“Posso benedire le armi ma non i gay”. Parroco svizzero cacciato dal Vescovo
Articolo di Giampaolo Petrucci pubblicato su Adista Notizie del 28 febbraio 2015, pag.14
La decisione del parroco di Bürglen (Canton Uri) di benedire una coppia di donne lesbiche del suo paesino non è andata a genio al vescovo di Coira, Vitus Huonder che, venuto a conoscenza dell’audace gesto di don Wendelin Bucheli, risalente a ottobre scorso, ha pensato di spedirlo dall’altra parte della Svizzera, a Losanna, dove aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale e dove risiederà dopo quattro mesi sabbatici da trascorrere a Gerusalemme. Secondo quanto riporta il domenicale Nzz am Sonntag, che ha diffuso la notizia ripresa dalla stampa italiana l’8 febbraio, il parroco avrebbe ricevuto dalla coppia convivente la richiesta di una particolare benedizione. Richiesta accordata non solo dal parroco, ma dall’intero consiglio pastorale, che lo stesso don Bucheli aveva voluto interpellare per condividere la decisione e per evitare strappi o malumori nella comunità. Nonostante ciò, il vescovo ha pensato bene di annunciare il “licenziamento” del parroco dalla diocesi di Coira, chiedendogli inoltre di dimettersi per aver disobbedito alla dottrina cattolica. Ora, a decidere sul futuro del parroco sarà la Conferenza episcopale elvetica. La ritorsione del vescovo ha colpito il parroco, che ha respinto la richiesta di dimissioni e ha annunciato di non voler abbandonare il Canton Uri. Al suo fianco si sono schierate una dozzina di associazioni cattoliche svizzere e lo stesso consiglio pastorale parrocchiale che ha chiesto un incontro con la diocesi per forzare un dietrofront del vescovo.
«Oggi vengono benedetti animali, automobili e persino armi, perché non dovrebbe essere benedetta anche una coppia che vuole percorrere il suo cammino insieme a Dio?», ha commentato amaro il parroco. Dopo aver chiesto scusa a tutti quei fedeli che sono rimasti spiazzati da un gesto forse poco discreto, il parroco ha ribadito di aver agito ispirato dal Vangelo, che gli impone di occuparsi principalmente dei più deboli ed emarginati (Neue Urner Zeitung, 11/2).
In molti tra i media che si sono occupati del caso Bürglen hanno sottolineato la palese incongruenza tra la sanzione inflessibile del vescovo ultraconservatore e il comportamento di papa Francesco, che ha voluto lanciare un messaggio di accoglienza invitando in Vaticano un ex transessuale, ora uomo. D’altronde Vitus Huonder è più volte balzato agli onori della cronaca per le sue posizioni intransigenti, che lo hanno visto protagonista di affermazioni particolarmente omofobe e discriminatorie, anche nei confronti dei divorziati e di quanti usano contraccettivi. Posizioni che, insieme al suo atteggiamento dispotico, hanno spesso posto il vescovo in conflitto con il clero e con i fedeli della diocesi.
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I “precedenti”
A fine 2007 – fresco di nomina e già contestato dalla base cattolica per la sua fama di accentratore e intransigente tradizionalista – Huonder proibì ai fedeli laici di pronunciare omelie pubbliche, ridimensionando soprattutto il ruolo delle donne nella sua diocesi e interrompendo, tra mille polemiche, una prassi ormai consolidata per far fronte alla carenza di parroci (v. Adista Notizie nn. 11 e 21/08). Nel 2010, poi, la nomina a vescovi ausiliari del conservatore Marian Eleganti e dell’opusdeista Martin Grichting provocò una grande frattura tra il vescovo e i vertici ecclesiastici locali, determinando addirittura le dimissioni di alcuni di loro e accentuando il carattere autoritario e accentratore della gestione diocesana (v. Adista Notizie n. 21/11).
Ancora, nel 2012 Huonder fu tra quei tre vescovi che chiusero la porta in faccia ai firmatari dell’appello “Iniziativa delle parrocchie” (oltre 400 tra preti, religiosi, religiose e laici impegnati nella pastorale), i quali chiedevano alla Chiesa svizzera maggior coinvolgimento dei laici e delle donne nelle celebrazioni, condivisione dell’eucaristia con i protestanti, comunione e benedizione ai divorziati risposati, pieno riconoscimento dei credenti omosessuali, diritto di pronunciare l’omelia e altre parti della preghiera eucaristica (v. Adista Notizie n. 39/12).
Solo, isolato dalla Chiesa locale e circondato da pochissimi e selezionati fedeli, il vescovo ha potuto agire indisturbato in tutti questi anni – ignorando le proteste del clero, dei fedeli, di larga parte della politica locale e superando impassibile le molteplici manifestazioni e richieste di dimissioni – anche grazie al sostegno di Ratzinger e della Segreteria di Stato, che in più occasioni ha difeso e premiato l’opera del vescovo in difesa della Tradizione.