Se mio figlio fosse gay questo è il genitore che vorrei essere per lui
Lettera aperta* di John Pavlovitz** pubblicata sul blog della PFLAG, Associazione parenti e amici di persone omosessuali (Stati Uniti), il 17 settembre 2014, libera traduzione di Viviana Iacono
A volte mi chiedo se avrò un figlio gay.
Non sono sicuro che altri genitori si pongano questo tipo di domanda, ma io lo faccio; anche spesso.
Forse perché ci sono tante persone gay nella mia famiglia e nel mio giro di amicizie. È nei miei geni e nella mia “comunità”.
Forse perché, in quanto pastore che lavora con gli studenti ho visto e sentito storie orribili di ragazzi cristiani, sia dichiarati che non, che vorrebbero essere parte della Chiesa.
Forse perché, in quanto cristiano, interagisco con tante persone che considerano l’omosessualità la cosa più repellente che si possa immaginare, e che non mancano di sottolinearlo in ogni possibile occasione.
Per qualsiasi ragione, è qualcosa che valuto frequentemente. Come pastore e come genitore, volevo fare delle promesse a te ed ai miei due figli…
1) Se avessi dei figli gay, lo sapreste.
I miei figli non saranno il miglior segreto di famiglia.
Non sarò elusivo nelle discussioni con gli altri. Non userò codici o un linguaggio vago. Non cercherò di gettare fumo negli occhi, e non mi limiterò per non urtare i sentimenti dei più anziani, di quelli che possono offendersi o che non si sentono a proprio agio con l’omosessualità.
L’infanzia è già difficile di per sé, molti ragazzi gay vivono sentendosi orribilmente, atrocemente a disagio. Non metterò i miei figli nella condizione di sopportare una sofferenza simile, solo per rendere la cena del Ringraziamento più piacevole per un cugino di terzo grado con problemi nei confronti dell’omosessualità.
Se i miei figli dovessero fare coming out, faremmo coming out come famiglia.
2) Se avessi dei figli gay, pregherei per loro.
Non pregherei affinché diventino “normali”. Ho vissuto abbastanza per sapere che se i miei figli fossero gay, questa sarebbe la loro normalità. Non pregherei Dio per curarli, cambiarli, o correggerli. Pregherei Dio affinché li protegga dall’ignoranza, dall’odio e dalla violenza che il mondo può riservare loro, soltanto per quello che sono.
Pregherei affinché Lui li protegga da quelli che li disprezzano e gli fanno del male; da chi dice che andranno all’inferno e li costringe a vivere nell’inferno, senza nemmeno conoscerli.
Pregherei affinché si godano la vita, affinché ridano, sognino e si emozionino, perdonino, e che amino Dio e l’umanità.
Soprattutto, pregherei affinché i miei figli non subiscano il trattamento, contrario al volere di Dio, che potrebbero ricevere dai Suoi figli che, sbagliando, vorrebbero convertirli in Suo nome.
3) Se avessi dei figli gay, li amerei.
Non parlo di un amore formale, tollerante che rimane a distanza. Sarebbe un amore straordinario, a cuore aperto, irriducibile, lauto, un amore che potrebbe imbarazzarli nella caffetteria della scuola.
Non li amerei a prescindere dal loro orientamento sessuale, ma li amerei proprio per questo. Li amerei semplicemente perché sono dolci, divertenti, affettuosi, svegli, gentili, testardi, imperfetti, originali, belli… e miei.
Se i miei figli fossero gay, potrebbero dubitare di milioni di cose su di loro e sul mondo, ma non dovranno mai dubitare nemmeno per un secondo che loro padre sia pazzo di loro.
4) Se avessi dei figli gay, di fatto, avrei già dei figli gay.
Se i miei figli dovessero essere gay, beh di fatto già lo sono.
Dio li ha creati e ha impiantato il seme di quello che sono dentro di loro.
Il Salmo 139 dice che Lui “li ha cuciti insieme nel grembo materno”.
Quella sostanza incredibilmente complessa che li rende unici; un’anima unica al mondo è già stata predisposta dentro le loro cellule.
E per questo, non c’è una data precisa per loro sessualità che la loro madre o io dobbiamo aspettare. Non credo che ci sia una fantomatica data di scadenza dal momento in cui lei ed io avremo necessità di fare o dire qualcosa, o pregare in modo da farli tornare “ad essere etero”, o, d’altra parte, la data in cui li perderemo per sempre.
Oggi sono semplicemente la versione giovane di quello che saranno, ed oggi sono terribilmente fantastici.
Immagino che molti di voi si sentiranno offesi da tutto ciò. Soprattutto se siete di quelle persone religiose che trovano disgustoso anche solo l’argomento.
Immagino che appena letto quello che ho scritto, abbiate storto il naso, o provato disgusto, o abbiate cercato delle Scritture da mandarmi, o abbiate cominciato a pregare affinché mi penta, o abbiate deciso di non essere più miei amici, o scrivermi che sono un peccatore, un eretico… ma con tutto il rispetto di cui sono capace, non mi interessa.
Questo non riguarda voi. Riguarda qualcosa di molto più grande di voi. Voi non siete quelli che ho aspettato per nove mesi senza respiro.
Voi non siete quelli per i quali ho pianto di gioia quando sono nati.
Voi non siete quelli che ho lavato, ai quali ho fatto da mangiare e ai quali ho cantato centinaia di ninnananne per farli addormentare nel cuore della notte.
Voi non siete quelli ai quali ho insegnato ad andare in bicicletta, ai quali ho baciato le ginocchia sbucciate, ai quali ho stretto la mano tremante, mentre mettevano i punti.
Voi non siete quelli di cui amo sentire l’odore, il cui volto sorride quando torno a casa la sera, le cui risate sono musica per il mio animo stanco.
Voi non siete quelli che danno significato ai miei giorni, e che adoro più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Voi non siete quelli con i quali spero fortemente di essere quando esalerò gli ultimi respiri su questo pianeta, con cui ricordo grato una vita di tesori condivisi, e con cui morire nella consapevolezza di aver amato al meglio.
Se voi siete dei genitori, non so cosa rispondervi se doveste scoprire che i vostri figli sono gay, ma prego affinché possiate considerarne la possibilità.
Un giorno, a discapito di come pensate siano i vostri figli o di come vi siate comportati da genitori, vi potrà capitare di dover rispondere ad un bambino spaventato, sofferente, il cui cuore, la cui serenità, identità, accettazione saranno nelle vostre mani in un modo che nemmeno potete immaginare… e dovrete rispondere.
Se quel giorno dovesse arrivare per me, se i miei figli dovessero fare coming out, questo è il tipo di Padre che spero di essere per loro.
* Nota: la parola gay utilizzata in questo post, si riferisce a tutte quelle persone che si identificano come LGBTQ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender o incerti). Mi rendo sicuramente conto e rispetto le distinzioni e le differenze, è semplicemente la parola che comunica in maniera diretta e facilmente ciò che intendo all’interno di questo contesto. Era la più chiara e il modo migliore di riferirmi a persone che non sono eterosessuali utilizzando un termine di uso comune che potesse facilmente compreso dal lettore. Spero che il mio stato d’animo verso la comunità LGBTQ sia ancora chiaro in questo scritto.
** Questa bellissima lettera è stata ripubblicata con il permesso dell’autore, John Pavlovitz, che l’ha inizialmente condivisa sul suo blog, johnpavlovitz.com. Grazie John…
Testo originale: Sometimes I wonder if I’ll have gay children