Inferno Siria. Dove l’omosessualità è un arma contro gli oppositori
Testimonianza di Sami Hamwi tratta da gaymiddleeast.com, 10 agosto 2011, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Dallo scoppio delle proteste in marzo è molto pericoloso formare qualsiasi tipo di raduno in Siria. I gay siriani hanno evitato d’incontrarsi per alcune settimane, prima di iniziare ad individuare i posti e le ore migliori per queste attività.
Fino a poco tempo fa la maggior parte delle persone lesbiche, gay, bisex, trans (LGBT) cercavano di evitare di dichiarare le loro opinioni politiche fino a che le proteste non sono arrivate più vicino a loro. Diventando più consapevoli dei fatti hanno cominciato ad esprimere le loro opinioni.
Ciononostante, le persone LGBT pro-regime, per pochi che siano, hanno sempre espresso le loro opinioni. Naturalmente hanno anche cercato di imporle agli altri. Uno dei parenti di Assad è un noto gay di Damasco. La maggior parte della gente cercava di evitarlo all’iniziodelle proteste, mentre altri hanno cercato di farselo amico. Recentemente i suoi nuovi amici hanno minacciato i gay anti-regime di denunciarli alle autorità e di passare i loro nomi alla polizia segreta.
Hanno usato i siti Internet di incontri gay per contattare gente e minacciarla. Alcuni cercano solo di ricattare i gay per fare sesso con loro. Altri stilano liste di nemici del regime e ne pubblicano online i nickname. È noto che gli estremisti usavano i siti gay – principalmente ManJam – in Iraq per dare la caccia agli omosessuali, torturarli e ucciderli. Ora sorge la preoccupazione che i Siriani usino gli stessi metodi per aiutare il regime a catturare gli oppositori gay.
ManJam è un sito a cui è facilissimo accedere e iscriversi. Le garanzie di serietà sono minime e molti utenti hanno più di un profilo. Con le difficoltà di accedere ad Internet che ci sono attualmente in Siria, rintracciare quei profili è quasi impossibile. In ogni caso, quando ci imbattiamo in un profilo che presenta una lista di profili di avversari del regime cerchiamo di segnalarlo. Sfortunatamente i webmaster di ManJam non muovono un dito.
Ho segnalato tre profili di questo tipo che però esistono tutt’ora e le loro liste si allungano. Oggi ho ricevuto un messaggio da un amico che mi racconta delle difficoltà che attraversa da quando questi individui lo hanno messo su una delle loro liste.
È già abbastanza dura per i gay siriani doversi nascondere e temere le autorità a causa della loro sessualità, in un paese dove l’omosessualità è proibita per legge. Il pericolo diventa ancora maggiore con i fanatici di Assad (ndr il presidente della Siria) che minacciano di denunciare chi osa avere un’opinione politica diversa. Lo scorso giugno i media siriani hanno cominciato ad indicare l’omosessualità come “la ragione morale per cui non si seguire certi canali di notizie”.
Al-Arour, un ex ufficiale dell’esercito siriano diventato membro di una fratellanza Musulmana, è stato denunciato come omosessuale sui canali TV siriani. Sono stati pubblicati documenti militari segreti che rivelano come la ragione del suo congedo dall’esercito fosse la sua omosessualità. Nello stesso periodo è stato rivelato il responsabile del falso caso Amina [una fantomatica blogger lesbica siriana che sarebbe stata rapita dalle autorità n.d.t.], dando ai media siriani ulteriori ragioni per utilizzare l’omosessualità contro alcuni protestatari.
È preoccupante pensare che alcuni gay contrari al regime possano essere usati come prossimi capri espiatori. È terrificante essere testimoni della versione siriana della famigerata caccia al gay in Iraq. Nelle omofobiche società arabe le conseguenze di questa caccia possono essere catastrofiche. Alcuni sopravvissuti gay iracheni fuggiti dalla Siria ci avevano avvisati prima di partire.
Non abbiamo creduto che potesse accadere in Siria.
Testo originale: More Dangers for Gay Syrians, and MANJAM collaborates!