Il vescovo Bonny propone un rito per benedire le unioni gay e i divorziati risposati
Articolo di Nick Donnelly pubblicato su EWTN News (Gran Bretagna) il 5 ottobre 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
In una lunghissima intervista pubblicata nei mesi scorsi Johan Bonny, vescovo (cattolico) di Antwerp (Belgio), ha proposto un rito per le persone gay che vivono il “matrimonio omosessuale” e per le persone divorziate e risposate e le coppie conviventi, definite (nella chiesa) come persone che “vivono nel peccato”.
L’arcivescovo Bonny ha fatto questa proposta durante una conversazione con Roger Burggraeve e Ilse Van Halst, pubblicata nel libro “May I? Thank you. Sorry: Frank dialogue about relationships, marriage and the family”.
Il vescovo Bonny propone che la Chiesa offra accettazione e benedizione alle persone che vivono queste relazioni – una sorta di riconoscimento non-sacramentale. Egli ne sottolinea la possibilità chiedendosi se può, come vescovo, approntare un rito per i credenti che vivono insieme e si augurano il meglio, alla luce della presenza di Dio, come i genitori fanno il segno della croce ai propri figli.
Commenta che quest’ultimo non è un sacramento, ma appartiene all’insieme di gesti sacri. Si chiede poi se la Chiesa possa stabilire dei gradi tra il “niente” delle coppie non sposate e il “tutto” del matrimonio sacramentale, riconoscendo ciò che c’è “già” e, nello stesso tempo vedendo quello che “non” c’è.
Il vescovo Bonny riconosce che le persone omosessuali non possono entrare in una vera unione sacramentale perché non possono esprimere la profonda e simbolica unione della differenza di genere e la fertilità. Comunque, vorrebbe che la Chiesa riconoscesse le persone omosessuali che cercano relazioni esclusive e durature. Si domanda anche se essa debba comprimere ogni cosa in un unico modello, o invece creare un rito che riconosca “l’amore tra le persone omosessuali”.
Per i divorziati e risposati civilmente, il vescovo Bonny propone che la questione della comunione dovrebbe essere considerata attentamente. Riconosce che questo non significa un ‘sì’ o un ‘no’ totali, ma quacosa di equilibrato. Propone che i pastori giudichino a partire dalle situazioni individuali delle persone in questione. O piuttosto, dovrebbero decidere sulla base di determinati criteri.
Il vescovo di Antwerp ammette di credere che, in alcuni casi, la Chiesa cattolica potrebbe benedire le seconde nozze, anche se il primo matrimonio rimane valido, seguendo l’esempio della Chiesa ortodossa. Egli vede questa benedizione come un atto di misericordia, che non ripete o sostituisce il primo matrimonio sacramentale, che rimane unico.
Riflessioni
Proponendo che la Chiesa benedica le “unioni” gay il vescovo Bonny va oltre l’indicazione data, nel 2003, dall’allora cardinal Ratzinger che scrisse che:
“Il riconoscimento delle unioni omosessuali, o il metterle allo stesso livello del matrimonio, significherebbe non solo l’approvazione di un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società di oggi, ma oscurerebbe anche i valori basilari che appartengono all’eredità comune dell’umanità. La Chiesa non può fallire nel difendere questi valori, per il bene degli uomini e delle donne e per quello della società stessa”.
Di più, è difficile conciliare la proposta del vescovo Bonny di un riconoscimento ecclesiale delle coppie divorziate e risposate civilmente con l’esplicito insegnamento attuale) sull’indissolubilità del matrimonio.
Testo originale: Bishop Bonny proposes rite to bless gay unions & divorced remarried