L’odio dell’omofobia fa rima con malattia
Articolo tratto da gayjesus, tradotto da Dino M.
Nel suo aspetto più vistoso l’omofobia appare come un’ avversione irrazionale e “epidermica” nei confronti delle persone androgine e dell’omosessualità. Infatti, con l’uso di questi termini, si cerca di far credere che in fondo si tratta di una reazione naturale o che la società “è fatta così”. Niente di più falso!
Basta incontrare alcune persone di mentalità sana e aperta, spesso felici, per collocare definitivamente l’omofobia nell’elenco dei comportamenti morbosi della specie umana. Si cerca un qualche tipo di peccato là dove non c’è altro che un desiderio naturale.
E siccome non si riesce a trovare il peccato in questione, viene allora attaccata la persona stessa, cercando di farla sentire inferiore usando ogni mezzo psicologico e qualche volta anche fisico.
Non si riesce a sopportare che una persona del nostro stesso sesso ami in modo diverso: si vorrebbe che ciò non esistesse, dato che in fondo ci fa paura, ci mette a disagio, ci turba poichè rischia di rimettere in gioco dei punti di riferimento considerati inamovibili.
Questo rifiuto di cambiare opinione dimostra che si continua ad attribuire all’aspetto sessuale un potere totalitario sulle relazioni umane e sul senso delle nostre vite. Infatti lo stesso rifiuto dell’idea che in fondo la connotazione sessuale non ha importanza nelle nostre relazioni sociali, finisce col conferire al sesso un potere tirannico che li governa tutti.
L’etero “malato” oppure il gay che non si accetta pensano che “un uomo è un uomo” e che “una donna è una donna”; oltre a questi due concetti, non c’è alternativa: non c’è nulla di più riduttivo e pericoloso di questa visione di un sesso che può far tutto.
L’ideologia del sesso tirannico rende insopportabile la vita della nostra società. Ci stanca, ci massacra. Ed è per questo che si desidera tanto partire per le vacanze, in viaggio, scordarsi di tutto; è per questo che si apprezza altrettanto lo stare in casa, il crogiolarsi, il ripiegarsi su se stessi o il proprio piccolo mondo.
In fin dei conti è proprio questo che ci rende aggressivi e mezzi matti; è la porta aperta ad ogni follia. In fondo quasi tutti siamo nevrotici.
L’omofobia non è soltanto una paura o un odio irragionevole nei confronti dei gay, ma è anche un vero razzismo sessuale che consiste nel credere che il sesso esteriore – normalmente maschile o femminile – debba obbligatoriamente determinare il tipo di desiderio, legando in modo indissociabile sessualità e riproduzione; per l’omofobo, il fatto di provare desiderio per l’altro sesso è una garanzia “di normalità”.
C’è razzismo poiché vengono costituite categorie rigidamente chiuse e disuguali nel valore che viene ad esse riconosciuto, e quaste categorie vengono poi applicate alla natura fondamentale della persona.
Quello che l’omofobo non sa è che ciò che determina l’orientamento del desiderio non è legato al sesso anatomico, ma al “sesso interiore”, vale a dire a quello del cervello.
L’omofobo semplicemente non è riuscito a fare la distinzione: continua a pensare che, dato che servono un uomo e una donna per riprodursi, e dato che la maggior parte delle persone sono naturalmente eterosessuali – fatto che del resto è vero – , la sola sessualità “normale”, vale a dire “naturale” o conforme alla specie, è quella eterosessuale – concetto questo abusivo e falso… il seguirlo comporta che:
1) La sessualità non si identifica nella costituzione sessuale: avere relazioni omosessuali non significa essere omosessuali ed avere relazioni eterosessuali non significa pertanto essere eterosessuali: la gestione della propria sessualità è una scelta, l’identità sessuale (sessualità naturale: essere omo, bi, etero, trans) Invece non è una di queste scelte.
2) Il concetto di “norma” pone un falso problema: ognuno è fatto così com’è e non come la maggioranza vuole che egli sia. Se la maggioranza impone la sua “norma”, le minoranze non possono esistere in modo pieno, non possono essere integrate nella comunità sociale.
