La legge Zan e il contributo dei cattolici LGBT
Riflessioni di Massimo Battaglio
Da martedì, sto seguendo il dibattito sulla legge Zan attraverso la “maratona” organizzata in rete dal comitato “Da’ Voce al Rispetto”. E’ interessantissimo. Gli interventi alla Camera sono continuamente spiegati e approfonditi da ospiti molto qualificati. Ne scaturisce una discussione molto ricca. E poi, condividere momenti di elettricità, trasforma la tensione in energia. Consiglio questa esperienza.
Ieri, alcuni notavano l’improvviso cambiamento di strategia da parte dei parlamentari cattolici. Un fenomeno singolare. Capita sia nelle file della maggioranza (in particolare nel PD), sia, in qualche caso, tra l’opposizione. Gli ospiti, e in particolare Franco Grillini, sostengono che le recenti parole del papa devono aver avuto qualche conseguenza.
Può essere, anzi, senz’altro. Ma sarebbe abbastanza triste ammettere che, nel Parlamento di uno Stato laico, siedano ancora tanti rappresentanti del popolo che attendono la linea non dal confronto cogli elettori ma dal vescovo di Roma. Credo che sia il caso di provare a ricostruire la storia di questo improvviso salto in avanti, anche se bisogna restare nel regno delle ipotesi.
Partiamo da giugno scorso. Alcuni componenti dell’ufficio di presidenza della CEI scrivono una nota, mai sottoscritta dal presidente mons. Bassetti, in cui si tuona contro il disegno di legge Zan. Il comunicato appoggia le posizioni più intransigenti: “Un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione“.
E’ obiettivamente un documento piuttosto meschino. Innanzitutto contiene molte inesattezze tanto sulla legge quanto sullo stesso fenomeno dell’omofobia. Lo stile è pessimo: si cita in apertura un discorso del papa su tutt’altro argomento, salvo contraddirlo immediatamente nei fatti. Il metodo è ancora peggio. La presidenza della Conferenza dei vescovi ha agito senza sentire nessuno dei suoi membri, nemmeno il papa, che, tutto sommato, resta il più autorevole oltre che quello citato.
Sappiamo che Francesco non fu affatto contento di questa operazione. Non siamo al corrente di quali misure prese nell’immediato ma siamo certi che ci furono. Purtroppo però, la macchina si era messa in moto. Giorno dopo giorno, vari vescovi, interpellati da testate giornalistiche, si espessero nella stessa linea. Erano vescovi scarsamente rappresentativi, a capo di diocesi piccolissime, ma fecero numero.
La legge Zan subì uno scossone. Il suo relatore fu costretto a rivedere il testo, inserendo il famoso terzo articolo, nel quale si garantisce che è fatta salva l’espressione della libera opinione qualora non si configuri come incitazione alla discriminazione o alla violenza. Un’umiliazione, per chi non aveva mai immaginato nemmeno lontanamente il contrario. Ma una mossa tatticamente utile per chiarire le intenzioni, non tanto nei confronti dell’opposizione – che non cambierà mai idea – ma davanti all’opinione pubblica.
La Tenda di Gionata, nel suo piccolo, non poteva che mettersi in moto, con la forza delle formiche. Si invitarono amici e parenti a scrivere lettere e testimonianza a L’Avvenire. Il quotidiano dei vescovi, avendo inizialmente obbedito alla linea del suo editore, non potè esimersi dal pubblicarle per controbilanciare l’informazione. E fu così che, per la prima volta, il più importante quotidiano cattolico dette voce a persone omosessuali e ai loro genitori. Un bel paradosso.
Nel frattempo arrivò una gradita sorpresa, per spiegare la quale occorre un passo indietro.
Bisogna sapere che, tempo addietro, le associazioni lgbt cattoliche avevano chiesto un incontro col papa. Desideravano partecipare a una delle udienze generali del mercoledì e incontrare pubblicamente il santo padre al termine dell’evento. Come era prevedibile, la richiesta era finita nel cassetto.
A febbraio però, il papa decise di congedare il Prefetto della Santa Casa, cioè il funzionario che, tra gli altri incarichi, ha quello di decidere chi va e chi viene dai palazzi pontifici. Si trattava di quel padre Georg che continuava parallelamente a essere segretario particolare dell’emerito Ratzinger, creando non poco imbarazzo. Appena compiuta la sostituzione del pastore tedesco, la richiesta di udienza della Tenda di Gionata giunse in Vaticano. L’udienza fu fissata per la prima data utile.
Si arriva così al 16 settembre, in piazza San Pietro, dove Mara Grassi, vicepresidente della Tenda, consegna al pontefice una copia del libro “Genitori fortunati. Vivere da credenti l’omosessualità dei figli”. La reazione di Francesco diventa virale: “Il Signore ama le persone omosessuali perché sono tutte figlie di Dio”.
Non credo che queste dodici parole abbiano, da sole, dettato un cambiamento di rotta nella politica. C’è senz’altro qualche variabile che mi sfugge. Intanto però, nessun prete e nessun vescovo italiano si pronuncia più sulla legge Zan. Lo farà il presidente Bassetti, di passaggio, in un’intervista un po’ truffaldina de La Stampa, ma la cosa cade nell’indifferenza.
L’altro colpo di fortuna arriva invece con il docufilm di Evgeny Afineevsky presentato il 21 ottobre nei giardini vaticani. Viene alla luce un’esternazione, informale, fatta durante un’intervista, che Francesco aveva fatto un paio di anni prima e che era stata tenuta accuratamente nascosta. I contenuti sono fragorosi: il rappresentante di tutti i cattolici si dichiara favorevole alle Unioni Civili e ribadisce che hanno diritto a vivere in una famiglia.
Ovviamente, le reazioni non si fanno attendere. Ormai, le frasi “gayfriendly” del papa argentino fanno il giro del web e battono qualunque record di occorrenze. Diventano più famose del “discorso della luna” di papa Giovanni di santa memoria. “Chi sono io per giudicare?“, “Il Signore ama i gay“, “i gay hanno diritto a vivere in una famiglia”… le indicazioni per qualunque parlamentare abituato a raccogliere voti in parrocchia sono abbastanza chiare.
Ora, per i cattodem come per chiunque confessi di ispirare la sua azione politica alla cultura cattolica, le alternative sono due: restare fedeli ad astratti principi contraddicendo il papa, o allinearsi, convintamente o meno. Non è questione di scatto di coscienza. E’ che nessun elettore cattolico – salvo pochissimi fanatici che urlano forte ma sono numericamente irrilevanti – sarebbe più disposto ad accettare ulteriori equilibrismi. Dunque: la legge Zan va benissimo.
C’è un verso di Isaia, che mi sta tornando in mente in questi giorni: Mi gridarono da Seir: “Sentinella, a che punto è la notte?” E la sentinella rispose: “Viene la notte, poi anche il mattino; se volete domandare, domandate pure, tornate, venite!” (Is 21,11-12)