A Santuario l’accoglienza si fa casa. Un rifugio per gli indigeni trans della Colombia
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Articolo pubblicato sul Blog Los Mejores gay blogs (America del Sud) il 22 ottobre 2019, liberamente tradotto da Innocenzo
Alcuni anni fa, Samantha aveva un nome, un taglio di capelli e degli abiti da uomo. Ed è stato trattato come un uomo nella comunità Embera, che è maggioranza etnica nella Colombia occidentale, fino a quando un giorno non disse che si sentiva donna.
Allora è dovuta scappare perché l’avrebbero uccisa. “La mia famiglia mi ha detto che se fossi diventata [una donna] sarebbe stato meglio se mi fossi uccisa. Per loro sarebbe stato meglio vedermi morta. A 13 anni me ne sono andata”, dice Samantha, che ora ha 27 anni.
“Dopo aver girovagato per alcuni villaggi, sono arrivata a Santuario. Qui ho conosciuto un piantatore di caffè e sono stata sempre trattata bene nella sua fattoria.”
La casa in cui vive e balla è stretta tra le montagne che circondano Santuario, un comune colombiano – situato a circa 350 chilometri a ovest di Bogotá (Colombia), da cui partono le infinite linee simmetriche delle piantagioni di caffè, che si stendono a perdita d’occhio.
Alcuni anni fa, anche altre tre donne – Yorladis, Marcela, Bella – che avevano nomi, taglio di capelli e abiti da uomo e venivano trattate come uomini, sono dovute fuggire dalle loro comunità per poter vivere e ballare come delle donne. E dopo un lungo pellegrinaggio attraverso strade, ponti e sentieri sono giunte a Santuario.
Samantha aprì le porte della fattoria e convinse il suo capo a lasciarli vivere con lei.
Testo originale: SANTUARIO, pueblo en Colombia refugio de las indígenas transgénero