«Perché la gioia sia piena». Sull’esperienza delle coppie LGBT+ cristiane a Firenze
Testimonianza di Antonio De Caro sul cammino per coppie LGBT+ credenti (Firenze 16-17 settembre 2023)
Cantavamo insieme. Un po’ affaticati, certo, per la grande afa. Ma eravamo contenti di esserci riuniti. Da Roma, Rieti, Firenze, Parma, Asti, Verona. Giovani e meno giovani. Amici da molti anni, o nuovi amici. Cantavamo insieme, un respiro del cuore che ritrova il suo riposo e la sua melodia. Cuori amanti e cuori amati, capaci di dare e attingere consolazione gli uni dagli altri.
Li guardavo, tutte e tutti, mentre cantavamo insieme, e cercavo di decifrare, dai loro occhi sorridenti e stanchi, le storie attraversate, i dolori, le gioie. E ho capito che loro erano e sono i miei fratelli e le mie sorelle, i miei padri e le mie madri, pronti a riversare sugli altri l’energia di chi non smette di cercare nell’amore il senso della vita. Nell’amore e in Dio, che è amore.
Perché, ci ha detto Maria con dolcezza materna, le nostre storie e il nostro amore interessano al nostro Dio: lo commuovono, lo coinvolgono, lo invitano a farsi nostro compagno di strada. Anche lui cantava con noi. Il nostro amore, ci ha suggerito Maria, vive dello stesso amore di Dio, poiché deriva da quella sorgente. E l’amore di Dio ci guida a cercare di più del semplice amore umano, a crescere.
Come, verso dove? «Voglio fargli un aiuto che gli sia simile». Io come mio marito, io come mia moglie: fragile e imperfetto, talvolta orgoglioso, talvolta generoso, con un profondo bisogno di amare e di essere amato. Questo bisogno ci salva, se sappiamo coltivarlo in una quotidiana dedizione all’altr* e al nostro progetto di vita, che sa ridere e piangere, dormire e fare l’amore, gridare e sussurrare.
Stare insieme richiede, certo, pazienza, che però non avrebbe senso se non fosse illuminata dalla speranza di fare del nostro amore e della nostra casa un locus theologicus, un luogo dove dialogare con Dio che ci plasma, ci guarisce, ci rinnova. È un’esperienza che coinvolge tutte le nostre forze, che ci svuota completamente, ma in tal modo realizza in pieno la nostra umanità e la nostra vocazione all’amore.
Abbiamo incontrato il Signore come comunità che prega, ascolta la Parola e celebra il mistero dell’amore riversato su noi. Ma prima di ascoltare la Parola e farla risuonare, abbiamo condiviso le parole delle nostre storie d’amore: il primo incontro, lo stupore, la conquista, la speranza, le tracce (a volte dolorose) del tempo. Le paure, le attese, il sollievo. Stare sotto la croce e aspettare la resurrezione.
Vincere i pregiudizi, abbracciare la propria omosessualità, scegliere di andare a vivere insieme. Essere nudi di fronte all’altro. Affrontare una malattia o un lutto, fare insieme un bilancio della propria vita. E dirsi ancora «io per te ci sono».
In questo modo le vite reali incontrano la Parola, con cui Dio scrive in noi la sua alleanza. Lasciare risuonare questa Parola vuol dire sentirla fluire, diventare parte di noi. La Parola di Dio scrive le nostre vite e le nostre vite la riscrivono, la rendono attuale, in un dialogo incessante che pervade la concretezza delle nostre giornate.
Ecco perché vogliamo testimoniare ed annunciare quello che abbiamo visto con i nostri occhi, ascoltato con le nostre orecchie e toccato con le nostre mani (Gv. 1.1-4). Fare esperienza di Dio è un incontro concreto che ci coinvolge integralmente, che rispetta e onora i nostri linguaggi, anche non verbali.
Il corpo, i sensi, la sessualità diventano esperienze in cui vivere lo slancio della nostra anima che cerca Dio e si fa trovare da lui. Io dico all’amato: abbi cura di me! E l’amato si abbandona a me con lo stesso desiderio. Ed entrambi offriamo questo desiderio al Signore che ci abita e ci visita, e gli chiediamo: abbi cura di noi!
Ma non basta. Questa gioia dell’incontro, che riempie e sublima la nostra umanità, trabocca e cerca gli altri. Lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La fecondità è in questo «anche» ripetuto, che apre e allarga il cerchio. Non possiamo non condividere il valore di questo incontro, che diventa consolazione per gli altri che ci circondano e li esorta alla speranza.
Come quando cantiamo insieme le grandi cose che il Signore ha fatto per noi.
Un grazie speciale a Maria e Paolo, Laura e Alberto, Michela e Corrado, don Giovanni e suor Fabrizia che ci hanno accolti e con il loro amore hanno reso possibile questo meraviglioso eventi di incontro fra di noi e con il Signore.