Mia moglie, io e la mia omosessualità. Che faccio?
Email inviataci da Marco, risponde Gianni Geraci volontario del progetto Gionata e animatore del gruppo di cristiani omosessuali Il Guado di Milano
Caro Gionata, ho trovato il tuo sito nella continua ricerca di qualcosa che appaghi il mio desiderio di capire e di farmi una ragione del mio stato. Ho letto alcune testimonianze di persone che credo condividano la mia medesima situazione e con cui mi piacerebbe anche confrontarmi.
Ho colto quindi l’invito che fai di scriverti ed eccomi qui a raccontarmi per fornire la mia esperienza e magari per avere delle risposte ai miei dubbi e considerazioni. Dico subito che ho una certa età, sono sposato e con figli ma che,fin dall’adolescenza, ho avuto fantasie e occasionalmente anche pratiche omo.
Affermo anche che ormai ho fatto una scelta di vita che non voglio rimettere in discussione, ma che comunque il problema continua ad essere motivo di ansietà di dubbi e di sensi di colpa.
Credo di avere una vita famigliare ideale, una moglie che mi ama e dei figli di cui sono orgoglioso. Ti dico anche che In me l’elemento religioso e la Fede ha sempre avuto una grandissima importanza. Sono Cattolico praticante e quindi mi sono accostato spesso al Sacramento della Riconciliazione riferendo sempre quale era il mio problema che ovviamente ho sempre considerato peccato.
Ho trovato sacerdoti comprensivi che non mi hanno mai umiliato. È stato proprio il confessore a spingermi ad accettare l’amore di mia moglie dicendomi che questo avrebbe cambiato le cose. Purtroppo non è stato così ed e’ continuata la lotta contro un desiderio che ho cercato di reprimere ma che in alcune occasioni non sono riuscito a fare.
Ovviamente, da sposato, il senso di colpa e’ ancora maggiore, perché avverto il tradimento verso la persona che mia ama. Mi sono spesso detto che forse questo non era diverso dal tradimento etero o di quello di una persona consacrata che ha fatto il voto di castita’, anzi, la rinuncia verso quello che credo sia la mia vera sessualità’, avrebbe dovuto avere maggiore comprensione, pero’, nell’idea comune, la cosa viene considerata più grave.
Ultimamente comunque mi vengono dei dubbi, non è che ho sbagliato ad accettare l’amore di mia moglie sapendo come ero? Mi giustifico pensando che è’ successo perché ho sperato davvero che sarei potuto cambiare. È poi la sua pressione e’ stata davvero forte.
Mi sembrava che se non l’avessi accettata il suo dolore sarebbe stato immenso, mi ha sempre detto che senza di me non avrebbe potuto vivere e io, allora come adesso, non sopporto essere causa di sofferenza. Questo mi ha portato ad accettare il suo amore anche se, pur provando un grandissimo affetto verso di lei ed anche una certa attrazione sessuale, non posso affermare di essere stato “innamorato” in senso completo.
Devo anche dire che per me il desidero omo e’ sempre stato più verso il sesso. Non so se mi sono “innamorato”, di un altro, forse in giovane età, magari con attenzioni rivolte verso chi non poteva corrisponderle.
Resta il fatto che quella sensazione indefinibile che si prova verso una persona che è attrazione fisica, desiderio di simbiosi e di conoscenza profonda io non sono mai riuscito a sperimentarla, anche perché quando stava per sorgere era verso una persona del mio stesso sesso e io, in un modo o nell’altro, riuscivo a reprimerla. Quindi ho sempre vissuto una omosessualità ‘ distonica.
Oggi viene detto che non e’ peccato l’omosessualità, ma l’avere rapporti omosessuali. Io avrei da ridire: perché’ non lo si e’ sempre detto evitando grandi sofferenze per il solo fatto di sentirsi tali?.
Ma ancora non ci siamo: come si fa a considerare peccato una cosa che per te e’ naturale?
Capisco che a me la cosa e’ preclusa per il mio stato coniugale, ma l’atto in se perché dovrebbe essere considerato peccaminoso se è il frutto della mia vera sessualità’ ?
Resto comunque non affrancato dalla mia educazione e continuo a confessare quello che viene ritenuto un male, anche se oggi lo faccio più per il tradimento che per altro.
