Sono prete, religioso e gay. Sono stanco di vivere la solitudine
Email invitaci da fra Alessio risponde fra Roberto
Ciao a ciascuno della redazione, sono Alessio, prete, religioso e gay, di 42 anni, e non ho mai avuto storie se non da questi ultimi 3 anni qualche innamoramento, che mi ha fatto tanto, tanto male per la non reciprocità, dopo un primo tempo che sembrava invece esserci… per allontanarmi da questa ultima persona di cui mi ero innamorato ho anche chiesto il cambiamento di comunità perché stavo troppo male.
In questo momento sono proprio indurito, arrabbiato e stanco di vivere la solitudine, prego tanto lo Spirito, cerco di farmi vicino alle persone che vivono la solitudine per handicap, o disagio, per ascoltarle, sto in mezzo ai ragazzi e ai giovani all’oratorio tutti i pomeriggi e sere… appartengo a Gesù e lo ripeto ad ogni consacrazione in ogni Messa…
Ma vorrei avere al fianco una persona di cui prendermi cura e da cui sentirmi amato, ben voluto per quello che sono, con una intesa totale… è proprio impossibile? eh sì… sono sacerdote, e religioso, davvero mi sento però in una pentola chiusa…e non mi sento amato, apprezzato per quello che sono, mi sento stimato da alcune persone giovani e adulti, educatori, con cui collaboro che mi sono vicino, ma non sanno, loro non mi apprezzano per quello che sono fino in fondo… mi apprezzando perché so ascoltare, so collaborare, cerco di essere positivo, sorrido come modo mio di donare, ma nessuno di loro sa.
Di me parlo con una mia guida spirituale, una bella persona, una consacrata, ma effettivamente non ne esco fuori dal fatto di aver donato a Gesù la mia castità e dal voler nello stesso tempo stringere la mia vita a un altro uomo come me… Pregate per me…e se avete qualche consiglio, lo aspetto con fiducia. Scusate lo sfogo ma credo venuto il tempo di dare una svolta… prego per ciascuno di voi, per il bel servizio che offrite con questo portale, ogni bene dal Cielo per ciascuno di voi, ciao, notte santa.
fra Alessio
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La risposta…
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Frate Alessio carissimo, la tua lettera è breve ma, al contrario di tante altre, raccoglie una serie di problematiche che investono direttamente non solo la dimensione omosessuale della vita di molti, ma anche e soprattutto la dimensione omosessuale vista all’interno delle “quattro mura” della vita religiosa. Premetto che e ho già accennato ad alcune delle problematiche che accusi nelle mie risposte ad alcune lettera a Gionata, (vedi per esempio la mia risposta alla lettera di Roberto e a quella di fr. Antonio). La tua lettera mi da, però, la possibilità di fare alcune riflessioni che reputo un dono per me. Ma come al solito preferisco prima sintetizzare la tua.
Sei un religioso che ci crede ancora e tanto…… hai 42 anni……. senti il bisogno di un uomo che ti stia accanto, compagno di vita….non lo trovi, o meglio lo trovi ma il rapporto diventa unilaterale….. dai l’amore che non ricevi a chi come te è povero di amore….. tutti ti apprezzano ma nessuno ti ama di quell’amore che potrebbe riempire la tua vita religiosa e umana….. e (aggiungo io) chi ti ama ti ama perché non chiedi corrispettivo; ma se lo sapessero?…. non sai come uscirne da questa “pentola chiusa”.
Ed ecco le mie riflessioni. Il primo consiglio-riflessione che ti propongo è quello di “crederci ancora, crederci sempre… ” non ridurti a maledire il giorno in cui, come tu scrivi, hai “donato a Gesù la tua castità”.
