Le cose cambiano. Perchè aiutare la Chiesa cattolica ad ascoltare le persone glbt
Testimonianza di Roberto per lo speciale “le cose cambiano” pubblicata sul sito di Riforma, settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste, valdesi, il 26 novembre 2013
Dopo aver creato l’uomo, Dio disse: “ è cosa molto buona”. “Tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa non l’avresti neppure creata” (Sp. 11,24)
Mi sono chiesto: “Dio già sapeva che ci sarebbero state persone che avrebbero amato persone dello stesso sesso? E questo era già nel disegno di Dio? Se penso alle mie e altrui sofferenze, per chi ha vissuto e vive drammaticamente una condizione non voluta, bisogna rispondere di no! Dio, che ha creato l’uomo per la felicità piena, non può volerlo. Ma l’omosessualità esiste.
E qui sorge una domanda: perché? Perché la stessa “creazione soffre le doglie del parto e attende di essere redenta”? (Rm,8,19-22) Perché la creazione è stata deturpata dal peccato originale? Lasciamo che i teologi si confrontino e ci dicano una parola.
Quante domande mi sono posto nella mia ricerca. Cosa si intende per natura? Il disegno di Dio e il “disordine intrinseco”. S. Paolo può conoscere che si può agire per una condizione non voluta?
Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio dare un aiuto che gli sia simile”. Quale aiuto può corrispondere ad un omosessuale? Il rapporto affettivo non è un bisogno primario?
Personalmente parto nelle mie riflessioni da alcuni punti. Da sempre, fin dall’infanzia, sentivo di essere “diverso”, mi trovavo addosso una condizione non voluta, non scelta. Pensavo allora che da grande, come tutti gli altri, avrei avuto una moglie e dei figli.
Ed è la cosa che mi è sempre mancata. Se avessi avuto la possibilità di scegliere, non avrei scelto di essere omosessuale. Ho sofferto e lottato, cercando di negare ciò che sempre più diventava una evidenza. Ho trovato serenità solo quando mi sono accettato.
Mi allontanai dalla Chiesa perché mi sentivo giudicato, mentre la mia vita chiedeva altro. Poi, proprio grazie ad un amico, mi sono riavvicinato ed ora vivo, accolto, dentro una realtà ecclesiale.
Mi sono chiesto: come può una persona omosessuale e cattolica vivere queste due appartenenze? Sentire certe parole, certi giudizi mi ha ferito. Mi sono confrontato con sacerdoti per raccontare il mio vissuto, per sentirmi accolto nella comunità ecclesiale per ciò che sono: una persona.
Ho notato che molto dipende dalla sensibilità e umanità. Alle severe parole di una volta, ne sono subentrate altre con giudizi più sfumati. Un vescovo a cui avevo scritto, mi rispose dicendomi: “Dio si mette sempre dalla tua parte”. Ho incontrato un vescovo con cui ero in contatto epistolare. Mi ascoltò con molta attenzione. Gli raccontai del mio legame affettivo. Fu molto paterno.
Io sono convinto che nel muro che si frapponeva, ora ci sono degli spiragli, qualcosa si sta muovendo. Credo che da parte nostra bisogna aiutare la Chiesa in questo cammino di conoscenza e di accoglienza. I tempi mi sembrano maturi.
Più che di possibili leggi abbiamo bisogno di una parola, che ci venga detto: “Sii in pace con te stesso e vivi la vita per come ti è stata data di vivere”. Alcuni gesti, i toni e certe parole di Papa Francesco, sono di buon auspicio.