L’approccio secondo questa “norma” è contrario alla democrazia ed ai Diritti dell’Uomo. Tutti sanno che il vero motore della sessualità è, alla base, la ricerca del piacere, la ricerca del benessere, e non la volontà di riprodursi… Altrimenti, gli eterosessuali non avrebbero le loro relazioni eterosessuali che poche volte nella loro vita!
3) Fare un bambino deve essere prima di tutto una scelta, un desiderio e non un obbligo o un contratto. Un bambino ha bisogno di suo padre e di sua madre, ma per questo è proprio necessario che essi abbiano rapporti sessuali durante il periodo di educazione del bambino? Sicuramente no.
Conseguentemente, finchè essi circondano il bimbo con il loro amore, la loro protezione e il loro aiuto, questi genitori possono tranquillamente essere in una di queste 5 combinazioni: uno eterosessuale e l’altra omosessuale, oppure lui omosessuale e lei eterosessuale, o anche due etero, oppure due omo di sesso diverso o infine due omo dello stesso sesso.
4) L’importanza delle minoranze bi- e omosessuali non si modifica in funzione della vita di ciascuno. E inoltre la proporzione resta apparentemente stabile attraverso la storia e i millenni di vita. L’androginia è data dalla natura e non liberamente scelta dall’essere umano.
Essere omosessuale per natura non dipende dalla cultura. Non è “la cultura”, ma il solo fatto di esistere, di svilupparsi all’interno di un qualsiasi ambito circostante che permette di relizzare se stesso come eterosessuale, o omosessuale o bisessuale.
L’omofobo confonde il “naturale” del suo desiderio con il “naturale” del suo sesso e li associa, come un effetto ad una causa. Errore grossolano. Non è perchè non è visibile che il “sesso del cervello” non esista: gli omosessuali sono lì proprio a dimostrare il contrario.
E’ una realtà oggettiva. Non si tratta di un’alternativa (omo o etero…): il tipo di desiderio sessuale non è interamente maschile o interamente femminile che in una ristretta maggioranza degli esseri umani. Per il resto, a livello della gestione cerebrale del desiderio, i due caratteri, maschio e femmina, sono entrambi presenti, l’uno e l’altro in proporzione estremamente variabile.
La natura del “sesso cerebrale” si è creata dopo la determinazione del sesso dell’embrione, in modo dissociato, e questo in modo diverso da individuo a individuo. Non si è mai riusciti finora ad identificare l’origine precisa del processo di sessualizzazione (fattori ormonali, genetici, esterni…), senza dubbio poichè esso deve essere molteplice, diverso e frammentato; esso dunque resta e resterà, dato che non è identificabile, anche non padroneggiabile.
Esiste tutta una gradazione, una tavolozza di desideri, che per nostra comodità raggrupperemo sotto il termine di “bisessualismo”, che comprende gli individui naturalmente e potenzialmente attratti da tutti e due i sessi, e “omosessualismo”, che comprende gli individui che, come gli eterosessuali, sono attratti in modo naturale da un solo sesso.
Si capisce, le persone omosessuali sono molto meno numerose di quelle bisessuali; si può ragionevolmente ipotizzare che siano in un rapporto di 1 : 3 precisando – dopo i rapporti di Alfred Kinsey e dell’American Institute of Sex Research – che il 40% degli esseri umani siano naturalmente portati alla bisessualità.
L’omofobo vuole che si creda che l’omosessualità tende a prendere piede, parlando di “costumi”, di “nuovi stili di vita”, ecc. con lo scopo di togliere ai gay la loro dignità di gay-per-natura e quindi ricondurre il tutto ad un fatto esclusivamente di sesso, ad un comportamento.
Minaccia lo spettro di una riduzione della natalità per negare qualsiasi diritto favorevole ai gay, e questo è solo un falso pretesto, dato che la proporzione dei gays in una specie (umana o animale) rimane quasi invariabile nel tempo e nello spazio.
L’omofobo “tollera”,”rispetta”: lui non accetta, non ama, non si rallegra dei gay. Ecco cosa si augura: che l’amore gay non sia visibile, che esso non possa rendersi manifesto. L’omofobo ragiona solamente in termini di “modelli”, di “norme”, poichè cerca di far sì che tutti seguano un’unica strada: la sua. Soddisfatto di appartenere ad una maggioranza di cui egli non ha alcun merito, il suo implacabile egoismo lo rende disumano e la sua visione limitata lo rende cieco.
