“Non c’è nulla di sbagliato in te”. ‘Omosessualità e Vangelo’ con Franco Barbero
Recensione di Stefano Grassi del gruppo Il Guado di Milano
«Nel cuore di Gesù non c’è l’uomo giusto o l’uomo sbagliato, ma c’è l’amore perfetto, quell’amore a cui noi tutti siamo chiamati: l’amore di Dio».
Vivere la vita, le emozioni e i sentimenti. A questo ci esorta don Franco Barbero nel suo libro «Omosessualità e Vangelo», sottolineando come tutto ciò sia benedetto da Dio. Don Franco viene ordinato sacerdote nel 1963 e, dieci anni dopo, fonda la comunità cristiana di base di Pinerolo dove, da parecchi anni, celebra matrimoni tra persone dello stesso sesso. Nel 2004 è stato ridotto allo stato laicale.
Nel 2004 è stato ridotto allo stato laicale. All’inizio del suo percorso sacerdotale, don Barbero era molto tradizionalista: no al divorzio, no all’omosessualità. Era assolutamente convinto che quella fosse la via giusta. A poco a poco, tuttavia, «grazie a incontri, piccoli episodi, e l’avida lettura di libri alla ricerca di un pezzo d’anima che sentiva mancargli, il blocco granitico delle verità dogmatiche cominciò a sgretolarsi».
C’era la voglia di “freschezza evangelica” e quanto più si interessava alla Bibbia, tanto più l’orizzonte dogmatico gli sembrava inessenziale. «La bellezza della fede diventava incontenibile e spesso inconciliabile con alcune formulazioni. Molte rigidità non potevano reggere alla lenta penetrazione della Parola di Dio, vera pioggia di primavera».
Il libro raccoglie una selezione, fatta dal giornalista Pasquale Quaranta, delle tantissime lettere che don Franco ha ricevuto. Quelle selezionate sono state scritte da persone molto diverse tra loro: ragazzi e ragazze, seminaristi, donne e uomini adulti, alcuni già sposati con figli, preti innamorati e laici in cerca della loro strada. Non sono state risparmiate neppure le lettere che contestano l’operato di don Franco che, comunque, risponde mantenendo la sua inossidabile fermezza.
Diversi ragazzi comunicano a don Franco il loro stato di oppressione, di scoramento, di paura, pensando che il loro comportamento non sia gradito a Dio. Alcuni sono in crisi perché i loro genitori non ne accettano l’orientamento sessuale.
Ci sono anche storie di uomini che, dopo anni di matrimonio, scoprono il loro vero orientamento sessuale e chiedono consigli su come affrontare la situazione in famiglia e con i figli.
Don Franco ha parole di pace e di serenità per tutti, dissipa dubbi e perplessità e apre tutti alla vita. Dice a chiare lettere che l’omosessualità è un dono di Dio e per questo «siamo liberi e felici di cercare l’amore attraverso la ricerca di una persona capace di far accendere i nostri sentimenti».
Rispondendo a una lettera scrive al suo interlocutore: «Tu non devi guarire da nessuna malattia o nessuna deviazione. Devi fare un cammino verso la gioia». E ancora: «Dio non conosce emarginazioni e non fa distinzioni. Ad ogni persona chiede di amare, a ognuna secondo la sua natura. Solo l’egoismo e la violenza sono contro natura». Don Barbero distingue in maniera netta l’amore e l’accoglienza di Dio dalla dottrina proposta dalle gerarchie che lui definisce sessuofobica e omofoba. Ecco il brano del libro in cui spiega le cause di questa situazione:
“Nei secoli il ministero si pervertì in una istituzione maschile, sacrale, gerarchica, autoritaria. È una forma storica di governo che ha assunto la pretesa di rappresentare la Chiesa e si è andata sempre più configurando come un potere mondano, completamente estraneo alla dinamica evangelica.
Nessuno può ergersi a buttafuori o maestro infallibile.
La chiesa ufficiale è poco più di un efficiente comitato di affari. La fede in Dio, la chiesa come popolo di Dio e il Vangelo abitano un altro pianeta, sono un’altra realtà. C’è nella chiesa tanto gente che soffre per colpa di queste autorità faraoniche alle quali bisogna togliere la forza di violentare spiritualmente e psicologicamente le persone.
Le posizioni ufficiali del magistero sono spesso pure e semplici ripetizioni di luoghi comuni, di pregiudizi, affermazioni destituite di ogni fondamento scientifico. Gli estensori degli infami documenti vaticani contro l’ammissione al ministero delle persone omosessuali siano in larga parte dei gay repressi.”
Don Franco afferma che Gesù stesso fu uno degli spiriti più anticonformisti che l’umanità abbia conosciuto e ci invita a lottare perché il potere della gerarchia non imponga pesi insopportabili perché, come scrive nel suo libro: «Il Vangelo deve favorire cammini di liberazione e non di oppressione».
