Israele-Palestina: tre associazioni di credenti LGBT francesi sul cammino della pace
Articolo di Julien Bahloul tratto da Tetu.com (Francia), 12 novembre 2011, liberamente tradotto da Dino
“Sono un ebreo credente e omosessuale, di origine francese, e sono molto emozionato per questo incontro con voi”, afferma con slancio un adolescente israeliano un po’ turbato, con la kippa sulla testa e il microfono in mano.
Questa scena avviene sulla terrazza dell’Istituto francese in una delle più belle strade di Tel Aviv, alla presenza dell’ambasciatore di Francia Christophe Bigot. Di fronte a lui ci sono molte decine di francesi che provengono dalle associazioni Beit Haverim (ebrei omosessuali), David et Jonathan (cristiani omosessuali) e HM2F (musulmani omosessuali di Francia).
Nella loro settimana di presenza in Israele e in Palestina, si sono dati una sfida: dimostrare che ciò che li avvicina è più forte di ciò che li separa. In altre parole, il fatto di vivere con un’identità omosessuale deve poter riunire uomini e donne appartenenti a religioni diverse, per dimostrare che è possibile un’intesa.
“Per dei musulmani venire in Israele o per degli ebrei venire in Palestina, non è un gesto vistoso, ma è ciò che costituisce la forza del nostro viaggio” spiega Frank, il portavoce di Beit Haverim. “Volevamo davvero venire sul posto, per abbattere i pregiudizi, sia dal lato israeliano che da quello palestinese”, conferma Ludovico, fondatore di HM2F.
“Era molto emozionante”
Anche per i cristiani dell’associazione David et Jonathan, far parte di quest’avventura era importante. Thibault, 50 anni, ad esempio vede nei suoi correligionari un “elemento di unione” tra le comunità. “Riguardo alle nostre Chiese o al Vaticano, che in noi non vedono altro che degli omosessuali, vogliamo dimostrare loro che possiamo svolgere un ruolo positivo nella ricerca della pace”. E ricordare che l’associazione HM2F è nata grazie al sostegno materiale di David et Jonathan.
Oltre alla scommessa della pace, questo viaggio rappresentava anche una ricerca spirituale.
Tra i partecipanti, molti sono credenti. Camminare sui passi di Gesù, vedere i luoghi santi di Gerusalemme è un’esperienza che lascia il segno per tutta la vita. “Sapevo che questo viaggio sarebbe stato straordinario”, racconta il trentaduenne Cédric. “Sono venuto qui un po’ in anticipo e per la prima volta nella mia vita ho conosciuto i cugini di mia madre che si erano stabiliti vicino a Gerusalemme dopo la loro partenza dall’Algeria.
E’ stato molto toccante”, riferisce. Precisa anche di aver approfittato in modo completo dei vantaggi offerti dalla Città Santa recandosi nell’unico bar gay di Gerusalemme. “Ho anche potuto passeggiare per Gerusalemme mano nella mano con un uomo uscendo di sera”, dice sorridendo.
Quello che ci unisce
Catherine Tripon, 51 anni, atea e portavoce dell’associazione L’Autre Cercle, che combatte contro le discriminazioni omofobe nel mondo del lavoro, ci teneva a partecipare al viaggio. “Se noi francesi siamo capaci di stare insieme per dimostrare che ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide, allora è possibile che ci sia una speranza”, afferma. “Ogni amore seminato, un giorno fiorirà”, afferma anche Patrick Sanguinetti, portavoce di David et Jonathan, con una frase che probabilmente riassume nel modo migliore la motivazione che anima ciascuno dei partecipanti a questo viaggio.
Testo originale: Israël-Palestine: trois associations LGBT françaises sur le chemin de la paix