La santita’ e’ compatibile con l’omosessualità? Perche’ no?
Riflessioni di Donatella pubblivate sul blog da danielatuscano.wordpress.com
La santità è compatibile con l’omosessualità? Perché no? Lo testimoniano le biografie di alcune figure storiche della chiesa. Che praticarono o no. E che si travestirono o no. I Santi sono più di 10000. Possibile che nemmeno uno sia gay? Nulla impedisce che un omosessuale casto diventi un “testimone di virtù” attraverso il quale Dio, come dice la Costituzione apostolica Divinus perfectionis magister, “si fa presente a noi e ci parla”. Ma se da una parte Sant’Antonio abate è tentato da visioni di donne molto attraenti ed è, evidentemente, eterosessuale dall’altra nessun santo, se non negli apophthegmata (detti edificanti) attribuiti a santi monaci, risalenti al quinto secolo, sembra essere stato più tentato da giovani maschietti. La Congregazione delle Cause dei Santi, ente preposto alla canonizzazione, svolge analisi approfondite della vita dei presunti Santi prima della Canonizzazione effettiva. Che siano allergici ai gay? Non lo sappiamo ma, nel corso della Storia, qualche indizio sulla presunta omosessualità di numerosi Santi sembra essere sfuggito ai censori…
I santi gay simbolici
Hanno assurto a ruolo di santi gay simbolici numerosi santi celebrati dalle comunità gay cattoliche. La loro omosessualità però, non è supportata da prove documentarie. Il santo gay per antonomasia è San Sebastiano. Derek Jarman nel film “Sebastiane” attribuisce al soldato romano un rapporto particolare con l’Imperatore ma è davvero troppo poco per affermare che Sebastiano sia stato gay.
E’ più probabile che sia diventato un’icona gay perché dal Rinascimento è rappresentato come un giovane bellissimo, nudo, legato ad un albero e sofferente per le frecce che lo trapassano. Oggi, secondo le gerarchie cattoliche è patrono di Atleti, Arcieri, Vigili urbani, Tappezzieri e non dei gay.
L’omologo femminile di San Sebastiano è Santa Giovanna d’Arco (c.1412-1431) . Testimonianze dell’epoca sostengono che quella che diverrà l’eroina di Francia rifiutasse risolutamente gli abiti femminili e che portasse un taglio di capelli maschile. Immaginiamola come una cavallerizza munita di spada e armatura su di un destriero … In effetti ha tutte le carte in regola per essere un’icona lesbica, ma abbiamo pochi elementi di certezza sulla sua omosessualità . Sul fatto che si travestisse da uomo non sembrano, però, esserci dubbi.
I patroni dei ‘matrimoni’ simbolici tra gay americani sono san Sergio e Bacco, soldati romani e martiri cristiani. Le notizie sulla loro esistenza sono disparate. “Sergio e Bacco – dice Antonio Borrelli – erano soldati delle Legioni di confine, ed occupavano un alto grado nel palazzo di Massimino Daia († 313), divenuto Cesare nel 305 con il governo dell’Oriente; accusati come cristiani da nemici invidiosi, furono condotti al tempio di Giove ed invitati a sacrificare, ma essi rifiutarono, venendo così degradati e fatti girare per dileggio per le vie della città, vestiti da donna”.
Ma non è il travestitismo che ha colpito la comunità gay credente americana. La ripubblicazione di un antico manoscritto greco, la Passio antiquior SS. Sergii et Bacchi (”Passio Antiquior Ss. Servii et Bacchi”, Analecta Bollandiana 14, 1895) descrive Sergio è come “dolce compagno e amante” di Bacco.
Santa Perpetua e Felicita sono celebrate nelle unioni lesbiche. Morirono nelle persecuzioni di Septimio Severo nel 203 a Cartagine. Tertulliano ci ha lasciato una impressionante narrazione del loro martirio in vita, parzialmente scritto dalle Sante stesse e da contemporanei. Parte della loro fama gay sta nella supplica di amore e il conforto che si scambiarono le due donne in carcere prima del martirio.
