Questioni di cuore. Quando lui, dopo trent’anni con lei, sceglie un altro
Lettera inviata a Natalia Aspesi, Il Venerdì di Repubblica, 17 febbraio 2006, p.115
Ero in prima fila al primo spettacolo del primo giorno di programmazione di I segreti di Brokeback Mountain.
Lei lo consigliava a una lettrice che sembravo io, la sua storia era uguale alla mia: lui lascia la moglie per un altro, nel mio caso più giovane di me, ma credo che non faccia differenza.
Il film mi è piaciuto, le storie d’amore mi prendono sempre, e c’è una frase per me emblematica, quella che il protagonista dice alla moglie, «tu non puoi capire».
E vero, non si può. Non si può capire perché si lascia alle spalle tutta una vita, dei figli, nel mio caso grandi e piccoli, una casa, una donna innamorata, per seguire lui, un lui con il quale non c’è competizione, contro il quale non avrò mai abbastanza fantasia erotica per trattenere l’uomo che per trent’anni è stato al mio fianco, col quale ho costruito tante cose, a cui ho dedicato la vita.
Se ne sta andando con lui: non so se impazzire o ridere o piangere, disperatamente cercando di capire qualcosa che «non posso capire».
Chi è, chi è stato quando mi amava, i suoi figli contano o no? Vorrei che morisse lo maledico, e poi? Sarebbe stato diverso se fosse stata una donna?
Forse avrei potuto combattere, cercare di riconquistarlo, ma così non posso fare niente, la mia disperazione sbatte contro un muro di gomma e tutto mi ritorna contro.
«Devi superare per i figli». E vero, loro non sanno. Dovrò dirglielo? La sua vita sarà così discreta da poter nascondere qualcosa di così grande? Non credo.
Allora perché fare dei figli, sposare una donna? C’è una risposta? Il mio analista ancora non sa farmela trovare. Io, logica, pratica, piena di vitalità e casinara, mi sento una larva, spenta e moribonda.
Lettera non firmata (Roma)
La risposta…
Suo marito l’ha sposata e ha vissuto con lei tanti anni perché l’amava: ha avuto da lei dei figli perché desiderava averli, voleva una famiglia, ed era sicuro che gli sarebbe bastato.
Invece è accaduto qualcosa di inimmaginabile, o forse di solo temuto ed evitato, sino a quel momento.
Alle sue domande stupite e addolorate, non ci sono risposte: io penso comunque che per quanto sia sconvolgente e irresistibile, soprattutto a una certa età, la scoperta di una nuova passione, dovrebbe esistere ancora la capacità di rinunciare, di sacrificare i proprio desideri al dovere di una responsabilità che mettendo su famiglia ci si è assunti.
I diritti oggi hanno superato i doveri, e forse è arrivato il momento di rivalutare certi valori, come tenere fede a un impegno, a costo di grandi rinunce.
D’altra parte ci sono voci dell’anima e del corpo che assordano e sovrastano tutto il resto: in più, anche se suo marito rinunciasse ad andarsene col giovane compagno, non credo che lei riuscirebbe a riprendere la vita di sempre.
Quanto ai figli, penso che non spetti a lei dirglielo, ammesso che almeno quello, quelli grandi, non l’abbiano già capito.
Tocca al padre, o a voi due insieme, parlarne, perché sarebbe grave che lo venissero a sapere da pettegolezzi, risatine, insinuazioni.
Sarebbe suo diritto mostrare la sua disperazione a loro, ma sarà suo dovere fare di tutto perché almeno loro ne soffrano il meno possibile.
Natalia Aspesi