L’omofobo si serve dei gay per mettersi in risalto, per “ridare smalto al suo blasone”. Viene guidato solo dalla vanità della sua condizione. Si mette sempre “in opposizione a”, e non esita a ricollegare l’omosessualità alle varie devianze, violenze, delinquenze e perversioni. L’omofobo non è felice: crede di esserlo; ciò che egli ritiene “normale” non corrisponde in realtà che ad una fabbrica di illusioni, di sciocca ipocrisia, di inutili regole sociali, grottesche e ridicole.
L’omofobo si rifà ad una logica che è sempre la stessa, di cui egli non riesce a disfarsi a meno di trovarsi ad attraversare una crisi esistenziale dolorosa che sconvolgerebbe la sua vita.
Il modo di funzionare del suo pensiero testimonia una grave incapacità di “mollare la presa”: cercando di dominare tutto, di razionalizzare tutto, egli rinchiude la sua anima dentro ad un’ignobile prigione che gli fa marcire la vita, ma della quale non si rende conto, se non alla sua morte…
I partigiani del sesso tirannico mirano ad imprigionare il desiderio. Se non possono cambiare una natura che a loro non piace, cercano di renderla non visibile: essi sanno benissimo che esiste, ma non vogliono vederla – altrimenti sarebbero costretti a “subirla”. Se proprio ci si devono abituare, si comportano come se essa fosse inutile o priva di valore.
Facendo così, non solo passano accanto alla vera vita senza toccarla, ma soprattutto costringono coscientemente degli esseri umani a vivere una vita da proscritti, da appestati, da vergognosi. E questo è inaccettabile. Ogni azione, ogni gesto, ogni molestia che attacca i gays per quello che sono consiste chiaramente in un crimine contro l’umanità. Ogni discriminazione di fronte ai gays, di qualunque tipo essa sia, come è anche ogni tentativo di renderli non visibili, deve dunque essere condannata in modo assoluto.
Concludendo, l’omofobia appare come un comportamento irrazionale sostenuto da una imbecille ignoranza e da un profondo disprezzo, in particolare per la persona effeminata. Le discriminazioni che ne conseguono non possono trovare giustificazione.
L’omofobia con la sua ossessione per le norme esercita una dittatura di tipo nazista sulla diversità naturale. Partendo dal semplice fatto della procreazione, essa costruisce una pseudo “regola naturale” e le attribuisce una incontestabile autorità politica, che in realtà non ha nessuna legittimità.
La “Natura” non è altro che un’immagine deformata, idealizzata, quindi eterocentrista, della società. Quelli che sono dei semplici fatti maggiormente diffusi diventano dei “valori” e dei “modelli” in nome della “Natura”, quando invece non sono altro che l’espressione di un potere biologico che non ha assolutamente niente di naturale.
Nutrendosi di pregiudizi e di luoghi comuni culturali, lo spirito omofobo impone impunemente delle leggi antidemocratiche in favore dei soli eterosessuali, e che respingono le minoranze.
Essere omofobo, significa dunque dar credito al diverso valore dei sessi, significa dar importanza ad un unico modello di riconoscimento sociale delle unioni d’amore; significa dare al sesso una funzione di definizione di ciò che è la norma. E gli omofobi sono numerosi, ma molti di loro non sanno neppure di esserlo.
Essere omofobi vuol dire anche, da un lato dissociare la sessualità dalla persona, e dall’altro giudicare la persona stessa in base ad uno stile, ad un comportamento generale che proviene direttamente dalla sua stessa natura; vuol dire considerare la persona omosessuale soltanto nell’ottica della sessualità e dell’atteggiamento psichico.
Contro questa forma di razzismo, che risponde con l’odio all’amore naturale – “restate nei vostri armadi!”, “voi non siete normali / non è regolare!” -, oltre i valori etici, spirituali e civici, due strade si presentano: lottare per l’uguaglianza dei sessi (cosa che consiste nel mettere le donne allo stesso livello degli uomini, senza limitarsi a lasciare le cose così come stanno ora) e badare a cancellare gli schemi e le barriere che tengono separati gli uomini e le donne.
Testo originale