La diocesi del Missouri (USA) scrive delle linee guida per l’accoglienza degli studenti con famiglie “non-tradizionali”
Articolo di Francis DeBernardo pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 15 giugno 2017, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
La diocesi di Jefferson City, in Missouri (Stati Uniti), ha emanato una serie di linee guida che incoraggiano le scuole cattoliche ad aprirsi all’accoglienza degli studenti provenienti da famiglie “non-tradizionali”, incluse quelle con membri LGBT. Allo stesso tempo, queste linee guida chiedono ai genitori di queste famiglie di impegnarsi con lealtà nei confronti della dottrina della Chiesa.
In quello che può essere il primo esempio di un comportamento della Chiesa cattolica statunitense che enfatizza il dialogo, la diocesi di Jefferson City, secondo un articolo del The Fulton Sun, ha stabilito che “dove possibile, l’obiettivo sia di permettere l’iscrizione (a questi studenti)”.
Le linee guida sono state predisposte da suor Elizabeth Youngs, sovrintendente diocesano per la scuola, e sono state approvate dal vescovo diocesano John Gaydos. Mentre le linee guida enfatizzano il dialogo e l’accettazione, contengono anche la richiesta che i parenti firmino un “patto formale”, che l’articolo riporta così:
“… sulle aspettative della scuola circa il modo in cui i genitori, a casa, diano valore agli insegnamenti della Chiesa. La Youngs dice che: “Non abbiamo intenzione di cambiare ciò che insegniamo in accordo con la nostra Chiesa, solo per far sentire qualcuno più a suo agio”.
Un altro obiettivo delle linee guida è quello di sottolineare la valutazione del singolo caso. Esse offrono le seguenti raccomandazioni:
“… Si devono valutare i bisogni speciali degli studenti – che includono l’essere membri della comunità LGBT o avere genitori che lo sono – allo stesso modo di quando si valuta le difficoltà di apprendimento, le disabilità fisiche e psichiche. La scuola cattolica ha la volontà di proporre facilitazioni, ma fino ad un certo punto, superato il quale, probabilmente, gli studenti delle famiglie non-tradizionali sarebbero seguiti meglio altrove. Nei documenti di pastori e presidi ci sono esempi di come condurre questo tipo di discussione con i genitori”.
Se si scoprisse che i genitori hanno violato il “patto formale”, lo studente potrebbe essere espulso dalla scuola. Il giornale riporta che:
“Dal comportamento dello studente si valuterà se l’accordo fatto dai genitori non va come dovrebbe” dice la Youngs, in tal caso “la scuola potrebbe chiedere loro di ritirare i propri figli. Lo stesso vale per chi ha problemi di disciplina e per quei studenti che hanno necessità che la scuola non è in grado di garantire, come ad esempio per le difficoltà di apprendimento”.
La buona notizia è che sembra che la diocesi di Jefferson City voglia dialogare con i genitori, piuttosto che allontanare immediatamente gli studenti a causa di implicazioni LGBT. Il dialogo è sempre positivo. È interessante notare che il The Fulton Sun ha fatto sapere che molti di quelli che criticano questa politica vorrebbero bandire immediatamente sia gli studenti LGBT, sia quelli che hanno genitori LGBT. La diocesi ha scelto di non farlo e questo modo di procedere è, per lo meno, un primo passo.
Uno degli amministratori diocesani dice che il dialogo è importante non solo con le famiglie non-tradizionali, ma con i cattolici che le sostengono. L’articolo dichiara infatti che:
“[Il sovrintendente associato per la scuola, suor Julie] Brandt, afferma che per costruire qualsiasi ponte con gli oppositori alla guida diocesana si dovrebbe usare lo stesso schema in esso contenuto: incoraggiare il dialogo in generale e sulle cose non condivise in particolare.
”Penso che tutti cresceremmo se potessimo far nascere una conversazione civile, e non lanciarci accuse a vicenda”. ”Credo davvero che lo Spirito Santo sia all’opera nella nostra Chiesa”. Attraverso la preghiera, “lo Spirito ci sta guidando, anche nel mezzo di quelle che a volte sembrano delle sfide o Delle discordie”.
La cattiva notizia è che chiedendo ai genitori di firmare un “patto formale” li facciano già apparire come sospetti, trattandoli come persone che si accettano solo a determinate condizioni. Il “patto” si usa solo con le famiglie non-tradizionali. E allora, le altre che con le loro vite, le loro convinzioni, e le loro azioni non violano altri aspetti dell’insegnamento della Chiesa? Ma perché balzano agli occhi solo gli argomenti sessuali o riguardanti il genere?
Un’altra cosa negativa è che sembra che il personale scolastico controlli gli studenti delle famiglie non-tradizionali per vedere se i loro genitori violino in qualche maniera il “patto formale”. L’articolo si chiede: “‘Come possiamo controllare tutto ciò che abbiamo chiesto di fare ai genitori?’ per paura che non rispettino quello che hanno sottoscritto”, dice la Youngs.
“Non viviamo a casa con le famiglie, dice la Brandt. Si può solo osservare il comportamento degli studenti sebbene, come uno di loro ha detto, “‘Mia madre dice che non è giusto”.
La politica della diocesi di Jefferson City ha il valore di un passo avanti nella completa accettazione delle famiglie con membri LGBT ed è un passo in avanti rispetto alla politica draconiana (di esclusione) varata, nel 2015, dall’arcidiocesi di Philadelphia.
La politica della diocesi di Jefferson City può avere successo se si usa per l’accoglienza e non il sospetto. E forse l’esperienza di un dialogo con così tante famiglie diversità aiuterà la Diocesi ad avvicinarsi ad un atteggiamento che sarà davvero all’insegna dell’accoglienza.
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Testo originale: Missouri Diocese Issues Guidelines on Accepting Students from ‘Non-traditional’ Families