Omofobia e trasfobia. Idee che uccidono
Articolo di Ramy Yousef* pubblicato sul periodico arabo My Kali (Giordania) del Marzo/Aprile 2015, liberamente tradotte Andrea Mattevi
Nel 2001, 52 gay egiziani sono stati arrestati ad una festa su uno yacht. Questa è la frase con cui solitamente inizio i miei discorsi sui diritti LGBT in Egitto. È stata una catastrofe: le vite di decine – se non di centinaia o migliaia – di persone sono state completamente cambiate a causa di quell’incidente.Questo è quello di cui vorrei parlare: di come le idee possono cambiare le vite. Quando ho pensato per la prima volta a questa frase, ho immaginato di averla sentita in Glee o in qualche video di It Gets Better, e che fosse una cosa davvero scontata da dire; ma vorrei vedere diversi tipi di idea, e diversi stili di vita.
Io sono gay. Lo sono sempre stato, sin da quando sono nato. Come lo so? Lo so e basta. Ma non è questo il punto. Il punto è che sono nato in una società che ripete in continuazione che ci sono solo poche identità ben definite che una persona decente dovrebbe seguire, ed essere gay non è certamente una di esse.
Questa è un’idea. Le idee sono quelle cose che tutti siamo soliti dire, pensare e mettere in pratica; tutta l’omofobia e la discriminazione che esistono nei media, nelle conversazioni giornaliere e nella mentalità delle persone sono semplicemente idee.
Da dove arrivano? Come posso saperlo? Quello che so è che queste idee influenzano la vita delle persone.
Le persone gay spesso hanno poche opzioni: possono scegliere di lasciare la loro casa in cerca di un posto dovo possono essere sé stesse (o quello che vogliono essere) senza essere perseguitate, oppure possono vivere discretamente quello che provano nel disperato tentativo di integrarsi (sposarsi con un individuo del sesso opposto potrebbe funzionare).
Alcune persone scelgono di reprimere quello che sentono, e alcune volte arrivano addirittura all’estremo attaccando tutti quelli che provano le stesse cose, specialmente se lo esprimono apertamente. Ha importanza quale sentiero scegliamo di prendere? Non lo so, non posso giudicare.
Quello che posso dire è che tutte queste opzioni sono inumane: nessuno dovrebbe essere costretto ad abbandonare la propria famiglia perché non trova lo spazio per essere sé stesso, e nessuno dovrebbe sentire il bisogno di nascondere o reprimere quello che prova. È sbagliato. Ed è il risultato di idee, prima che la causa di azioni.
La parte infida in tutto questo è che noi – come omosessuali e transessuali – portiamo tutte queste idee con noi, e spesso ci comportiamo anche di conseguenza. Giudichiamo noi stessi e prendiamo decisioni basandoci sulle idee omofobiche e transfobiche promosse dalle nostre società; lasciamo che queste idee definiscano completamente il nostro stile di vita, anche se cerchiamo di evitare questa trappola, e anche se decidiamo di prendere le decisioni opposte.
Dopo tutto, se non ci fosse in primo luogo un “modo principale”, potrebbe esserci un “modo alternativo”? Noi non abbiamo davvero una possibilità di scelta, e anche quando crediamo di star scegliendo, non lo stiamo facendo: o ci pieghiamo al pensiero comune perché siamo spinti a farlo, oppure scegliamo un’altra strada perché non ci piace il pensiero comune, e quindi facciamo semplicemente il contrario. Non scegliamo mai davvero.
Ci sono molti esempi: la tolleranza è solo una reazione alla discriminazione; è semplicemente un’alternativa al pensiero comune. Alcune persone sono tolleranti perché è “forte” andare contro il pensiero comune.
Essere out va contro alla discrezione imposta dalla società, e questa potrebbe essere la ragione per cui noi – io incluso – siamo out, e non perché vogliamo davvero esprimerci in quel modo. La poligamia è l’opposto della monogamia, che è considerata l’opzione più liberatoria e mentalmente aperta. È un circolo infinito di false scelte; e non potremo mai sapere davvero cosa vogliamo se siamo continuamente attaccati e repressi.
Questo è il modo in cui le idee sono pericolose. Le idee come l’omofobia e la transfobia danno forma alle nostre vite senza che ce ne accorgiamo. Immaginate quali sarebbero state le nostre decisioni se fossimo vissuti in un mondo senza i giudizi; non solo tutti sarebbero tollerati, ma nessuno sarebbe messo in discussione. Nessuno sarebbe interessato all’orientamento di nessuno. Come sarebbe se tutte le regole fossero annullate?
Io penso che questo sia il tipo peggiore di violenza in assoluto. Si viene consumati senza fine in questo cerchio chiuso. Si hanno così poche opzioni, che anche quando se ne prendono altre, sono sempre un risultato definito da quelle originali.
È terribile privare le persone dei loro diritti: il loro diritto ad essere sé stesse, il loro diritto ad esprimersi in modo differente, e il loro diritto a coesistere pacificamente. Il diritto che ci dà l’identità stessa che ci definisce è quello di scegliere quello che davvero vogliamo. Non c’è niente di peggio di fare una scelta obbligata quando pensiamo di stare scegliendo liberamente.
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* Ramy Youssef, 23 anni, è un attivista per i diritti umani che ha fatto parte del consiglio di amministrazione di uno dei partiti politici egiziani dopo la rivoluzione del 2011. Nel 2012, è diventato il primo gay egiziano a venire fuori con il proprio nome sui social media. Ha organizzato diverse campagne pubbliche per i diritti LGBT in Egitto e si è espresso ampiamente contro i recenti arresti e la brutalità della polizia sui media nazionali e internazionali. Dal febbraio 2015 vive nei Paesi Bassi.
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Testo originale: Ideas Kill!