In più, nella quarta visione di santa Perpetua – tutti i santi che si rispettino hanno visioni – la martire si vede trasformata in un uomo che lotta vittoriosamente contro un bruto egizio (Passio s. Perpetuae et Felicititatis 10, ed. Jacqueline Amat: Passion de Perpétue et de Félicité, suivi des Actes, “Sources Chrétiennes” 417, Paris 1996, pp. 32-34.). Maschia… Le interpretazioni troppo estensive possono portare davvero lontano con la fantasia. Ma da qui a sostenere che i Santi citati fossero realmente gay o lesbiche ne passa…
I santi gay
Ancora nessun Santo sembra essersi iscritto ad Arcigay ma sono indubitabili, ad esempio, i sentimenti omofili che ha provato Sant’Agostino di Ippona per un suo amico. Una rilettura in chiave omo delle sue Confessioni, che contengono una tra le condanne più feroci all’omosessualità , non lascia dubbi. “Mi ero fatto un amico, che la comunanza dei gusti mi rendeva assai caro. Mio coetaneo, nel fiore dell’adolescenza come me, con me era cresciuto da ragazzo. […] Con me ormai la mente del giovane errava, e il mio cuore non poteva fare a meno di lui” (Confessioni, Libro 4, 6-8). La morte dell’amico purtroppo li separò: “L’angoscia – ricorda Agostino – avviluppò di tenebre il mio cuore. Ogni oggetto su cui posavo lo sguardo era morte. Era per me un tormento la mia patria, la casa paterna un’infelicità straordinaria. Tutte le cose che avevo avuto in comune con lui, la sua assenza aveva trasformate in uno strazio immane. I miei occhi se lo aspettavano dovunque senza incontrarlo, odiavo il mondo intero perché non lo possedeva e non poteva più dirmi: “Ecco, verrà”, come durante le sue assenze da vivo. Io stesso ero divenuto, per me un grande enigma. Chiedevo alla mia anima perché fosse triste e perché mi conturbasse tanto, ma non sapeva darmi alcuna risposta” (Le Confessioni, Libro 4, 10). Enigma?
Ancora, il giovane Agostino giunto a Cartagine ha qualcosa che ricorda un omosessuale di provincia che giunge al Green Village: “Giunsi a Cartagine, e dovunque intorno a me rombava la voragine degli amori peccaminosi […] inquinavo la polla dell’amicizia con le immondizie della concupiscenza, ne offuscavo il chiarore con il Tartaro della libidine. Sgraziato, volgare, smaniavo tuttavia, nella mia straripante vanità, di essere elegante e raffinato. Quindi mi gettai nelle reti dell’amore, bramoso di esservi preso”. (Confessioni. 3, 1; v. anche Rebecca West: St. Augustine, Thomas More Press, Chicago 1982, p. 33). Ma Agostino ci pare ancora troppo velato.
Lo è decisamente meno Sant’Aelred di Rievaulx (c. 1110-1167) che fu uno dei più appassionati commentatori dell’amicizia tra uomini. Nei suoi scritti il tema centrale è l’omoerotismo. In particolare, dopo un soggiorno a Roma, nel 1142, scrisse lo Speculum Caritatis (Elredo di Rievaulx, Speculum charitatis, testo latino nel Corpus Christianorum, vol. 1, pp. 5-161. Traduzione italiana come: Lo specchio della carità, Edizioni paoline, Milano 1999.) nel quale celebra l’intima amicizia con un monaco di nome Simone.
In alcuni passi è evidente che il santo teme la possibilità che tale amicizia diventi carnale. Ma il loro rapporto sembra l’esempio perfetta di un amore gay e casto. Simone morì prematuramente. Ecco un brano, non a caso considerato tra i sommi esempi dell’espressione dell’omoerotismo Medioevale, nel quale Aelred lo ricorda: “tu, mio amato, introdotto alla gioia del tuo Signore, pranzi gioiosamente alla mensa di quel sommo Padre, e in quel regno del Padre ti inebrii del frutto novello della vite assieme al tuo Gesù. Sopporta tuttavia che io ti offra le mie lacrime, che ti apra il mio affetto, che riversi su te, se ciò è possibile, tutto il mio animo. Non proibire queste lacrime che la dolce memoria tua, mio carissimo fratello, fa scorrere. Non ti pesi questo gémito, che non è provocato dalla disperazione, ma dall’amore, e non frenare queste lacrime, causate dalla pietà, non dalla mancanza di fede”. Ecco il santo gay che cercavamo.
Sant’Anselmo di Canterbury (1033/4-1109) filosofo, teologo, monaco e arcivescovo ci ha lasciato una nutrita corrispondenza di lettera ai suoi amici che appaiono senza dubbio come corrispondenza fra amanti (”Padre Anselmo a Dom Gilbert, fratello, amico, amato amante…dolce con me, dolce amico… la nostra separazione mi ha mostrato quanto ti amo…” v. Jhon Boswell, Christianity, social tolerance and homosexuality, University of Chicago Press, London 1980, p. 218). Anselmo parla di abbracci e baci che raffigurano l’unità spirituale, la fusione di anime e la proiezione divina sui legami umani…
Amanti, qualche secolo prima erano anche San Paolino di Nola (353-431) e Ausonio. Paolino, che era sposato, era appassionatamente innamorato del suo maestro, lo scrittore Ausonio. Nei versi che si scambiavano ci sono elementi della poesia classiche, con componenti erotiche, che indicano una relazione decisamente distinta da una semplice amicizia.
