appena ha sentito la notizia del “matrimonio” ha chiesto dove poter trovare la lista nozze.
Ma il professore non crede che la sua relazione sarà riconosciuta dalla Chiesa che lui ama, Chiesa che gli causa sofferenza e lo fa sentire “inferiore”.
“Vedo che la Chiesa è compassionevole e sta lottando per comprendere” dice Novak. “Molti membri della Chiesa mi sostengono, quegli stessi membri della Chiesa che chiamiamo Corpo di Cristo, e che posso tenere separati dalla Chiesa-istituzione. Non posso evitare di sentirmi offeso, ma posso continuare a chiamarmi cattolico.”
Articolo originale (sito esterno)
San Francisco's Catholic Mayor Shakes Up His Church on Gay Marriage