Perchè i cattolici americani appoggiano il matrimonio gay, disobbedendo ai loro Vescovi?
Articolo di suor Jeannine Gramick e Francis DeBernardo tratto dal Washington Post (Stati Uniti), 14 fenbbraio 2012, liberamente tradotto da Marius e Lidia Borghi
Questo mese nel Maryland e nello stato di Washington (ndr negli Stati Uniti), è in azione una forza straordinaria: due governatori cattolici stanno incitando i legislatori a far passare disegni di legge per legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Fra questi, i governatori Andrew Cuomo a New York e Pat Quinn in Illinois – i cui Stati hanno recentemente legalizzato le unioni civili tra persone dello stesso sesso e i governatori Martin O’Malley e Christine Gregoire, che si stanno adoperando contro la netta opposizione dei vescovi cattolici.
Essendo cattolici impegnati nel ministero pastorale per l’accoglienza di gay e lesbiche e in azioni di sensibilizzazione, siamo consapevoli che molta gente, tra cui cattolici, ritengono che i cattolici non possano disobbedire alle politiche pubbliche della gerarchia ecclesiastica.
Ma non in questo il caso: il Senato dello stato ha votato per legalizzare il matrimonio omosessuale, offrendo una vittoria significativa al movimento dei diritti gay e facendo di New York lo stato più grande che consente tali unioni.
La Chiesa cattolica non è una democrazia, ma non è neppure una dittatura. In teoria, i nostri vescovi dovrebbero sforzarsi di proclamare il sensus fidelium, la fede come viene intesa da tutta la Chiesa. Al momento, tuttavia, i vescovi e la maggioranza della chiesa sono in contrasto.
Un sondaggio pubblicato a settembre (2011) dal Public Religion Research Institute ha rilevato che il 52% dei cattolici sostiene la parità del matrimonio e il 69% sostiene le unioni civili. Queste cifre non sorprendono coloro che hanno familiarità con la tradizione teologica cattolica.
Ad esempio, il pensiero cattolico prescrive di utilizzare le evidenze nel mondo della natura per aiutarci a trarre i nostri giudizi. Molti cattolici hanno riflettuto sulle prove scientifiche che l’omosessualità è una variante naturale della sessualità umana, e comprendono che l’amore lesbico e gay è naturale tanto quanto l’amore eterosessuale.
Per formare le nostre coscienze, i cattolici interrogano anche le Sacre Scritture e la nostra tradizione teologica. Qui, ancora una volta, non vi è il benché minimo motivo per opporsi all’uguaglianza di matrimonio.
La Bibbia ci presenta una struttura coniugale che include la poligamia, il concubinato, la prostituzione nei templi e il levirato (in cui un uomo è obbligato a sposare la vedova di suo fratello.) Gesù contestò la legge mosaica sul divorzio, dicendo che l’uomo non deve separare ciò che Dio ha unito, ma questa massima fu modificata nelle lettere di S. Paolo.
Quando vediamo i molteplici cambiamenti che il matrimonio ha subito nel corso della storia, molti cattolici si chiedono perché i nostri vescovi credano che il matrimonio eterosessuale, nel suo stato attuale del XXI secolo, sia una questione di rivelazione divina.
Coloro che approfondiscono la teologia del matrimonio affronteranno gli scritti di Sant’Agostino di Ippona, che ha classificato ciò che i cristiani hanno chiamato “i beni del matrimonio”, indicati in termini contemporanei, come vita di coppia, impegno, fedeltà e fecondità.
Coppie dello stesso sesso dimostrano tutti questi attributi al pari delle coppie di sesso opposto, a meno che non si definisca la “fecondità”, in maniera limitante, come la capacità di procreare. Eppure molte coppie eterosessuali non possono o scelgono di non procreare, e la Chiesa li sposa comunque.
Più profondamente ci si addentra negli insegnamenti centrali della chiesa, più ci si rende conto che i vescovi non stanno rappresentando la vastità della tradizione cattolica nella loro campagna contro l’uguaglianza del matrimonio. Ciò si riscontra massimamente nel campo della dottrina sociale cattolica.
La giustizia sociale esige che tutti gli uomini siano trattati con dignità, indipendentemente dalla loro condizione sociale o dalle loro convinzioni. Essa sostiene l’importanza dell’accesso a prestazioni sanitarie, la tutela dei bambini, le scelte di una morte dignitosa, e, soprattutto, la promozione di nuclei familiari stabili. La parità normativa del matrimonio sarebbe un vantaggio evidente per le coppie omosessuali e per i loro figli in ciascuno di questi ambiti, ma i vescovi stanno spendendo milioni di dollari per opporvisi.
Nel nostro lavoro all’interno della chiesa, abbiamo incontrato innumerevoli persone che non necessariamente mettono in discussione la dottrina della Chiesa sulla natura del matrimonio sacramentale, ma sostengono serenamente il matrimonio civile per coppie dello stesso sesso.
Alcuni sono preoccupati che i figli di coppie gay e lesbiche soffriranno se i rapporti dei loro genitori non verranno riconosciuti legalmente. Altri hanno un collega, un amico o un familiare che è gay o lesbica e che desiderano proteggere.
E altri ancora, si rendono conto che la loro vita sarebbe molto diversa se i vescovi avessero il potere di trasformare il diritto ecclesiastico in legge di stato – cioè vietando la contraccezione artificiale o rendendo impossibile il risposarsi dopo il divorzio.
Nonostante il ben noto rifiuto parità del matrimonio da parte della gerarchia cattolica, milioni di cattolici, nella pace della propria coscienza, arrivano a conclusioni opposte eppur radicate profondamente negli insegnamenti della nostra fede.
Noi sosteniamo l’uguaglianza del matrimonio, e non dimenticheremo i legislatori e i governatori cattolici che hanno lavorato a favore della giustizia per le coppie di gay e lesbiche.
* Suor Jeannine Gramick è co-fondatrice di New Ways Ministry a Mount Rainier, Francis DeBernardo è il direttore esecutivo del New Ways Ministry, appartenente alla coalizione Equally Blessed.
Testo originale: A Catholic case for same-sex marriage