Dal salafismo al coming out. Ludovic-Mohamed, imam e omosessuale
Articolo di Johanna Bouquet pubblicato sul sito della Radio-télévision belge de la Communauté française (Belgio) il 30 dicembre 2019, liberamente tradotto da Carole Oulato
Ludovic-Mohamed Zahed è un imam, ed è anche apertamente omosessuale. Ha trascorso la prima metà della sua vita combattuto tra la sua identità spirituale e la sua identità sessuale, e la seconda metà a riconciliarle. Oggi afferma “Nel Corano non c’è nulla che condanni l’omosessualità”. Ritratto di un imam non conformista, che si è guadagnato la sua libertà rifiutando di rinunciare alle sue due identità.
L’abbiamo incontrato a Marsiglia, non lontano dal quartiere popolare La belle de mai, sulle alture della città, un quartiere popolare come tanti altri. Una casa modesta. Unico eventuale indizio, un cartello che invita a lasciare le scarpe all’ingresso.
Dietro la porta, un piccolo spazio, una biblioteca, una minuscola sala di preghiera e qualche materasso per accogliere “rifugiati, persone in situazione di emergenza, persone LGBT, queer, persone trans, giovani in generale buttati in strada a causa del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere”.
Dal salafismo al coming out
Zahed è cresciuto tra Francia e Algeria. Della sua infanzia ricorda il richiamo alla preghiera della moschea del suo quartiere e la sua attrazione per la religione: “Mi rivedo prendere il Corano e cercare di comprendere quello che esso tenta di esprimere: è sempre stato presente nella mia educazione”.
Ma l’adolescenza, in Algeria, è anche violenza. Il suo entourage lo trova “troppo effeminato” o “non abbastanza deciso”: “Nella mia famiglia, l’omosessualità non è mai stata chiamata per nome. Era sempre ‘quella cosa’ che veniva condannata. E non sono mai stato cosciente di cosa fosse ‘quella cosa’, anche se percepivo che si trattava di qualcosa che riguardava i rapporti tra persone dello stesso sesso”.
Anche se suo padre non è molto religioso, all’età di dodici anni Ludovic-Mohamed entra in una scuola coranica, una madrasa. In pochi anni apprende interi passaggi del Corano.
Il giovane adolescente, chiuso nella sua madrasa, è molto pio, tutto centrato sulla sua spiritualità. Alla madrasa sceglierà la corrente salafita, più rigorosa sullo studio dei testi “contrariamente alla corrente più politica dei Fratelli Musulmani”.
Ma il giovane adolescente, alla madrasa viene tormentato, perché il suo essere “non abbastanza deciso” attira dei dubbi sulla sua identità sessuale.
Frequenta dei corsi “sul modo di esprimersi, di muovere le braccia e le mani, quando si è un uomo bisogna che la voce sia nel tal modo. Bisognava che un uomo fosse molto deciso, o comunque patriarcale, o che almeno impersonasse questa condizione, ma in me si scorgeva una specie di tradimento nei confronti del patriarcato”.
A diciassette anni, guardando una trasmissione televisiva, ha una rivelazione: “C’erano due omosessuali che militavano per i loro diritti, e personalmente mi sentivo molto contento perché finalmente vedevo che non ero del tutto solo. E soprattutto, la gente ne parlava alla TV e non veniva lapidata. Ma allo stesso tempo ero molto stressato, poiché finalmente ero ‘quella cosa’, e mi sono detto ‘Puoi farcela, anche se sarà complicato’”.
Qualche tempo dopo farà il suo coming out, e anche se la sua famiglia, contro ogni attesa, reagisce abbastanza bene, per lui le cose non saranno mai più le stesse.
