Sono un seminarista alle prese con la scoperta della sua omosessualità
Email inviata da Luigi, risponde un volontario del Progetto Gionata
Sono un seminarista laureato in teologia, in attesa di ordinazione. Sono vergine e da poco vivo affettivamente in un cammino fatto di preghiera personale, senza l’aiuto di nessuno. Ho aiutato vari ragazzi gay ad avvicinarsi al Signore, è stata un esperienza stupenda. Ma questo mi ha lasciato il vuoto dentro, perché anche io vorrei un compagno con cui condividere le mie emozioni, idee e con cui camminare per lavorare insieme in questa prospettiva.
Purtroppo il mondo gay è fatto di promiscuità e io non so se questo si concili con la mia vocazione, non la promiscuità, ma il desiderio di esperienza affettiva omofila. Tanti confratelli vivono nell’ombra, alcuni di loro son santi preti, ma non è bello che se non dai scandalo non succede niente. Se sanno qualcosa ti radiano. Ad esempio nella mia diocesi del meridione, piccola e ancorata alla tradizione, se sanno che Vi sto scrivendo mi lincerebbero e radierebbero.
Sono molto portato per lo studio e la riflessione teologica, vorrei crescere insieme con voi per un cammino di fede e di condivisione ecumenica di ciò in cui credete per essere aggiornato su come vivere la sessualità in modo maturo e cristiano. Per non cadere in una sorta di contraddizione come persona.
Insomma vorrei essere un buon prete, ma anche una persona che ami qualcuno e condivida con lui l’amore per CRISTO, centro della mia vita che mi ama così come sono.
Vi prego non lasciateci soli, aiutateci. La solitudine è la tentazione più atroce in questi momenti e si rischiano di far delle cavolate che sono contrarie ai tuoi valori e che mandano all’aria il cammino vocazionale nelle cui motivazioni credo. Divento prete per cambiare la chiesa dal di dentro e per portare la grazia di Cristo a persone emarginate e sole come i gay, i divorziati, le ragazze madri.
Attendo una vostra risposta e vi abbraccio nel Signore., pregando per voi e per l’opera di evangelico aiuto, di autentica testimonianza, di unità, carità e fede!
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La risposta…
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Ciao Luigi,
sono uno dei volontari del progetto Gionata. Ho letto la tua lunga email, molto complessa e ricca di spunti. A me ha suscitato un po di ricordi. Mi ha ricordato quando, una decina di anni fa, decisi di entrare in seminario e feci tutti i passi necessari.
Sapevo di essere gay ma non lo consideravo un ostacolo ma poi, grazie a un consigliere spirituale assai in gamba capii che non era la mia strada. Ricordo che ciò che mi fece riflettere fu una sua frase che, all’epoca, mi fece molto arrabbiare, ma che solo oggi capisco pienamente e che fu l’inizio del mio cambiamento.
Mi disse che se sentivo di non aver nulla (vita affettiva, lavoro, etc…) e pensavo di trovarlo diventando prete era meglio non diventarlo. Se invece avevo tutto e non mi bastava e anzi sentivo più forte la mia vocazione, allora era la mia strada. Puoi immaginare tu dove io mi trovavo, tra queste due strade…
Ti dico questo perché anche nelle tue parole sento un vuoto, una mancanza e mi chiedo se ha senso riempire un vuoto con una scelta che, in queste condizioni, rischia di trasformarsi in una gabbia.
In questi anni ho conosciuto troppi preti gay che, prigionieri del loro ruolo, si barcamenavano tra il desiderio di un amore coniugale impossibile e i limiti del loro stato. Tra storie affettive difficili, clandestine, vissute con sofferenza, e carriere ecclesiastiche impeccabili.
Ricordo che il mio padre spirituale ,mentre gli gridavo tutto il mio dolore e la mia rabbia quando scoprii di non riuscire a fare la scelta che mi ero posto come obbiettivo, mi guardò negli occhi con dolcezza e mi disse “Dio non ci chiama a essere sacerdoti, ma prima di tutto ci vuole uomini completi”.
Questo è stato il mio cammino in questi anni. Sono stati anni duri ma intensi in cui ho cercato, pian piano, di superare le mie paure, di capire cosa volevo, in cui ho faticosamente percorso le strade del mondo cercando di costruire una vita affettiva, serena e matura.
Nella tua lettera parli di tante cose, ma mi chiedo se conosci davvero quel mondo gay di cui parli. Ti assicuro che non è tutto locali e chat ma è fatto sopratutto di persone vive e in cammino. Come Paolo che, stanco di dover sempre mentire, ha rivelato recentemente ai suoi genitori che è gay, come di Marco che cerca la sua prima storia d’amore ma è ancora troppo spaventato, di Chiara che si è innamorata ma non sa come dirlo alla sua migliore amica.
Sono queste alcune delle persone che incontro ogni giorno, con cui discuto, prego e a volte litigo. Certo sono gay e lesbiche, ma prima di tutto sono persone, con cui condivido il mio cammino.
Ma non voglio annoiarti oltre ma secondo me, e il mio giudizio è fallace come quello di chiunque altro, forse hai bisogno di conoscere meglio quel mondo di cui, su Gionata, hai visto dei frammenti e solo dopo potrai decidere cosa fare.
Forse più che discutere con i volontari virtuali di Gionata, sparsi in tanti luoghi virtuali, ti consiglio di farti coraggio e di prendere contatto con qualche gruppo di gay cristiani della tua zona. E se questa cosa non si potesse fare potremmo segnalarti alcune persone con cui aprire un dialogo, anche a distanza.
Ma ricorda Luigi, le risposte che cerchi non le troverai in rete, ma solo vivendo ciò che il tuo cuore ti suggerisce. Spero di non essere stato troppo duro. Se l’ho fatto è perché ti voglio felice.