L’unità della Chiesa anglicana è più importante della verità?
Lettera del vescovo anglicano John Shelby Spong* del 5 settembre 2007 tratta da episcopalcafe.com (USA), tradotta da Fabio
Caro Rowan (ndr si riferisce a l’Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams), sono felice che tu abbia accettato di partecipare alla riunione del Consiglio dei Vescovi americani a settembre […].
Mi è parso così strano che tu, che hai avuto recentemente così tante cose da dire alla Chiesa americana [ironia forse riferita alle proteste per la consacrazione del vescovo gay Robinson, ndt] , non hai avuto modo di farlo prima.
Il tuo ufficio è ancora onorato dagli anglicani di questo paese, e questa è la ragione per cui i nostri vescovi ti hanno accolto calorosamente ed educatamente. Noi abbiamo uomini e donne straordinariamente competenti nel nostro episcopato, molti dei quali non ti avevano mai incontrato.
C’è chiaramente una profonda divergenza fra il nostro episcopato e il modo in cui svolgi il tuo ruolo di Arcivescovo di Canterbury. Vorrei condividere con te le spiegazioni che mi sono venute in mente in merito a questa divergenza.
Primo, io credo che molti dei nostri vescovi anziani, incluso me, siamo rimasti deliziati dall’incarico che ti è stato conferito dalla Regina Elisabetta e dal Primo Ministro Tony Blair. Molti americani non sanno che tu sei stato nominato, non eletto. [altra ironia?, ndt]. Chi fra noi ti conosce sa dei tuoi doni intellettuali, della tua apertura su tutti i grandi dibattiti sociali della nostra generazione e certamente del tuo calore umano.
Noi crediamo pure che la Conferenza di Lambeth del 1998, presieduta dal tuo predecessore, George Carey, è stata un disastro che potrebbe perseguitarci per almeno un quarto di secolo. Un’assemblea di vescovi che fischiava e trattava bruscamente i vescovi con i quali c’era un disaccordo, è stata un’esperienza che poteva essere tutto fuorchè un esempio di comunità cristiana.
La riluttanza di quella ostile maggioranza di vescovi di ascolare le voci dei gay cristiani, il loro uso della Bibbia nei dibattiti come un’arma per giustificare il pregiudizio, il tentativo quasi totalitario di gestire i comunicati stampa e di impedire un’informazione trasparente e il disonesto negare l’ovvia e sfacciata omofobia serpeggiante tra i vescovi hanno reso quella Conferenza di Lambeth la più deludente assemblea ecclesiastica alla quale mi è mai capitato di partecipare. Alla Chiesa serviva disperatamente una nuova guida e così molti di noi hanno salutato la tua nomina con speranza.
I tuoi oppositori evangelicali (la cosiddetta “chiesa bassa”, ndt), sia in Inghilterra sia nei paesi sottosviluppati, hanno tentato in ogni modo di opporsi alla tua nomina. Le speranze di chi fra noi aveva accolto favorevolmente la tua nomina hanno avuto, comunque, vita breve perché decisione dopo decisione sembri incapace di comportarti come leader autorevole della Chiesa.
E’ iniziato tutto nel momento della tua nomina, quando scrivesti una lettera pubblica ai primati anglicani di tutto il mondo assicurandoli che non avresti continuato nel tuo impegno illuminato e aperto sul tema dell’accoglienza di quei cristiani che sono gay e lesbiche. Noi tutti conoscevamo le tue posizioni.
Il tuo ministero non aveva segreti. Noi sapevamo che tu eri stato una delle voci che tentavano di temperare la retorica omofobica del tuo predecessore. Noi sapevamo della tua personale amicizia con sacerdoti omosessuali e che tu hai consapevolmente ordinato candidati gay al sacerdozio.
Tu, comunque, hai preferito saltare immediatamente alla conclusione che l’unità della Chiesa è più importante della verità. Forse tu non capisci che la tua nomina come arcivescovo dipende dal fatto che hai valori diversi da quelli del tuo predecessore e che i tuoi valori sono esattamente quelli che la Chiesa vuole dal suo nuovo Arcivescovo.