“Scegliere tra il mio braccio destro e il mio braccio sinistro”
Come conciliare, o piuttosto riconciliare, due identità che sembrano incompatibili? Per Ludovic-Mohamed Zahed, a vent’anni, sembra del tutto impossibile: “Non riuscivo a conciliare questa nuova identità sessuale che cominciavo a scoprire con l’Islam che mi era stato insegnato in Algeria attraverso il salafismo e l’Islam politico. Avevo l’impressione di dover scegliere tra il mio braccio destro e il mio braccio sinistro, tra la mia identità spirituale e la mia identità sessuale”.
Lacerato, sceglie di vivere pienamente la sua sessualità. Compie la scelta dolorosa di rigettare la sua spiritualità: “Mi sono sforzato. Ho fatto questa scelta per sopravvivere. Non mi sono svegliato un giorno dicendomi ‘Non credo più in Dio’. Mi sono sforzato di smettere di pregare e di fare il ramadan. Mi sono detto ‘Finirai per diventare matto, visto che dicono che l’omosessualità è incompatibile con l’Islam’”.
Per dieci anni vive pienamente la sua sessualità a Marsiglia. Cerca di riconnettersi con una certa forma di spiritualità, ma lontano dall’Islam. Effettuerà dei pellegrinaggi buddhisti in Tibet, e in seguito si avvicinerà ai cristiani, prima di ributtarsi, all’età di trent’anni, nei testi coranici.
Ritorno al testo, ritorno a sé
Ludovic-Mohamed Zahed si ributta nel testo sacro del Corano grazie al suo percorso universitario: redige infatti una tesi sulle minoranze in seno alle comunità religiose: “Ero molto interessato a scoprire come le minoranze, la gente come me, riuscivano a costruirsi in modo sereno la propria identità […] considerata come incompatibile, nello specifico l’omosessualità, l’identità transgender da una parte e l’Islam dall’altra”.
In seguito passa agli studi di teologia per diventare imam: “Quando mi sono di nuovo considerato un musulmano, non avevo più la stessa idea dell’Islam che avevo prima”.
Decisiva sarà la sua frequentazione di una scuola coranica salafita, che gli permetterà di studiare con rigore il Corano, e ciò lo porterà ad affermare che “nel Corano non c’è nulla sull’omosessualità”. Sarà proprio questo approccio rigoroso ai testi che gli darà le chiavi per rimettere in discussione un certo tipo di interpretazione.
“A trent’anni ero capace di discernere l’Islam politico dall’Islam spirituale, il vero Islam, che parla di pace e non di controllo delle identità. È proprio li che ho capito che non vi è alcuna condanna dell’omosessualità. ‘Omosessualità’ è un termine che non esiste nel Corano.”
Il sollievo
Infine, omosessuale o imam, perché scegliere? Ludovic-Mohamed Zahed, non sceglierà più: “Penso che fin dalla tenera infanzia, mi ricordo di aver sempre cercato di fare del bene, ed è questo che mi salva. Pare semplice, ma quando vi ripetono che le persone come voi sono i pervertiti per antonomasia, che lo sono per indole e fin dalla loro nascita, è molto complicato”.
Si servirà di questa energia per creare la prima moschea inclusiva d’Europa, a Parigi, nel 2012. Oggi ne esistono un po’ dappertutto.
All’inizio “ovviamente ci sono state alcune reazioni negative, ma ce ne sono state molte altre, molto sorprendenti, di incoraggiamento e di congratulazioni”.
Ha inaugurato recentemente a Marsiglia l’istituto Calem, un nuovo spazio di preghiera e di accoglienza.
Se la battaglia per conciliare queste due identità è la storia di una vita, oggi vive più serenamente: “Non sono il tipo di persona che ha dei rimpianti sulle cose che forse avrei potuto fare diversamente, ma se fosse stato diversamente non sarei la persona che sono oggi, non farei quello che faccio in modo così pacifico. Fa tutto parte della mia storia, la accolgo totalmente e ne sono davvero grato” afferma sospirando.
Testo originale: Ludovic-Mohamed Zahed, imam et homosexuel : “Dans le Coran, il n’y a rien qui condamne l’homosexualité”