La mia fede di gay credente oltre gli steccati
Testimonianza di Matteo tratta dai commentio al blog sperarepertutti
Sono 14 anni che convivo con il mio compagno, discretamente impegnati in parrocchia, in più, l’attenzione a capire tutti coloro che nel nostro mondo cattolico, vivono nel proprio intimo la personale scoperta della propria omoaffettività e cercare di essere di aiuto ad accettarsi e a non essere schizofrenici.
Spero di incontrare sempre più persone, che non abbiano bisogno di alzare steccati, ma soltanto di capire la multiforme creazione dell’Onnipotente.
[…] Ormai ho 50 anni, anche se nessuno ancora riesce ad accorgersene, tanta parte della mia vita impegnato nella realtà ecclesiale, sempre attento a rispettare tutti, sempre attento a ritrasmettere il messaggio e la forza della Parola di Dio, nelle diverse occasioni dalle catechesi ai vari gruppi.
Dentro porto una fede fatta di una speranza che ho coltivato lungo tutta la vita, nell’Onnipotente, e ho dovuto imparare soprattutto da solo ma grazie anche all’aiuto di persone intelligenti, ad allontanarmi dalle aspettative che tutti avevano su di me, come si fa generalmente verso un uomo, ho cominciato a prendere tempo per me stesso, sempre verificandomi con il Signore/Parola, ho cominciato a vivere la parte più vera di me stesso.
Ho imparato a fare sintesi fra i miei valori cristiani cattolici e l’affettività che ho scoperto dentro me stesso, difficile da accettare all’inizio, perché tutta una cultura mi ha insegnato che non è quella l’aspettativa su di me.
Sono 14 anni che convivo con il mio compagno, discretamente impegnati in parrocchia, in più, l’attenzione a capire tutti coloro che nel nostro mondo cattolico, vivono nel proprio intimo la personale scoperta della propria omoaffettività e cercare di essere di aiuto ad accettarsi e a non essere schizofrenici (quanti si sono sposati o sono diventati sacerdoti per non accettarsi e rispondere cosi’ alle aspettative del mondo!!!! e poi purtroppo taluni, sono esplosi), impegnato quindi anche con altri cattolici e sacerdoti omoaffettivi, in un cammino di fede e di sintesi tra la fede in Cristo risorto, e un orientamento affettivo che il Signore ci ha messo dentro.
Nella Chiesa, composta anche da realtà umana, non provo assolutamente sofferenza, ma so che mi viene chiesto, gradualmente di dare testimonianza di cristiano e di equilibrio umano. Per i tanti amici veri, di una lunga vita di parrocchia, con i quali mi sono tranquillamente confidato, è stato una arricchente scoperta, e me lo hanno detto.
Spero di incontrare sempre più persone, serene, equilibrate, che non abbiano bisogno di alzare steccati, ma soltanto di capire la multiforme creazione dell’Onnipotente.