Sinodo sulla famiglia. Le associazioni LGBT francesi si rammaricano per la freddezza della chiesa
Articolo pubblicato sul sito di Tétu (Francia) il 20 ottobre 2014, libera traduzione di Marco Galvagno
Il sinodo dei vescovi sulla famiglia ha premesso di “parlare della realtà degli omosessuali credenti”, ma è veramente un “peccato che non si sia giunti ad un accordo sull’accoglienza da riservare loro”, hanno dichiarato i portavoce delle associazioni (francesi) LGBT.
“E’ comunque positivo che le nostre realtà siano state nominate”, ha dichiarato all’agenzia France Presse Elizabeth Saint Gully, vicepresidente del David e Jonathan, movimento degli omosessuali cristiani (Francesi). “Anche se il testo (ndr sugli omosessuali) non è stato approvato ed è veramente un peccato, il dibattito all’interno della chiesa continuerà”.
“I gay dei paesi africani o dell’Europa dell’Est continuano a subire violenze, a volte incoraggiate dalle chiese stesse. E’ urgente perciò che il Vaticano prenda posizione contro le violenze omofobe”, ha continuato la militante, che ha sostenuto di essere “delusa, ma non sorpresa” dalle conclusioni del sinodo.
“Vogliamo che tutti gli attori sociali, chiese comprese, riconoscano la realtà della nostra esistenza e le nostre famiglie. E’ un peccato che la chiesa cattolica non lo faccia”, ha dichiarato Thomas Linard portavoce delle associazioni GLBT (francesi) incaricato per la famiglia. “Ci rammarichiamo, ma riguarda solo la chiesa e la chiesa da sola”, ha aggiunto.
Il sinodo dei vescovi sulla famiglia convocato da Papa Francesco ha approvato un rapporto finale di 62 paragrafi dei quali tre non sono stati approvati dalla maggioranza qualificata. Due riguardano i divorziati risposati, il terzo l’accoglienza degli omosessuali.
Il testo che non è stato adottato, poneva il principio di un’accoglienza nel rispetto e nella delicatezza per gli omosessuali, pur respingendo le analogie anche remote tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia.
Testo originale: Synode sur la famille: les associations LGBT regrettent la frilosité de l’Eglise