Non ho mai detto nulla a mia moglie. Mi rendo conto che la completa sincerità in un rapporto a due è fondamentale ma non ci sono mai riuscito. All’inizio ho fatto qualche tentativo prendendo la cosa un po’ alla larga ma lei non ha mai neppure preso in considerazione questa possibilità’ .
Ora, dopo tanto tempo, per il grande affetto che nutro verso di lei, mai e poi mai potrei farle condividere una situazione che sicuramente non potrebbe capire e che sarebbe fonte di grande sofferenza e poi a che scopo?
Io non ho nessuna intenzione di lasciarla e faccio del mio meglio per esserle fedele.
Forse non sono stato completamente onesto, ma a volte nella scala delle priorità si mettono in conto anche altre opzioni. Anche qui poi ci sono delle differenze: perché alle cosiddette scappatelle etero si da’ così poca importanza e anzi si consiglia di non rivelarle mai alla partner?
Resta quindi il fatto che mi sento fragile e disposto a cadere alla tentazione ma mi sono anche rassegnato a quello che sono. Attualmente quello che considero sicuramente peccato e’ il tradimento verso la persona che mi ama, ma capisco anche che la mia condizione a volte non lascia via di scampo.
E’ difficile vivere tutta la vita senza una sessualità’ che non segue le tue vere inclinazioni, per cui le cadute, per fortuna rare, ci sono e la mia formazione e anche qualcosa di interiore mi obbliga a considerarle un male, anche se il pentimento e’ sincero al momento ma con la consapevolezza che poi il desiderio tornerà’.
Oggi esistono anche i siti porno a cui occasionalmente faccio ricorso, vergognandomi, ma che considero il male minore, rispetto ad una vera caduta come potrebbe avvenire.
La visita di siti porno ,ovviamente senza dipendenza, nell’ambiente etero e’ considerata del tutto normale e credo che molti confessori non la considerino neppure peccato e questo credo che sia una ulteriore differenza.
Capisco che magari la mia esperienza non può essere portata ad esempio, può darsi che io sia riuscito in un modo che potrà essere giudicato non consono alla piena accettazione del proprio stato, ma, credo che ogni caso sia a se stante e io francamente non riesco a pentirmi della mia scelta famigliare
Può anche essere che oggi i sistemi di informazione più diffusi e soprattutto la maggior chiarezza anche scientifica su questo tema, mi avrebbero condotto a fare in modo diverso, ma è andata così e la riprova in un altro senso non è più possibile.
Ciao a tutti con la mia più sincera solidarietà a tutti coloro che si trovano in una situazione così’ difficile . Marco.
La risposta…
Gentile Marco, la ringrazio per averci raccontato la sua esperienza e per averci aperto il suo cuore. Con questa lettera, in cui lei si racconta finalmente in maniera sincera, ci da la possibilità di aiutare tante persone che rischiano di fare scelte simili a quella che lei ha fatto quando si è sposato.
Non creda infatti di essere una mosca bianca: nei vent’anni di esperienza che ho sulle spalle e che mi hanno portato a incontrare molto omosessuali più o meno credenti, di persone sposate ne ho conosciute tantissime.
Alcune vivono la loro condizione considerando il matrimonio solo una “seccatura” in più, altri decidono di separarsi dalla moglie per iniziare una nuova vita, altri ancora vivono, come lei, i dramma di una vita dominata dall’ipocrisia, altri, infine, hanno fatto la scelta più coraggiosa: parlarne con la moglie e decidere, con lei, come salvare un matrimonio a cui tengono davvero.
A tutti dico sempre che l’idea di sposarsi nella speranza di superare la propria omosessualità è sbagliata anche se magari viene suggerita da diversi confessori che, più per ignoranza che per disprezzo nei confronti del matrimonio, consigliano alle persone come noi di “prendere una moglie in maniera di non pensare più a certe cose”.
Tra l’altro, quando un omosessuale si sposa nascondendo al coniuge un aspetto così importante della sua personalità come l’orientamento sessuale, il matrimonio può anche essere dichiarato nullo dai tribunali ecclesiastici, come dimostrano le numerose sentenze che ci sono state in tal senso.
Ma parte le questioni di diritti canonico, veniamo invece a lei, caro Marco, che dimostra di avere una grande stima e un grande rispetto per la donna che è diventata sua moglie.
