Prostituta, apostola, trans. La Maddalena reinventata
Articolo di Andrea Nicolotti pubblicato su La Lettura, supplemento del Corriere della Sera del 31 dicembre 2017, pag.11
Per quasi due secoli centinaia di donne irlandesi, recluse all’interno delle case di correzione «Magdalene», sono state educate a seguire l’esempio di Maria Maddalena, la santa prostituta che si era pentita. Chissà che cosa penserebbero oggi se venissero a sapere che la loro santa non era affatto una prostituta. Perché questo è uno dei tanti errori frutto di una secolare ed enorme rielaborazione postuma di un personaggio evangelico, a tratti sfuggente, la cui figura con il passar del tempo si è caricata di valenze sempre nuove.
Nelle lettere di Paolo, che sono i più antichi scritti protocristiani, della Maddalena non si parla. Compare per la prima volta nel Vangelo di Marco fra le donne che assistono alla crocifissione e alla sepoltura di Gesù e poi, alla domenica, si recano al sepolcro trovandolo vuoto. Soltanto più tardi, nei Vangeli di Matteo e Giovanni e nel cosiddetto finale lungo di Marco, Maria di Màgdala è presentata come la destinataria della prima apparizione del risorto. Luca aggiunge che era stata un’ossessa, liberata da Gesù dai sette demoni che la possedevano. Giovanni fa di lei non soltanto la prima e unica testimone del Cristo risorto, ma anche l’apostola del suo messaggio. Un accrescimento di importanza che continuerà negli anni a venire, nei testi apocrifi: c’è chi sovrapporrà la figura della Maddalena a quella di Maria madre di Gesù; chi la metterà a capo di un gruppo di vergini missionarie; chi la identificherà con una peccatrice anonima che, come narra l’evangelista Luca, aveva unto i piedi di Gesù con olio profumato e li aveva asciugati con i propri capelli. In quello stesso olio, racconta una delle più bizzarre leggende, un tempo era stato immerso il cordone ombelicale di Cristo.
Nella letteratura gnostica la Maddalena è la compagna spirituale, testimone intima del Salvatore. Gesù la baciava spesso, dice il Vangelo di Filippo: non con baci sensuali, ma per trasmetterle nutrimento spirituale. Nel Vangelo di Tommaso si preconizza la sua trasformazione da femmina in maschio, dove il femminile è metafora del mondo materiale e il maschile di quello spirituale. Ma talvolta in questi scritti dietro alle metafore si nascondono necessità pratiche: il conflitto con l’apostolo Pietro, avversario misogino, lascia intravedere lo scontro fra correnti cristiane in competizione, mentre i ruoli attribuiti da Gesù alla Maddalena in questi Vangeli servivano anche come argomento per definire quali ruoli fossero accessibili alle donne all’interno della Chiesa. Poteva sembrare strano che il messaggio di grazia del Gesù risorto fosse stato recato ai discepoli per bocca di una donna. Ma così doveva essere, spiegò Ambrogio di Milano, per redimere il peccato di un’altra donna, Eva, colpevole di aver recato ad Adamo il messaggio del male. La Maddalena ben si prestava alle interpretazioni allegoriche: novella Eva, ma anche, secondo le occasioni, simbolo dell’umanità femminile, della Chiesa, dei pagani o della sinagoga.
Fin dal III secolo ci sono avvisaglie di un processo di fusione di tre personaggi evangelici in uno solo: Maria Maddalena è identificata con la peccatrice anonima di Luca che aveva unto i piedi di Gesù in Galilea e con Maria di Betania, un’altra donna che in Giudea aveva compiuto il medesimo gesto. Quando papa Gregorio Magno nel 591 avalla questa erronea sovrapposizione, in Occidente la Maddalena diventa definitivamente la quintessenza della peccatrice pentita e redenta. E da «peccatrice» a «prostituta» il passo fu breve. Un’iconografia tradizionale della donna in abiti eremitici, con i capelli lunghi e incolti e un vasetto di balsamo nelle mani, denuncia la sovrapposizione con un ulteriore quarto personaggio, l’eremita ex prostituta santa Maria Egiziaca.
Una leggenda medievale farà giungere la Maddalena in Provenza su una nave senza vele e senza remi. Saint-Maximin e Vézelay si disputeranno il possesso delle sue reliquie che, fino ad allora, tutti avevano considerato sepolte in Oriente. D’altra parte la santa ancor oggi è oggetto di rivendicazione da parte dei gruppi più disparati: l’esegesi femminista la chiama in causa per liberare gli studi biblici dall’egemonia maschile; la critica postcoloniale vede in lei un esempio di donna soggiogata dal colonialismo romano; i Mormoni l’hanno considerata la moglie di Gesù, mentre il movimento islamico degli Ahmadiyya l’ha dipinta come un’amata respinta. New Age e neognosticismo hanno ispirato redditizie rivisitazioni librarie e cinematografiche che, mescolando testi apocrifi, leggende medievali, sacro Graal, società segrete e invenzioni moderne, formano un pastrocchio romanzesco dove non c’è più distinzione fra storia e fantasia.
È annunciata a breve l’uscita di una nuova pellicola diretta da Garth Davis dal titolo Maria Maddalena, in essa il ruolo della donna si annuncia assai più eminente rispetto a quello raccontato dai Vangeli canonici, ed è messo in scena il tema del conflitto tra Pietro e Maria, proprio come emerge da qualche apocrifo. Nel frattempo il lettore interessato a una ricostruzione storica esaustiva può approfittare di una raccolta di studi curata da Edmondo Lupieri, Una sposa per Gesù (Carocci, 2017), dove c’è anche spazio per un appassionato capitolo scritto da una teologa ex prostituta. Per lei l’attuale consapevolezza che la Maddalena non fosse una meretrice ha cagionato un danno, più che un beneficio: private della loro santa, infatti, d’ora in poi le prostitute a chi potranno rivolgersi?