In quella lettera, in un modo che mi ha tolto il fiato per l’inettitudine e per la debolezza morale, tu hai di fatto abdicato al tuo ruolo di leader. Il messaggio che tu hai comunicato è stato che nel servizio all’unità tu ti arrenderesti a chiunque alzasse la voce.
Un leader ha solo una possibilità per fare una buona impressione e tu hai perso totalmente quella opportunità. L’unità è certamente una virtù, ma essa deve essere ponderata con la verità, la prima virtù della Chiesa.
Poi avvenne il bizzarro episodio della nomina del reverendo Jeffrey John, un sacerdote omosessuale dichiarato, a vescovo di Reading. La nomina fu proposta da Richard Harries, vescovo di Oxford. La nomina fu approvata da tutte le necessarie autorità, incluso te, il primo ministro e la Regina. I fondamentalisti e gli evangelicali furono spietati come da copione e tutto fuorchè caritatevoli o cristiani.
Loro e i loro sostenitori hanno distrutto l’immagine di Jeffrey John a mezzo stampa descrivendo la sua vita come la vita di un miserabile.
Ancora una volta tu, sotto pressione, ti sei lasciato condizionare e in una conversazione di quattro ore hai costretto l’amico tuo e mio Jeffrey John, che non è soltanto un brillante docente di Nuovo Testamento, ma uno che tenne fede alla promessa celibataria, a rinunciare all’ufficio episcopale. Il messaggio che ne venne fuori fu che se la gente è sufficientemente arrabbiata, l’Arcivescovo verrà sempre a patti. La tua autorevolezza, così come la nostra fiducia nella tua integrità, è svanita.
Poco dopo, per metterti a posto la coscienza, hai concorso a nominare Jeffrey arciprete della Cattedrale di St. Alban. E’ una strana chiesa e una strana gerarchia quella che proclama che un gay non può essere vescovo ma può essere arciprete. La tua credibilità ne ha sofferto una volta di più.
Quando Gene Robinson qui negli Stati Uniti è stato eletto Vescovo del New Hampshire e, più precisamente, quando la sua elezione è stata confermata dalla maggioranza dei vescovi, sacerdoti e laici al Sinodo Generale, ci è sembrato che tu sia andato nel panico.
Hai convocato una riunione urgente dei primati dell’intera Comunione anglicana e hai consentito loro di esprimere una terribile ostilità.
Non c’è stato, mi sembra, un confronto sul loro uso della scrittura che ha rivelato una sconcertante ignoranza degli ultimi 250 anni di studi biblici, e della comprensione dell’omosessualità.
Come se l’omosessualità fosse una scelta fatta da gente malvagia, essi hanno violato tutto ciò che la scienza medica ha scoperto sull’orientamento sessuale nell’ultimo secolo. Così come la Chiesa nel passato si sbagliava sulle donne, così ora come risultato del tuo modo di guidarla, noi stiamo sposando una posizione sull’omosessualità che è anacronistica, mistificata, disumana e francamente imbarazzante. Nessuna persona colta potrebbe condividerla oggi.
Poi hai organizzato un gruppo di lavoro, presieduto da Robin Earnes, che ha prodotto il cosiddetto Windsor Report. Quel documento ha confermato tutti gli errori che tu avevi già fatto. Ha chiesto alla Chiesa episcopale degli Stati Uniti di scusarsi con la Comunione anglicana per “mancanza di sensibilità”.
Ma io mi chiedo: può qualcuno scusarsi per il solo fatto di tentare di porre fine al pregiudizio e all’oppressione? Se il problema fosse la schiavitù, chiederesti scusa agli schiavisti? Quel documento ebbe la risposta che si meritava.
I nostri vescovi si sono detti indubbiamente dispiaciuti ed altri si sono sentiti turbati, ma non avrebbero presentato scuse per il fatto di progredire nella rimozione di uno dei più degradanti pregiudizi che colpiscono la Chiesa e la società. Questi elementi non erano stati presi in considerazione dal Windsor Report. E non lo saranno fino a che tu e la Comunione anglicana sarete affossati da un gruppo di sedicenti biblisti premoderni, pieni d’odio, incapaci di abbracciare il mondo in cui viviamo oggi.
