La cultura pagana e quella cristiana e le loro influenza sulla sessualità
Articolo di Gregorio Plescan tratto dal Bollettino Refo, n.5 del 1999
Il cristianesimo si è caratterizzato per secoli, ed in parte ancora oggi, per una grande sessuofobia, vera "prigione per le anime", da cui è ancora molto difficile emanciparsi. Benché non ci sia spazio per approfondire troppo la storia di questo "modo di essere" cristiani possiamo dire che, senza dubbio, chi per primo ha intrapreso questa via è stato influenzato da vari movimenti culturali presenti nella chiesa primitiva che non traevano origine da una base biblica, ma proprio dal mondo classico e pagano del tempo.
Abbiamo visto nel precedente articolo che, per svariate ragioni, in sostanza, la Bibbia non propone un "codice morale" univoco rispetto alla vita sessuale, etero od omo che sia.
Sappiamo però – di solito per esperienza diretta – che spesso il cristianesimo si è caratterizzato da una reale sessuofobia, che diventa vera "prigione per le anime" da cui è molto difficile emanciparsi. Questa visione ha una serie di origini che cercheremo di presentare in questa puntata.
Il primo elemento che dobbiamo tener presente nasce dal particolare sviluppo che il cristianesimo ha avuto fin dal 250 d.C. circa: il monachesimo.
Benché non ci sia spazio per approfondire troppo la storia di questo "modo di essere" cristiani, possiamo dire che, senza dubbio, chi per primo ha intrapreso questa via (Paolo e Antonio, in Egitto) è stato influenzato da vari movimenti culturali contemporanei, che non traevano origine da una base biblica, ma classico-pagana.
Abbiamo dunque l'humus del filosofo greco Aristotile, che mette al centro una riflessione maschile e patriarcale (per cui la donna è un maschio mancato): questo approccio alla sessualità finirà per rendere marginale chi non si uniforma allo stereotipo maschile patriarcale.
Una seconda chiave di lettura dei primi padri della chiesa, che sarà gravida di conseguenze nella teologia posteriore, è il rapporto conflittuale con il corpo. Di fatto il cristianesimo post-apostolico inizia a preparare il terreno per la contrapposizione-esaltazione dello spirito come barriera/vincolo per il corpo.
In pratica si inizia ad esaltare lo spirito, come elemento di conoscenza pura del divino, mentre, conseguentemente, il corpo viene visto come una barriera per questo approccio, Il risultato principale di questo atteggiamento sarà lo sviluppo del "valore" della verginità (principalmente femminile) e della continenza (ovviamente come virtù prevalentemente maschile).
Terza premessa indispensabile è la riflessione sul desiderio. A poco a poco questo viene visto come porneia (che in questo caso potremmo tradurre con "dissolutezza, scostumatezza") [1].
In questo modo l'incontro con il corpo dell'altro diventa segno di debolezza e di predizione; la manifestazione del desiderio per il corpo diventa metro dell'impotenza umana nell'incontrare Dio.
Il cammino della storia della chiesa ha alcune fasi storiche precise:
a) fino al 250 ca. La neonata chiesa predica ai pagani una disciplina morale, in polemica con i costumi classici. Questa disciplina non è solo cristiana (ma presente anche nell'ebraismo e nella cultura ellenistica coeva), al punto che alcuni studiosi si sono domandati se il "buon cristiano" proposto dagli apologeti dei primi secoli non corrisponde al "buon cittadino" proposto dai pensatori pagani romani.
Questa moralità deriva da preoccupazioni specifiche e ricorrenti: quelle di vivere concretamente la fede. Alcuni tra i primi testi cristiani (Giustino martire, le Didaké) offrono come esempio di fede vissuta il non "esporre i bambini" [2], né il dedicarsi a pratiche magico-erotico-stegonesche etero e omosessuali.
In questa fase non si parla ancora di esaltazione del celibato o della verginità, ma piuttosto di rigida monogamia come esempio di vita cristiana.
Interessante è la riflessione di Tertulliano (160 ca.-220 ca.): "noi mettiamo in comune i nostri beni… eccettuate le nostre mogli" . Si pone qui la base della morale sessuale in questa prima fase del cristianesimo: la differenza fondamentale tra uso dei beni (secondario e condivisibile) e della relazione uomo-donna (fondamentale e non negoziabile).
In questo la chiesa va incontro ad esigenze presenti anche nella società pagana e nella filosofia stoica (che ha come risultato, tra gli altri, il commento moderatamente positivo che Plinio il Giovane dà del cristianesimo sotto il punto di vista morale).
In questa fase, però, esiste anche il problema degli eccessi ascetici. Costoro propongono tesi che rifiutano il matrimonio in quanto tale, sia sulla base del fatto che Gesù non si sarebbe sposato, sia sul disprezzo del corpo e della creazione decadente (la procreazione sarebbe "al servizio della morte").
Per confutare queste due tendenze opposte, si prende a piene mani dalla filosofia stoica circostante (più che dalla Bibbia), e si mette fortemente l'accento sulla legge naturale, che viene definita così:
– è naturale ciò che si trova in un processo non contaminato dal peccato (la sessualità è naturale come la semina dei campi);
– è naturale ciò che è animale – gli animali non sono contaminati dal peccato;
– è naturale ciò che è strutturale al corpo umano (l'occhio è fatto per vedere).
In questo modo si pone il tema di una (supposta) oggettività etica e si pongono le basi per un futuro dualismo: quello tra amore spirituale e amore carnale.
b) la tradizione partistica dei secc. IV-V
In questa fase si pongono due riflessioni che saranno fondamentali per gli sviluppi futuri:
– innanzitutto si stabilisce una separazione radicale tra sessualità e amore, ponendo dei legami nascosti (ma stretti!) fra sessualità e peccato.