Il passaggio più liberante avviene «quando rompiamo ogni dipendenza dalla struttura e dall’ideologia gerarchica e ci sentiamo chiesa senza dover demonizzare nessuno, ma anche senza dover chiedere il riconoscimento dell’autorità».
All’accusa di fabbricarsi una “religione fai da te”, risponde scrivendo che: «Non si tratta di ribellismo ingenuo e a buon mercato, e nemmeno di fabbricare una religione fai da te. Si tratta invece di prenderci la responsabilità di uscire dalla “casa della schiavitù”, come ci testimonia il libro dell’Esodo. In questo cammino è possibile trovare in Dio la fonte inesauribile, il fondamento, l’orientamento, il sostegno del cammino. Dio della libertà».
Nel libro, don Franco, condanna tutti quei preti che durante la confessione praticano il cosiddetto “cristianesimo criminale” cercando di far apparire un disordine ciò che in realtà non lo è: questo atteggiamento, aggiunge, «non ha niente in comune con l’insegnamento liberante di Gesù. Come si può pervertire così la bella, gioiosa notizia che è il Vangelo? Gli atteggiamenti di questi preti distruggono dalle fondamenta l’autostima dei gay e squalificano sul nascere il loro desiderio di felicità». Tutti coloro che non si sentono degni di ricevere l’Eucaristia sono inoltre incoraggiati ad accostarsi al Sacramento e ad «abbandonarsi tra le braccia di Dio, che nutrirà il cuore di ognuno».
Don Franco non è contrario alle relazioni sentimentali che coinvolgono i sacerdoti e vorrebbe che «tutti i preti innamorati restassero nella chiesa, perché c’è gran bisogno di gente calda, intelligente, amante, non burocratica, non triste».
Appoggia anche le esperienze di omogenitorialità, dicendo che «si cresce meglio con persone che amano, accudiscono, hanno stabilità e apertura verso gli altri».
Di fronte alla lettera di un ragazzo omosessuale ateo, alla ricerca di un qualcosa che possa colmare il vuoto che sente, risponde in maniera esemplare:
“Milioni di atei ogni giorno credono in qualcosa, senza credere in Dio e al contrario milioni di uomini e donne che “dicono di credere” poi vivono un’esistenza vuota, senza amore… Le strade per rendere feconda una vita sono molte, e noi credenti non abbiamo affatto il “monopolio del senso”.
Lascia emergere gli interrogativi, i bisogni, le inquietudini.
L’importante è fare un cammino di onestà. Se tu sarai onesto con il tuo cuore, sarà onesta la tua vita o nella fede o nell’ateismo. Se nel tempo Dio busserà alla porta del tuo cuore e tu sentirai a strana ed inspiegabile voglia di aprirgli, non chiuderti in casa. Lui non vuole invaderti. Se poi, fatta conoscenza, vorrai rimetterlo fuori dalla tua vita, se ne andrà senza sbattere la porta.”
Nel descrivere i matrimoni omosessuali che celebra a Pinerolo don Franco scrive: “È un prendere il dono dell’amore e valorizzarlo, presentarlo alla chiesa perché valuti se questa non sia anche una strada percorribile. Infatti chiesa non è solo il luogo dove ripetiamo ciò che si è sempre fatto, ma è uno spazio creativo, è una comunità di credenti dove Dio non è muto, dove non ha finito la Sua storia d’amore con l’umanità.
E quindi nascono sempre virgulti, sempre spinte, sempre stimoli. Vivere la chiesa come un laboratorio e poi presentare queste esperienze mettendole in circolo perché la comunità di credenti vagli, ricordando le parole di Paolo: «Valutate ogni cosa e ritenete ciò che è buono».
«Omosessualità e vangelo» , in sostanza, è un libro che ci invita a riflettere e a interrogarci sul nostro modo di essere cristiani, di percepire l’amore di Dio, di sentire la sua benedizione, di vivere la vita pienamente, gustandone tutti i colori.
Un giorno la mia mamma, mentre sistemava il cassetto del comodino in cui lo tenevo, l’ha trovato e ne ha letto qualche pagina. Alcuni giorni dopo me ne ha parlato come se fosse un libro molto pericoloso, perché «Gesù non dice queste cose». Io ho provato a spiegarle che le cose non stanno così, ma è stato inutile.
Come mia mamma ci sono molti altri genitori che la pensano così e che minano la serenità dei figli: questo non è giusto e può essere distruttivo.
La sfida che siamo chiamati a vivere sta nel non rinunciare ad affermare noi stessi, nell’esprimere i nostri pensieri, nel vivere con responsabilità i nostri impegni e le nostre relazioni. Perché, come scrive don Franco: «Non siamo individui destinati alla sofferenza, siamo creature con le ali a volare nelle verdi praterie di una esistenza che non è affatto riducibile ad una valle di lacrime».
Il libro, curato da Pasquale Quaranta, è pubblicato dalla casa editrice Il segno dei Gabrielli di Verona e può essere ordinato in tutte le librerie con il seguente codice EAN 9788860990624