Lesbica e mussulmana: ‘è possibile?’
Articolo di Cécile Strouk, Tetu.com (Francia), 13 luglio 2011, liberamente tradotto da Sara S.
Come riescono a coniugare la loro fede e la loro omosessualità? Quattro donne ci spiegano come la loro religione ha influenzato – o meno – il loro modo di vivere la propria vita amorosa e sessuale.
Paura del rifiuto, del giudizio, della condanna, conflitto interiore tra la colpa e il desiderio, difficoltà nel prendere una posizione tra i differenti discorsi religiosi… Essere lesbica e credente può risultare complicato. Ma non impossibile.
Appartenente a una famiglia religiosa, Imène, giovane donna d’origine tunisina che vive in Francia, fa fatica ad accettarsi: «Mi sono a lungo vietata di vivere la mia omosessualità, perché la mia religione la denuncia come un crimine», afferma.
Per questa studentessa di 25 anni, che dichiara di «avere fede», il cambiamento è partito da un documentario sulla vita di alcuni omosessuali musulmani praticanti, A Jihad for Love. «Ha funzionato come un elettrochoc.»
Poco dopo, aderisce all’associazione degli omosessuali di Francia, HM2F (ndr Homosexuels Musulmans de France). «Musulmana prima di essere lesbica, era importante per me sapere se esistevano dei musulmani praticanti e gay o se ci doveva essere una rottura tra le due identità.»
Oggi, grazie ad alcuni imam omosessuali che propongono un’interpretazione tollerante del Corano, Imène si sente meglio. Anche se un certo senso di colpa le impedisce ancora di passare all’azione: «Voglio aspettare il giorno in cui smetterò di pensare che è qualcosa di male».
Quanto alla sua famiglia, Imène ha deciso che non saprà mai niente: «Sarebbe distruttivo per tutti», assicura.
Il bisogno di essere felice è più forte
A 49 anni, Nathalie non pensa più di raccontare la sua vita amorosa alla propria famiglia. Da quando ha accettato la propria attrazione per le donne, questa ebrea praticante dichiara di essere obbligata «a nascondermi quando sono con la mia comunità religiosa: l’omofobia lì è troppo virulenta.»
Nathalie ha mentito a lungo anche a se stessa: «Ho dovuto reprimere il mio desiderio a causa di un’educazione tradizionalista e poi a causa della religione».
Cosciente di «chiudere a doppia mandata le sue pulsioni sessuali», arriva fino a sposarsi. Poi divorzia e trova finalmente la sua prima compagna. «Il bisogno di essere felice è più forte di tutto», spiega.
La religione creerà comunque problemi con la sua coppia. Nathalie infatti fa un punto d’onore il rispetto della preghiere quotidiane, le feste ebraiche, il cibo kasher… La sua amica non sopporta il posto riservato alla religione nella sua vita e la coppia si spezza dopo un anno. Al momento, Nathalie soffre meno dei non-detti, – «che gestisco piuttosto bene perché non vivo con i miei e perché sono autonoma» – che del fatto di essere sola.
«Ero divenuta impura ai suoi occhi»
Se alcune lesbiche mascherano la realtà, altre preferiscono affermare ad alta voce la loro attrazione. È il caso di Sarah parigina di 28 anni, ebrea non praticante.
Alle superiori scopre il suo primo amore che la incoraggia, a 18 anni, e nonostante il suo attaccamento al giudaismo, a fare il suo coming out. Subito sua madre la caccia di casa ricordandole l’«abominio» che è agli della Torah. «Ero divenuta impura ai suoi occhi.
Otto anni dopo ancora non mi accetta.» Suo padre l’ha presa meglio: «Lui non mi ha mai giudicata, ma ha voluto mettermi in guardia dalle gravose condanne che pesavano sugli omosessuali in Iran, il suo paese natale.»
Sophie si è avvicinata alla religione tardi. Non si è definita di alcuna confessione fino ai 37 anni, quando ha avuto una «rivelazione». Da allora si dedica al cattolicesimo. Solo allora, si pone la questione della sua omosessualità. Quando un prete le consiglia l’astinenza, ne rimane indignata: «C’era una tale differenza tra l’amore di Dio che io provavo e quel discorso così lontano dalla vita!».
Così si rivolge a David & Jonathan, associazione d’ispirazione cristiana di gay e lesbiche, dove trova un modo di pensare in accordo con il suo concetto di fede.
A 46 anni, è fiera di essere credente e lesbica. «Entrambi vanno nello stesso senso: l’amore di sé, e quello degli altri.»
Testo originale: Lesbienne et croyante: Et si c’était possible?