In questo contesto, la chiesa sottolinea la già precedentemente ipotizzata superiorità della verginità rispetto al matrimonio, perché questo (collegato alla sessualità) rischia di distogliere da Dio.
L'aspetto interessante di questo sviluppo è che inizia in questa fase una riflessione sullo sviluppo psicologico, ma quasi esclusivamente in senso negativo (la riservatezza viene vista automaticamente come vergogna).
La perdita del controllo su di sé che è caratteristica dell'innamoramento diventa sinonimo di debolezza e umiliazione (da qui una specie di rapporto intimo tra sesso-peccato).
E' in questa fase che si sviluppa la concezione della sessualità al solo fine della procreazione, così come l'esaltazione della verginità – che "rende i mortali simili agli angeli" [3]; "una vergine sposa Dio"4.
Il matrimonio diventa lo specifico di coloro che non sanno rinunciare alle passioni e rischia di far dimenticare lo spirituale a vantaggio del piacere. Questo tipo di riflessioni è il segno del progressivo allontantamento della chiesa dalla Bibbia e della sua sensibilità:
– se per la Bibbia la relazione affettiva è lo spazio privilegiato per la relazione con l'altro (e quindi il luogo dell'analogia per la relazione con Dio, in tutte le sue complessità – pensiamo ai problemi e le potenzialità del profeta Osea), qui viene ormai vista solo come un ancorare l'uomo a preoccupazioni materiali e corporali.
c) Il medioevo
A partire da Agostino si sviluppa un riflessione su due binari:
– unione sessuale in vista della procreazione è naturale (= divinamente sancita);
– la concupiscenza è sbagliata (= nelle mani del diavolo).
E' in quest'ottica che si delineano alcune sistematizzazioni del tema dei rapporti interpersonali e matrimoniali:
* figli
* patto di fedeltà
* simbolo della stabilità dell'unione.
Tommaso d'Aquino affronta una trattazione sistematica del tema fede-omosessualità, a partire dal problema della nascita: poiché ogni effetto dovrebbe essere simile alla sua causa, ogni nato dovrebbe essere un maschio (la donna è soltanto il luogo dove il seme si sviluppa!), per cui la nascita di una bambina è da attribuirsi a fattori secondari (Tommaso riprende la teoria medica di Aristotile, sostenendo che la nascita di una femmina dipende dall'influenza del vento umido da sud).
In questo sistema, l'omosessualità viene collegata all'(in-)temperanza, quale lussuria, perché sarebbe un atto sessuale non finalizzato alla procreazione. E' contro natura perché la funzione naturale del sesso è la procreazione.
La sensibilità muta con lo spuntare del tema dell'amor cortese e della "scoperta dell'amore" (inteso come sentimento sganciato dall'obbligo genitale della morale matrimoniale). L'amor cortese "casto" si contrappone al rapporto padrone-sottomessa della morale comune. I "campioni" di questo tipo di relazione, nella quale il sentimento riprende drammaticamente posto nella storia: Abelardo ed Eloisa diventano il paradigma di questi amanti per libera scelta che vivono una relazione così franca da dimostrarsi pericolosa.
Ma, in quanto tale, profonda e in-censurabile (tutto ciò apre una grande novità rispetto al tema da noi trattato: il sentimento di amore gay).
d) la Riforma
La Riforma muta la prospettiva del rapporto fra cristianesimo ed etica, anche sessuale. Sintomatico di questa nuova maniera di guardare al mondo sono le parole di Lutero con cui invita i pastori a sposarsi, piuttosto che "ardere".
La responsabilità e la risposta personale e consapevole diventano la chiave di lettura dell'etica, anche di quella sessuale.
Alcune tesi riassuntive-conclusive:
– l'etica cristiana dei primissimi secoli si incontra contemporaneamente con le correnti "moraliste" dell'epoca (lo stoicismo) e con la sensazione di decadenza presente nella società romana. In qualche modo l'etica della chiesa ha uno scopo apologetico che si realizza in una società che ha bisogno di una base moralista.
– le prime eresie tendono o a demonizzare il sesso, oppure ad idolatrarlo. Anche per questa ragione viene sottolineata la liceità e funzionalità del sesso nel matrimonio.
– col passare del tempo, però, il cristianesimo istituzionalizzato assume degli approcci sistematici all'etica, per esempio attraverso l'elaborazione della "morale naturale", che diventa metro dell'etica, ma anche potenziale arbitrio della normalità.
– in questo senso il sesso viene "tollerato" come male necessario (alla riproduzione…), sempre comunque sottomesso a valori supposti superiori, come la verginità e il celibato.
– la prima svolta avviene con la nascita dell'amor cortese, dove la dignità dei sentimenti irrompe nella vita codificata, esigendo considerazione, al limite dell'autodistruzione (Abelardo ed Eloisa; Paolo e Francesca).
– La riforma dà un ulteriore colpo all'approccio casistico all'etica privata, sottolineando la libertà del cristiano.
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[1] Per fare l'esempio un pagano, che però verrà abbondantemente citato da autori cristiani, Epitteto (50 ca.-138 ca.): scrive: "ogni amore per la donna d'altri è scandaloso; così pure, troppo amore per propria moglie è adulterio… non vi è nulla di più immondo che amare la propria moglie come un'amante…"
[2] Era una forma piuttosto truculenta di controllo delle nascite per cui i neonati indesiderati venivamo messi fuori dalla porta di casa, alla mercé di tutto quello che poteva accadere.
[3] G. Crisostomo.
[4] Ambrogio.