So che le cose che le dirò non piaceranno a molti, ma sono quelle che mi detta la coscienza e, soprattutto, quelle che mi suggerisce la mia esperienza di persona omosessuale ultracinquantenne che ha conosciuto tantissimi omosessuali e, fra questi, anche tantissimi omosessuali che si erano sposati.
Se, come dice lei, il suo è un matrimonio riuscito, lei ama sua moglie ed è soddisfatto della scelta che ha fatto, le suggerisco innanzi tutto di impegnarsi a viverla al meglio.
So per esperienza quanto può essere forte il bisogno che il nostro sé omosessuale ha di emergere e di trovare qualche sbocco, ma so anche che non è visitando siti porno e cercando avventure che poi la fanno sentire male quando ha di fronte sua moglie, che riuscirà ad ottenere questo obiettivo.
Il circolo vizioso fatto di trasgressioni, con i sensi di colpa che ne derivano e con i successivi propositi di cambiamento della propria vita che durano fino alla trasgressione successiva non la porterà da nessuna parte.
Quello che deve fare è chiedersi se la sua omosessualità sia o meno compatibile con il suo matrimonio.
Inizi quindi a frequentare altre persone omosessuali ma non lo faccia più con la finalità di trovare con loro momenti di intimità sessuale che poi la fanno stare male quando vede sua moglie, lo faccia invece con l’obiettivo di capire in che direzione vuole andare.
Con queste persone potrà parlare anche del suo matrimonio, delle difficoltà che incontra e delle contraddizioni che vive: vedrà che il solo parlarne la aiuterà a togliere a vivere in maniera più serena la sua condizione di omosessuale sposato e, forse, l’aiuterà a non tradire più così spesso sua moglie.
Come lei ha scritto l’omosessualità è una componente importante della sua personalità e va quindi vissuta. Quello che le consiglio è di iniziare a viverla anche attraverso l’amicizia con altri omosessuali evitando così di ridurla solo ed esclusivamente a del sesso consumato per se stesso che le lascia dentro dei sensi di colpa.
Se, dopo aver iniziati a vivere anche questa dimensione della sua omosessualità il suo bisogno di avere rapporti sessuali con persone del suo stesso sesso dovesse diventare meno forte può tranquillamente dimenticare quei tradimenti che apparterrebbero al suo passato senza parlarne con sua moglie.
Se invece questo desiderio dovesse mantenersi inalterato, per salvare davvero il suo matrimonio, di superare le finte giustificazioni che la paura le ha suggerito, le consiglio di confidarsi con sua moglie e di chiedere il suo aiuto per superare, insieme a lei, questa problema che c’è nel suo matrimonio.
Le assicuro di conoscere molte donne che, dopo lo smarrimento iniziale (d’altra parte come non capirle: pensavano di avere un marito fatto in un certo modo e, all’improvviso restano vedove di quel marito e se ne trovano un altro), hanno iniziato a lavorare per costruire la loro relazione di coppia con il marito omosessuale su basi completamente nuove che hanno salvato il matrimonio.
Alcune di queste donne mi hanno addirittura confidato che la notizia dell’omosessualità del marito le ha liberato da un senso di inadeguatezza e di autodisprezzo verso cui le spingeva l’indifferenza che, a livello sessuale, il marito aveva nei loro confronti.
Lo so che la scelta che le suggerisco di compiere richiede molto coraggio e costa fatica, ma sono convinto che il Signore l’aiuterà a trovare i modi e i tempi per viverla nella maniera migliore.
Lei giustamente dice che nel Vangelo Gesù non condanna le trasgressioni che compiono gli omosessuali più di quanto condanni le trasgressioni degli eterosessuali.
Ma proprio per questo le faccio osservare che, quello stesso Gesù che condanna l’adulterio senza preoccuparsi di dire che è più o meno grave quando la persona con cui lo si compie è o meno del proprio sesso, condanna in maniera molto dura l’ipocrisia e invita ciascuno di noi a superarla con decisione.
Metta da parte l’ipocrisia allora. Veda se, con l’aiuto di qualche amicizia omosessuale, riesce a essere fedele a sua moglie e accetti l’umiliazione, se non dovesse riuscire a vivere con fedeltà il suo matrimonio, di chiedere aiuto a sua moglie e di cercare di salvare con lei quella relazione che è così importante per tutti e due. La saluto e la ricordo senz’altro nelle mie preghiere.
Gianni Geraci