Tra i Santi gay italiani è annoverato San Giovanni Bosco (1815-1888). “Quello dell’omosessualità di san Giovanni Bosco – dice Giovanni Dall’Orto – è uno dei segreti che volgarmente vengono detti “di Pulcinella”. Se ne parla ormai da anni, tanto che già nel 1983, al congresso internazionale di studi omosessuali erano ben due gli studi dedicati a don Bosco e al suo ideale di “amore pedagogico” per l’educazione dei fanciulli (Paul Pennings, “Don Bosco breathes his last. The scenario of Catholic social clubs in the Fifties and Sixties”. In: Among men, among women, Amsterdam 1983, pp. 166-175 e 598-599. Stephan Sanders,”A phenomenon’s bankrupcy; Don Bosco and the question of coeducation” . Ibidem, pp. 159-165 e 602-603)”.
Infine è in lista per diventare un Santo gay il Cardinal John Henry Newman (1801-1890) di cui è in corso il processo di beatificazione. Sembra certo che Newman, la più celebre conversione al cattolicesimo dell’800, si astenne dal sesso ma è certo anche che spese la maggior parte della sua vita con l’amico Fr. Ambrose St. John. Qualcuno ha sostenuto che alla morte dell’amico Newman utilizzasse il letto di Ambrose e nelle sue volontà il Cardinale ha chiesto di essere seppellito nello stesso loculo dell’amico. Entrambi sono oggi seppelliti insieme.
I santi chiacchierati
Insieme ai santi simbolici e a quelli gay abbiamo anche santi molto chiacchierati. Tra questi c’è san Giovanni Evangelista il discepolo che Gesù ‘amava’. “Nelle bestemmie e nel folclore dei sodomiti antichi – dice Giovanni Dall’Orto – il santo sodomita era […] san Giovanni Evangelista (non Giovanni Battista, che lo fu invece nella pittura), perché è colui che all’Ultima Cena “giaceva sul petto” di Gesù (”qui recubuit super pectus eius”)”.
Tra i santi ‘non del tutto gay’ è annoverato san Giorgio martire, sovente ritratto come un giovane androgino e attraente alle prese con un drago. Un testo (Budge, The martyrdom and Miracles of St. Gorge of Cappadocia: The coptic texts, Nutt, London 1988, p. 282) asserisce che Gesù volesse Giorgio “come un puro e virginale promesso sposo”. Che Cristo sia favorevole al matrimonio gay?
E’ molto dubbia, ancora, l’omosessualità di San Paolo apostolo, uno tra i santi più omofobi della storia. Non era sposato, cosa inusuale per un ebreo del suo tempo, e si accompagnava a tutta una serie di giovani uomini, come San Timoteo. In un suo scritto Paolo accenna ad una non specificata “spina nella carne” (Corinzi 12: 7-11). Mah.
Santi travestiti e transessuali
Se santità e omosessualità, come abbiamo rilevato, sono compatibili abbiamo forti dubbi che lo siano, al contrario, santità travestitismo e transessualità . Il caso vuole che, nel corso della nostra ricerca, abbiamo incontrato Lorenzo L. Gallo uno studioso esperto addirittura in ’sante travestite’.
“Il motivo del travestimento – sostiene Gallo – compare in numerose vite di sante orientali: è un espediente per rendersi indipendenti dagli uomini, ma anche per segnare un rifiuto del genere sessuale in toto”.
La prima santa travestita è Tecla, discepola di S. Paolo; poi Teodora, Eugenia ed Eufrosina di Alessandria, Marina di Antiochia, Pelagia di Gerusalemme e altre ancora. Le loro biografie furono trascritte nel corso dell’alto Medio Evo e godettero del favore del pubblico al punto che diversi concili (a partire da quello di Gangra del IV secolo), dovettero interdire alle donne tale travestimento.
Nell’Europa occidentale le gesta di queste sante furono tradotte, ma di sante latine ‘travestite’ conosco un solo esempio, s. Papula di Tours; in altre vite di sante compare il taglio dei capelli (Ermelinda, Bililda, Doda) o il travestimento (Christina di Markyate) come espedienti per fuggire le brame maschili, ma non rappresentano una scelta di vita.
Giova però ricordare che loro grande ammiratrice fu Caterina da Siena, che – come narra il suo biografo Fra Raimondo da Capua – si faceva chiamare Eufrosina perché desiderava emularne le gesta, facendosi ‘monaco’ in un monastero maschile, e Christine de Pizan ne citò due (Marina ed Eufrosina) nel suo libro La cité des dames”.
A questo punto, potremo cercare santi sadici e santi masochisti, e, sono sicuro, ne troveremo con estrema facilità. Ci fermiamo qui.
Rileggendo le esperienze di questi “esempi di rettitudine” emerge solo tutta la nostra confusa umanità. Santi, in fondo in fondo, sembrano essere tutti gli omosessuali che sopportiamo stoicamente il martirio a cui li sottopongono coloro che dai santi dovrebbero prendere esempio.