Questa purtroppo è spesso la condizione della maggior parte degli/delle omosessuali che scoprono il dolore della loro solitudine, riprendono in mano la loro scelta e….via… alle ortiche…. che Dio è questo che mi chiede tutto e poi mi abbandona quando non reggo più i ritmi del Suo solo Amore? Dunque….”Rimani saldo nella fede” e continua a tener fede alle tue promesse e alla tua scelta. Perché quel Dio che ti ha scelto non ti lascerà solo e “se anche tua madre ti abbandonasse, io non ti abbandonerò… dice il Signore”.
Scrivi ancora: “sono proprio indurito, arrabbiato e stanco di vivere la solitudine”. A questo punto io credo che bisogna analizzare due possibilità che forse neanche si oppongono l’una all’altra: considerare cioè la possibilità che Dio ti abbia chiamato alla castità per essere il tuo unico compagno.
In questo caso la tua durezza, rabbia e stanchezza sarebbe frutto della delusione di un ulteriore abbandono: quello di Dio che non ti è più compagno fedele ma ti lascia solo a camminare sulla sabbia arida del deserto del tuo cuore.
Questa, Alessio carissimo, e lo sai, è la prova dei santi, di quelli cioè chiamati a vivere l’unione perfetta con Cristo, un’unione sponsale. E in questo caso hai bisogno di “essere accompagnato” in questo buio pesto da qualcuno che abbia almeno una lampadina, ma meglio se ha una grande luce interiore.
L’altra possibilità è invece che il Signore decide di amarti, ma non più attraverso la solitudine della sua invisibilità, ma attraverso la visibilità di un altro, chiamato a essere per te l’altra metà che ti completi, ti riempia, ti dia il gas per riaccendere l’amore. In questo caso “l’altro” è anch’egli mandato da Dio ma, con i suoi tempi.
Naturalmente quello che ti metto davanti è un cammino di fede, perché la soluzione più immediatamente e umanamente attuabile sarebbe che tu lasci la vita religiosa e ti metti alla ricerca dell’altro (il tuo percorso allora, se veramente la tua è una vocazione religiosa, è illuminato dalle tue scelte e non più da quelle di Dio). Questa ultima possibilità è quella maggiormente percorsa, ma non sempre la più fortunata, anzi quasi mai, almeno nell’esperienza di ascolto che ho fatto e faccio.
C’è un nodo da sciogliere in quello che ti ho scritto, e cioè come possa essere compatibile la scelta (o la chiamata) alla castità con la scelta (o la chiamata) all’amore esclusivo, totale verso un altro? Ho detto più volte che la radice di ogni percorso di fede può e deve avere come punto di partenza la Parola di Dio, ma così come parla a noi. Tu sei uno che prega. Allora…. dai…. buttati in un’esperienza di preghiera nella fede alla Parola. Incarna la Parola. Fatti “portare” dalla Parola, perché la Parola è guida efficace.
Forse la prima parola che la Parola ti dirà è che “sei crocifisso”…questo è il tuo tempo di passione, ma se questo supplizio della Croce è ancora unito a Cristo….. con Lui anche risorgerai.
Non temere i tuoi quaranta anni. Non temere se finora non hai trovato chi è stato pensato da Dio come tuo complementare. Non temere se non accadrà nulla oggi o domani. Non temere! Chiudo con due “repetita”. Leggi Atti degli Apostoli, il cap. 2 da 42 alla fine. E’ il ritratto della perfezione della vita evangelica e quindi anche della vita religiosa (almeno di base).
Cerca qualcuno munito di adeguata lampada alimentata dalla fede e dal buon senso (perché la fede esagerata e squilibrata perde il suo fondamento ontologico) e… parti di nuovo…. come il giorno in cui “donando la tua castità a Gesù” tutto ti sembrò facile, possibile, ricco di promesse di felicità. E soprattutto fà del biblico “non temere” il tuo stendardo di battaglia. Noi di Gionata penseremo a rimuovere con la nostra preghiera tutti i sassolini sotto i tuoi piedi e… veglieremo su di te… ”come una mamma veglia sul suo figlio piccolino” (san Francesco di Assisi)
Il Signore ti doni la Sua pace