Le nuove strade da percorrere per accompagnare le persone omosessuali nella chiesa cattolica
Testo di Claude Besson* tratto dall’Introduzione al suo libro Homosexuels catholiques, sortir de l’impasse, (Omosessuali cattolici, uscire dal vicolo cieco), Éditions de l’Atelier, Parigi, 2012, libera traduzione di Dino
Robert, Véronique, Marie, Olivier, Yvon, Luc et Sylvie, Héloïse, Jean… Questo elenco di nomi potrebbe occupare diverse pagine, sono tutte persone che ho conosciuto ed ho incontrato lungo il mio cammino e che mi hanno confidato le loro gioie, le loro speranze, ma anche le loro difficoltà. Sono tutti cristiani omosessuali o genitori con figli omosessuali. Quale che sia la loro condizione (celibi, preti, religiosi, padri e madri di famiglia, coppie omosessuali…), cercano tutti di vivere ciò che sono, per costruire un’esistenza sensata e coerente che gli consenta di vivere felici.
Il libro “Homosexuels catholiques, sortir de l’impasse (Omosessuali cattolici, uscire dal vicolo cieco) è costellato delle loro testimonianze personali. Tutti i nomi, per ragioni di riservatezza, sono stati modificati. Ma queste testimonianze non possono sostituirsi alla discussione e, da sole, non costituiscono mai la “verità“. Tuttavia dobbiamo ascoltarle per confrontare le nostre idee con la realtà, attraverso il filtro delle loro esperienze. Rivelano così i loro volti umani, percgè sono persone che non possono essere rinchiuse in un solo aspetto della loro identità. Alcune hanno raggiunto una vita armoniosa e accettano la loro omosessualità con gioia, mentre altre, in bilico tra senso di colpa e liberazione, si dibattono ancora nei meandri della loro vita. Quanto ai genitori, spesso sono disorientati, isolati, quando scoprono che uno dei loro figli è omosessuale.
Malgrado i considerevoli progressi realizzati negli ultimi trent’anni, in particolare in Francia con l’instituzione, nel 1999, dei PACS (Patto Civile di Solidarietà) ed anche del matrimonio paritario, nel 2013, eppure l’omofobia persiste e non aiuta la persona omosessuale a sviluppare la propria autostima. Anzi, in alcuni ambienti cattolici, il riconoscimento delle unioni omosessuali ha fatto emergere questa omofobia latente, attraverso azioni violente sempre più frequenti, con manifestazioni nel corso delle quali sono stati scanditi alcuni slogan, come “al rogo i gay!“, che hanno fatto indignare la coscienza di tanti la cristiani.
Dobbiamo prendere atto di questa visione negativa ed escludente, termine che in realtà è piuttosto debole per definire quanto accade nella realtá. Per questo, con un importante numero di cattolici attenti alle istanze delle persone omosessuali, nel 2000, insieme ad un amico prete e a qualche altra persona, abbiamo creato il gruppo Réflexion et Partage che oggi è diventata un’associazione senza fini di lucro. Il nostro obiettivo è quello di contribuire alla riflessione delle comunità cristiane per aiutarle ad aprirsi e ad accogliere le persone omosessuali, per far si che possano vivere con pienezza la loro realtà di fede. Spesso sono persone inserite in movimenti o che svolgono degli incarichi nella vita delle parrocchie, perciò uno sguardo nuovo nella loro comunità gli consentirebbe di vivere la fede in modo più sereno, e di occupare nella comunità il posto che gli spetta.
Per far conoscere la nostra associazione e l’attività che abbiamo intrapreso, nell’aprile 2000, abbiamo raccolto in un piccolo volume tredici testimonianze scritte da persone cristiane ed omosessuali e dai loro genitori. Le reazioni a questo libretto sono state molto positive, in particolare quella di un teologo di Nantes che ci ha scritto: “Sono colpito dall’accento di verità che si sprigiona da queste testimonianze, dalla dignità trovata o guadagnata, spesso appassionatamente, una dignità che ha il sapore della vita e della Resurrezione, di cui queste testimonianze non riportano solo la speranza, ma anche l’esperienza […]“. In effetti, queste testimonianze fanno capire come è possibile essere omosessuali e vivere di fatto la propria fede cristiana.