Poi sono arrivate le minacce dei primati di escludere la Chiesa episcopale degli Stati Uniti dalla Comunione anglicana, come se ne avessero il potere. Ultimatum e scadenze per uniformarci alla loro omofobia sono stati da te considerati come comportamenti appropriati. Quando la Chiesa episcopale degli Stati Uniti ha eletto una donna vescovo, Katharine Jefferts-Schori, a Presidente dei Vescovi americani e Primate degli Stati Uniti, la tua reazione a questo evento epocale è stata patetica.
Tu non hai gioito che l’uguaglianza è finalmente stata raggiunta nella nostra lotta contro il sessismo; la tua preoccupazione è stata “la sua elezione quanto più difficile renderà la vita della Comunione anglicana?”.
Ancora una volta, la pace all’interno dell’istituzione è prioritaria per te rispetto all’acquisizione di una coscienza che mette in crisi ciò che la Chiesa ha negato alle donne per tanto tempo. Quando Katharine prese il suo posto fra gli altri primati, lei subì con dignità il rifiuto di alcuni vescovi a ricevere la comunione con lei. E’ questa la mentalità richiesta per l’unità della Chiesa?
Poi, tu hai rilasciato una dichiarazione dicendo che se gli omosessuali vogliono essere accolti al servizio della Chiesa, devono cambiare i loro comportamenti. Questa dichiarazione ha dell’incredibile.
Se tu intendi dire che devono cambiare il loro essere omosessuali tu sei certamente mal informato circa l’omosessualità. Non è una scelta o un peccato, non più che essere mancini, o uomini, o donne, o neri, o transessuali. Tutti noi semplicemente siamo chiamati a vivere questi aspetti della nostra identità.
Questa verità è così elementare e così ben documentata che solo occhi pieni di pregiudizio possono far finta di non vederla. Nessun intellettuale oggi darebbe credibilità al tuo punto di vista.
Infine tu hai deciso di non invitare Gene Robinson alla Conferenza di Lambeth del 2008. Tutti gli altri vescovi omosessuali non dichiarati sono stati invitati. L’unico onesto no.
Potrei fare i nomi dei vescovi gay che ho conosciuto nella mia carriera e che prestano il loro servizio sia nella Chiesa episcopale americana, sia nella Chiesa d’Inghilterra. Scommetto che tu potresti fare altrettanto. Stai forse suggerendo che la disonestà è una virtù?
Tu continui a far sì che citare la Bibbia per giustificare un pregiudizio mortale sia una tattica legittima. E’ infatti l’ultima risorsa che le autorità religiose hanno usato per validare la “tradizione” e rimandare il cambiamento.
La Bibbia era citata per sostenere il diritto divino dei re, per opporsi a Galileo nel XVII secolo, per opporsi a Darwin nel XIX secolo, per sostenere la schiavitù e l’apartheid in XIX e nel XX secolo, per negare alle donne l’istruzione, il voto e l’ordinazione sacerdotale. Oggi la Bibbia è citata per continuare l’oppressione e il rifiuto delle persone omosessuali. Questo uso della Bibbia ha perso tutte le battaglie.
Perderà anche questa battaglia e tu, amico mio, finirai dalla parte sbagliata della storia, dal lato sbagliato della morale e dal lato sbagliato della verità. E’ una vera tragedia che tu, il più talentuoso Arcivescovo di Canterbury da un secolo a questa parte, sei pervenuto a un simile miserabile fallimento in un periodo di tempo così breve.
Tu sei stato nominato per governare, Rowan, non per capitolare di fronte alla rabbia isterica di coloro che sono incatenati al passato. Per l’amor di Dio, è venuto il tempo per te di essere autorevole. Spero che tu ne possa ancora avere la capacità.
John Shelby Spong, ottavo vescovo di Newark (USA)
* Il vescovo episcopale John Shelby, sposato e con figli, in questa lettera indirizzata all’Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams riflette sul cammino della chiesa episcopale americana e si è rammarica per l’omofobia diffusa nella Chiesa anglicana, per la scarso impegno che il capo della Chiesa anglicana ha mostrato nei confronti dei gruppi omofobi e nel difendere l’elezione a vescovo di Gene Robinson, gay dichiarato, che per ragioni di opportunità non sia stato invitato alla Conferenza di Lambeth 2008. E si chiede se “l’unità della Chiesa (anglicana) è più importante” del testimoniare la verità?
Testo originale: Un unfortunate letter