Mi chiamo Paul. Sono un ragazzo come tanti, gay e cattolico
Testimonianza di Paul letta nella Chiesa di St Josephs di Newtown (Australia) al Social Justice Conference del Maggio 2007, liberamente tradotta da Domenico Afiero
Salve! Sono Paul, cattolico e il maggiore di nove figli; sono cresciuto a Willoughby e risiedo a Newtown (Australia); guido una Volkswagen, ho occhi azzurri e capelli castano scuro; mi piace il cinema; mi tengo in forma col nuoto; sono gay; il mio colore preferito è il blu;adoro la cucina tailandese; ho il sangue color rosso … e , come dire, etc, etc…
Insomma, quello che cerco di dire è che sono un ragazzo ordinario. Potrei essere un tuo vicino; possiamo esserci incrociati per strada e sono un parrocchiano di questa comunità cristiana.
Il fatto di essere gay mi rende leggermente diverso dalla maggior parte di voi, presenti qui oggi. La mia omosessualità è un piccolo dettaglio della mia persona. Eppure, la società e la Chiesa talvolta mi escludono.
Ho incontrato gente cattolica gay che teme di entrare in una chiesa cattolica o di comunicarsi per via del senso di vergogna e di colpa che sentono imposto sulla propria pelle. Ho imparato ad avere più fiducia in me quando parlo con i miei amici , ai quali racconto che mi piace andare a messa e che la mia fede, quella cattolica appunto, la considero molto importante. I pub gay di Sidney sono pieni di cattolici che si sono allontanati dalla Chiesa e, forse, anche di quelli che hanno perso la fede. Ma perché?
Credo che talvolta sia più facile rifiutare il messaggero, quando il messaggio appare confuso o perde di credibilità. Questa situazione l’ho vissuta dodici anni fa: dopo aver trascorso la mia adolescenza in un conflitto interiore, ho accettato , finalmente, di non essere attratto sessualmente dalla donna.
Non ho deciso di essere gay! E’ stato un processo lungo della mia vita, ricco di confusione, continui rifiuti ,solitudine ed odio per me stesso. Per fortuna, poi, ho sviluppato un profondo senso della fede. La fede e la fiducia in Dio mi hanno confortato davvero, dandomi soprattutto la forza di tirare avanti nei momenti più difficili.
Così, alla fine, mi sono accettato come Dio mi ha creato.Ma c’era un problema: accettarmi come gay aveva a che fare con ciò che la Chiesa definiva come qualcosa che suonava più o meno “intrinsecamente disordinato e diabolico”.
Allora, perché non comportarmi come facevano molti gay cattolici e rifiutare la Chiesa? il pensiero di abbandonare Santa Romana Chiesa non mi è sfiorato neanche per un minuto!
Sono cattolico per tradizione: sono cresciuto da cattolico; ho frequentato la scuola e l’università cattoliche; ero un attivista di gruppi giovanili cattolici come pure della mia parrocchia . Come vedete, anche se volessi, non potrei essere più cattolico di così! Tuttavia, è una mia scelta rimanere cattolico.
Molti amici miei, sia gay che eterosessuali, sia cattolici che non, mi hanno chiesto come posso continuare a essere cattolico e andare a messa quando la Chiesa appare spesso molto critica ed aggressiva verso l’omosessualità? Per me la questione è abbastanza semplice: ascolto il mio cuore e ascolto Dio in cuor mio.
Credo che Dio mi abbia creato come mi desiderava. Ci è voluto molto tempo per accettare tutto questo. Il messaggio di Gesù è l’amore. Amare il prossimo, amare Dio e amare te stesso.Immagino che Dio non vuole che mi chiuda in una vita marcata dalla solitudine e dall’infelicità. Essere una donna o un uomo significa saper amare e lasciar fare agli altri altrettanto verso di noi. L’amore, per me, è verso un uomo.
Il film Brokeback Mountain ha illustrato in maniera inequivocabile quello che ho appena sostenuto. La vita di ciascun protagonista è stata tragicamente distrutta dal conformismo o meno della società. Sono contento di essere un giovane della società di oggi. Il mondo è cambiato molto nell’ultimo decennio.
Sono grato a coloro che sono scomparsi prima di me e hanno combattuto perché mi fosse permesso di tenere per mano il mio partner mentre passeggio lungo King Street; sono grato a coloro che sono scomparsi anche perché quando condivido momenti intimi con il mio partner non sarò arrestato e sbattuto in galera; sono grato alla mia adorata famiglia che ha accettato il mio compagno in casa e gli ha fatto posto a tavola.
La mia esperienza, purtroppo, non è simile a quella di molti gay. La realtà è che, una volta fuori dalla zona gay sicura di King Street, si ritorna a una società ostile : molestie verbali per strada; barzellette sulle checche in ufficio; stereotipi gay in TV; fondamentalismo cristiano, che cita erroneamente le Sacre Scritture che condannano a morte gli omosessuali; capi di chiesa che negano ai gay il diritto di essere uomini e donne che amano la persona come Dio l’ ha creata.
Dio è amore e non odio. Suor Jeannine Grammick , che ha operato tra i gay per oltre quarant’anni negli USA , usa un’analogia quando si parla della sessualità: “Non si donano le ali ad un uccello per dirgli, poi, di non volare!”.
La Chiesa di oggi accetta che una certa percentuale di gente abbia un orientamento omosessuale. Comunque, si tratta di una Chiesa che continua a sostenere che i gay non possono agire secondo i propri sentimenti naturali. Il che equivale, giusto per dirla alla maniera di suor Grammick, a “donare le ali ad un uccello senza permettergli di volare”.
Ci piacerebbe cambiare molte cose in questo mondo; scusarsi con la cosiddetta Stolen Generation da parte del Primo ministro australiano, per esempio, potrebbe essere la prima; un’altra cosa potrebbe essere che il Papa affermi di guardare con occhio diverso alla sessualità; ancora un’altra cosa da cambiare?
Mi piacerebbe che la Chiesa rivedesse il suo pensiero circa le relazioni tra persone dello stesso sesso, in quanto il messaggio di Dio non è il genere, ma l’amore . L’amore trascende il genere.
La Chiesa ha una lunga e dura storia di Giustizia Sociale. Credo, comunque, che la Chiesa possa fare la sua parte meglio nei confronti di uomini e donne gay. Grazie per avermi invitato a parlavi oggi.
Articolo originale: Being gay and catholic