Questo testo vuol essere un aiuto supplementare a questa riflessione. Il suo obiettivo è duplice: desideriamo così aiutare le persone a vivere la loro omosessualità e la loro fede cristiana, ma anche portare un contributo per la creazione di una pastorale inclusiva verso le persone omosessuali. Già nel 1977 mons. L’Heureux, vescovo di Perpignan, affrontando la questione dell’omosessualità in un articolo del giornale cattolico La Croix, aveva definito in questi termini la missione della Chiesa:
“E’ assolutamente necessario, su questo punto, arrivare ad una certa definizione, direi, di una pastorale che possa aiutare gli omosessuali ad accedere più liberamente ai sacramenti, ad immergersi più profondamente nella Parola di Dio, a ritrovarsi in gruppi, tra di loro e anche con altri, per riflettere sui bisogni della loro vita cristiana, e così finalmente a non colpevolizzarsi a causa degli atti che essi sarebbero portati a compiere, e che ci sembrano anormali in rapporto alla nostra tradizione cristiana” (3)
Anche il teologo moralista padre Xavier Thévenot, già più di vent’anni fa, ne sottolineava l’urgenza:
“Si deve sapere che la prova di questa condizione psichica e sociale, accanto a gravi rischi, include anche delle possibilità per un incontro autentico di Dio. Senza cadere nella trappola di dare dei consigli non coerenti con il loro modo di essere, ci si sforzerà di aiutare questi cristiani a trovare o a ritrovare una buona immagine di se stessi, un vero senso di Dio, una solidarietà ecclesiale” (4).
Molti pregiudizi sono ancora radicati nelle nostre rappresentazioni mentali, spesso per mancanza di conoscenza e di informazioni sul vissuto delle persone. La riflessione del Magistero della Chiesa da lunghi anni è rimasta cristallizzata in affermazioni che non tengono conto né delle ricerche contemporanee nel campo delle scienze umane, nè dei progressi fatti dall’esegesi, e ancora meno dei molteplici contributi offerti da numerosi teologi moralisti. In questo campo la Chiesa ha un dovere da compiere: “Ha la missione di accogliere e di guidare con grande responsabilità morale le persone che devono vivere la loro omosessualità” (5).
Perciò in un primo tempo voglio riflettere sul tema dell’omosessualità da un punto di vista antropologico, per cercare di comprendere meglio questa realtà: genesi, identità, scelte, rifiuti, alterità. In un secondo tempo, partendo da ciò che vivono alcuni omosessuali cattolici, cercherò di evidenziare come le affermazioni del Magistero della Chiesa cattolica, lungi dall’accoglierli e dal guidarli, contribuiscono solo a far soffrire queste persone, provocando dei profondi conflitti interiori e costringendole a tacere sul loro modo di essere. Infine voglio suggerire alcuni percorsi possibili in campo pastorale per poter uscire da questo vicolo cieco.
“La Chiesa ha una grande responsabilità. Dovremmo permettere alla gente di poter dire tutto. Invece si chiede a persone che non hanno scelto la loro diversità di considerare se stessi, in prima battuta, come dei peccatori. Nel migliore dei casi, anche se si prende atto di ciò che sono, si chiede ugualmente loro di astenersi da ogni rapporto fisico, privandole così del fondamentale diritto di poter sviluppare totalmente la loro personalità. Accogliere queste realtà e accompagnarle con una parola etica sono, secondo me, i soli mezzi di uscire dal vicolo cieco” (6).
Tra la rivendicazione militante, alla quale un certo numero di persone omosessuali non sente di voler partecipare, ed il pesante silenzio generato dal senso di colpa e dalla vergogna, che cercano di superare, per fortuna è possibile aprire dei percorsi diversi per aiutare ciascuno a vivere coraggiosamente nella dignità, accogliendo e rispettando quel mistero unico che è ogni persona, perchè “La gloria di Dio è l’uomo che vive” (7).
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{3} La Croix, 19 octobre 1977.
{4} Xavier Thévenot, «L’action pastorale auprès des homosexuels», Lumière et Vie, no 147, 1980.
{5} Francis Deniau, Un évêque en toute bonne foi, Paris, Fayard, 2011, p. 120.
{6} Père Benneteau, in Frédéric Martel (sous la dir.), Le Rose et le Noir, les homosexuels en France depuis 1968, Paris, Le Seuil, 1996, p. 291.
{7} Saint Irénée de Lyon, Contre les hérésies (188). Dénonciation et réfutation de la gnose au nom menteur, Paris, Le Cerf, Livre IV, Coll. Sources chrétiennes, 1965.
* Claude Besson è incaricato della pastorale scolastica presso la diocesi di Réseau La Salle (Francia). Ha curato diversi dibattiti in parrocchie e diocesi cattoliche francesi sul tema “dell’accoglienza delle persone omosessuali nella Chiesa Cattolica” e coordina il gruppo Reflexion et Partage di Nantes. E’ autore del libro “Homosexuels Catholiques – Sortir de l’Impasse” (Editions de l’Atelier, 2012)