In Libano il mio crimine è essere gay
Testimonianza di Samir tratta dal blog Lebidaho (Libano), 17 Maggio 2011, liberamente tradotta da Daniela Corrado
(Omofobia). A questo proposito, le uniche esperienze degne di nota che ricordo risalgono a pochi anni fa e riguardano le reazioni omofobiche dei miei parenti, vicini e lontani, nel momento del mio coming out. Me lo aspettavo, ma fui ugualmente deluso nel vedere che dei valori illogici avevano la priorità sulla felicità e il benessere di un membro della famiglia. Tutti sempre lì a trattarmi come un criminale. Poi alcuni dei miei fratellastri riuscirono a comprendere la mia situazione, e mostrarono di accettarmi appoggiando la mia identità.
Considero queste esperienze degne di nota perché, in realtà, ho sempre deciso di non curarmi dell’omofobia che mi circonda; l’ho fatto soprattutto per evitare di intaccare la mia sanità (mentale). Non è che per questo io la tolleri, ma semplicemente non voglio che influenzi il mio modo di comportarmi; cosa che è accaduta per tutta la mia giovinezza fino alla mia maturità di adulto. Le famiglie con atteggiamenti omofobici sono fonte di grande sofferenza.
Personalmente sono stato fortunato. L’appoggio che i miei fratellastri mi hanno dato, anche se ci è voluto un po’, mi compensa dell’atteggiamento di altri membri della mia famiglia; che, ancora oggi, non la smettono di farmi sentire profondamente umiliato.
Testo originale: Not a Criminal